mercoledì 31 dicembre 2008

Fanno un deserto e lo chiamano pace



Quello in corso a Gaza è un massacro, non un bombardamento, è' un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice.

Abbiamo ricevuto la testimonianza di Vittorio Arrigoni, pacifista italiano, presente a Gaza:

Avete presente Gaza? Ogni casa è arroccata sull’altra, ogni edificio è posato sull'altro, Gaza è il posto al mondo a più alta densità abitativa, per cui se bombardi a diecimila metri di altezza è inevitabile che compi una strage di civili. Ne sei coscente, e colpevole, non si tratta di errore, di danni collaterali.

Bombardato la centrale di polizia di Al Abbas, nel centro, è rimasta seriamente coinvolta nelle esplosioni la scuola elementare lì a fianco. Era la fine delle lezioni, i bambini erano già in strada, decine di grembiulini azzurri svolazzanti si sono macchiati di sangue. Bombardando la scuola di polizia Dair Al Balah, si sono registrati morti e feriti nel mercato li vicino, il mercato centrale di Gaza. Abbiamo visto corpi di animali e di uomini mescolare il loro sangue in rivoli che scorrevano lungo l'asfalto. Una Guernica trasfigurata nella realtà.

Ho visto molti cadaveri in divisa nei vari ospedali che ho visitato, molti di quei ragazzi li conoscevo. Li salutavo tutti i giorni quando li incontravo sulla strada recandomi al porto, o la sera per camminando verso i caffè del centro. Diversi li conoscevo per nome. Un nome, una storia, una famiglia mutilata.

La maggior parte erano giovani, sui diciotto vent'anni, per lo più non politicamente schierati ne con Fatah ne Hamas, ma che semplicemente si erano arruolati nella polizia finita l'università per aver assicurato un posto lavoro in una Gaza che sotto il criminale assedio israeliano vede più del 60% popolazione disoccupata.

Mi disinteresso della propaganda, lascio parlare i miei occhi, le mie orecchie tese dallo stridulo delle sirene e dai boati del tritolo. Non ho visto terroristi fra le vittime di quest'oggi, ma solo civili, e poliziotti. Esattamente come i nostri poliziotti di quartiere, i poliziotti palestinesi massacrati dai bombardamenti israeliani se ne stavano tutti i giorni dell'anno a presidiare la stessa piazza, lo stesso incrocio, la stessa strada.




Israele ha rifiutato la tregua di 48 ore proposta dall'ONU, ma i nostri TG continuano a dire che ci sono spiragli per la diplomazia. Si continua a mentire e l'ONU appare sempre più impotente e inutile. Gli inviati dei TG nazionali, spesso parlano da Sderot in Israele, sottolineando i 4 morti israeliani causati dai missili artigianali di Hamas, contrapponendoli ai massacri delle Striscia quasi fossero un equazione possibile. Nessuno spazio infine, è stato dedicato dai TG alle manifestazioni e ai presidi che ci sono stati nei giorni scorsi in Italia e non solo a sostegno della popolazione di Gaza, dove centinaia di cittadini e associazioni, hanno chiesto a gran voce che si interrompino i bombardamenti.

Abbiamo scritto alla Rai per protestare la mancanza di verità e obiettività:


Egregio Direttore,
abbiamo ascoltato con sorpresa prima e estremo disgusto poi i servizi inviati dal vostro corrispondente Claudio Pagliara da Gerusalemme riguardante le stragi dell'esercito israeliano contro la popolazione di Gaza.E' inaudito che un vostro giornalista – pagato con i nostri abbonamenti – usi un linguaggio così di parte. Più che un giornalista sembra un portavoce dell'esercito israeliano.Vorrei ricordarLe che in Israele esistono associazioni per la pace, ragazzi che rifiutano il servizio militare, donne e uomini che vogliono il dialogo tra i due popoli, per esempio.Nulla di tutto questo viene mai riportato dal vostro corrispondente.Tutta la stampa internazionale parla di strage del popolo palestinese di Gaza, ma il vostro imperterrito Claudio Pagliara prepara un servizio da Sderot a giustificazione dell'azione criminale dell'esercito israeliano.Chiediamo l'immediata revoca di tale poco attendibile giornalista da una sede così delicata.


Scrivete anche voi.

Potete anche prendere altre iniziativi:

Mandando una valanga di lettere all'ambasciata israeliana:
info-coor@roma.mfa.gov.il
Fax 06 36198555

Scrivendo ai vostri rappresentanti nel parlamento europeo, esigendo la sospensione immediata degli accordi commerciali con Israele.
http://www.europarl.europa.eu/members.do

Chiamando il numero verde della commissione europea per chiedere una spiegazione della politica europea verso Israele e perché non viene applicato la clausola dell'accordo con Israele per il quale il rispetto dei diritti umani è una condizione dell'accordo - 00800 6 7 8 9 10 11 .

Parlando e scrivendo della situazione in Gaza per combattere la disinformazione dei media.

Participando nelle manifestazione della giornata internazionale in solidarieta' con Gaza, chiamata il 3 gennaio dai pacifisti israeliani. In Italia:

Roma - Piazza Esedra, 16.30.

Vicenza - Partenza, 14.00 dalla stazione ferroviaria.

venerdì 12 dicembre 2008

A 60 Anni dallla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. A 60 anni di quella dichiazione, abbiamo ricevuto una lettera da un nostro amico, Dr Yousef Salman, Delegato della Mezza Luna Rossa Palestinese in Italia:

Sono trascorsi, ormai, sessant'anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Leggendo il testo della Dichiarazione, provo sentimenti contrastanti. Rispetto, ammirazione, condivisione totale per quanto in essa sancito: i diritti inalienabili di ogni individuo senza discriminazioni di sorta.

Ma è difficile, poi, frenare l'angoscia quando penso ai tanti uomini e donne che, ancora oggi, non godono appieno di questi diritti. Ai molti bambini che ancor prima di nascere, ne sono già privi...A tutti coloro i quali subiscono una guerra. A coloro che vorrebbero una vita semplice e dignitosa ma che a causa dei conflitti, dell'essere povero, delle malattie, della privazione della propria libertà, si vedono negata la vita stessa.

Oggi è un giorno nel quale provo anche amarezza per i bambini di Gaza e per chi non conosce diritti ma, nello stesso tempo spero che il 10 dicembre, in un tempo non troppo lontano, diventi il giorno della celebrazione dei diritti riconosciuti ed esercitati da tutti, dei diritti dati per scontato per ognuno.

Ci fa riflettere che alla data della dichiarazione universale dei diritti umani, il Nakba (disastro) del popolo palestinese era già in corso, e che in tutti questi 60 anni, il disastro e la negazione dei diritti fondamentali di quel popolo non hanno mai cessato.
Ecco alcune degli articoli della Dichiarazione Universale che vengono violati sistematicamente, ogni giorno nei territori occupati palestinesi.

Articolo 3: Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Dall'anno 2000, più di 4500 palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano. la maggior parte erano civili e quasi 1000 erano minorenni. C'è chi è morto mentre studiava nella scuola, chi mentre tornava a casa dalla scuola, chi mentre giocava a calcio.

Articolo 9: Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Il governo di Israele usa ancora uno strumento dell'amministrazione coloniale: la detenzione amministrativa. La detenzione amministrativa è una forma di detenzione
senza formulazione di accuse o processo, autorizzata da un ordine amministrativo invece che da un decreto giudiziario. Gli ordini di detenzione amministrativa possono essere rinnovati all'infinito.

Attualmente, ci sono più di 8500 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, fra cui più di 300 minorenni e 570 detenuti con ordini di detenzione amministrativa.

Inoltre, ci sono 4.6 millioni di profughi palestinesi registrati con le Nazioni Unite che vivono nell'esilio forzato nonostante il diritto, riconosciuto per la legge internazionale di tornare nella loro terra.


Articolo 13: Ogni individuo ha diritto alla libertà di movim
ento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

Nei territori palestinesi occupati da Israele, non c'è nè libertà all'intern
o dei territori nè la possibilità di uscire e rientrare.
Un insieme di checkpoint, il Muro dell'Apartheid, ostacoli fisici e un sistema di
controlli ha di fatto tagliato la Cisgiordania in tre aree distinte più Gerusalemme Est. All’interno di queste aree sono state create delle ulteriori enclave – anche queste circondate da checkpoint e blocchi stradali – che hanno determinato l’isolamento delle comunità palestinesi da quelle confinanti. La Valle del Giordano è praticamente isolata per i palestinesi dal resto della Cisgiordania.
Gaza è totalmente isolato dal mondo, e anche quelli che hanno bisogno di uscire per cu
re mediche urgenti, sono bloccati, prigionieri dall'assedio imposto da Israele e sostenuto anche dai governi della Unione Europea.

Articolo 16:
Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia.

Dal 1967 Israele ha il controllo totale del registro della popolazione palestinese ne
i territori occupati. Israele decide chi può e chi non può vivere in Palestina, anche separando famiglie. Dal 2000 Israele non accetta più richieste per riunificazione famigliare per palestinesi residenti nei territori occupati che sono sposati con stranieri. Attualmente ci sono circa 120.000 richieste bloccate.


Articolo 17 : Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Nel 1950, Israele promulgò la Legge di Proprietà degli Assenti. La legge trasferisce al controllo dello Stato tutte le proprietà, incluse le terre, abbandonate da tutte quelle persone che furono espulse o che fuggirono dalle loro case durante il conflitto israelo-arabo del 1948. Le proprietà sono trasferite al Custode dello stato senza che gli assenti abbiano diritto a risarcimenti. Nel 2004, il governo d'Israele comminciò ad applicare questa legge anche a proprietà palestinese a Gerusalemme Est occupata.

Invece, nella Cisgiordania sono gli ordini militari che si usa per confiscare le terre palestinesi. Decine di migliaia di ettari sono stati definiti "aree militari chiuse". Dopo un tempo che le terre non sono più coltivate, vengono definite abbandonate e spesso trasferite agli insediamenti israeliani illegali.


Per un'amara coincidenza, questa settimana dell'anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ci è arrivata ancora una prova della complicità dei governi europei nella negazione ai palestinesi dei diritti fondamentali. Il Consiglio Dei Ministri della Unione Europea ha deciso di procedere a un rafforzamento dei rapporti con Israele.

Anche se il documento, pubblicato il 9 dicembre parli di un rapporto che dev'essere basato sul rispetto per i diritti umani, si nota subito, che tale rispetto e i passi necessari per dimostrarlo non sono condizioni senza le quali il rapporto non possa andare avanti. C'è solo un semplice "invito" al governo israeliano di migliorare le condizioni di vita dei palestinesi che vivono sotto occupazione militare per più di 40 anni. La parola "diritti" non appare. Un semplice invito, che può essere semplicemente respinto, senza conseguenze.

Abbiamo una malattia inguaribile: la speranza.
La speranza della liberazione e dell’indipendenza.
La speranza di una vita normale in cui non siamo nè eroi nè vittime
La speranza che i nostri figli possano andare a scuola in sicurezza
La speranza che la donna incinta partorisca un bambino vivo all’ospedale
Invece di un bambino morto davanti ad un checkpoint militare.


Quando queste speranze siano realizzate, sarà tempo di parlare del rafforzamento dei rapporti con Israele.


martedì 9 dicembre 2008

L'Associazione di Cultura e Libero Pensiero a Gaza.

L’ Associazione di Cultura e Libero Pensiero (CFTA “Culture and Free Thought Association”) è stata fondata nel 1991, a Sud della Striscia di Gaza, da "Donne di tutti i gruppi politici facenti parte dell'Olp".

Lo scopo dell’Associazione è incoraggiare lo sviluppo sociale attraverso programmi educativi, culturali e di cura della salute, atti a promuovere valori, come: uguaglianza, giustizia, cooperazione, mutuo rispetto e democrazia a tutti i livelli e nei vari settori della società palestinese.

L’associazione ha creato vari Centri a Khan Younis e Bureij, dove vengono svolte delle attività con e a favore dell’infanzia, degli adolescenti, dei giovani e delle donne.

Uno di questi è An Nuwwar Center for Children, costruito da pochi anni in un’area molto disagiata della città di Khan Younis; ospita fino a 300 bambini (dai 6 ai 12 anni) come doposcuola. Attraverso metodi creativi vengono svolte attività artistiche, culturali e ricreative come supporto psicologico per superare lo stress della guerra.

Nello stesso centro si riuniscono anche le mamme per discutere dei loro problemi e di quelli relativi al loro quartiere e a tutto l’ambiente in cui vivono.

Ultimamente il centro è stato saccheggiato e distrutto da miliziani armati. Majeda, la direttrice responsabile del suo funzionamento, lancia un appello a sostegno della sua ristrutturazione e per il rinnovamento dei vari servizi, così da poter ripristinare quanto prima le attività coi bambini e le donne.

Le Donne in Nero di varie città, comprese Napoli, Roma, e Savona (dove l'assessorato alla cooperazione del comune di Savona ha approvato un contributo di 2000 Euro) hanno raccolto fondi per il centro e grazie ciò e al sostegno avuto da a altre amiche, i lavori di ripristino della struttura sono già iniziati e a breve riprenderanno anche le attività coi bambini come prima del saccheggio


lunedì 1 dicembre 2008

Non possiamo aggredire nel nome della difesa o incarcerare nel nome della libertà

Con queste parole si chiude la lettera degli studenti e delle studentesse che rifiutano il servizio militare nei territori palestinesi occupati.

Raz Bar-David Varon è una delle firmatarie della lettera di rifiuto del servizio militare dei maturandi delle scuole superiori nel 2008, ha dichiarato il suo rifiuto a servire nell'esercito israeliano.

Raz è stata condannata a 21 giorni di carcere militare. E' la quinta donna condannata tra i maturandi delle scuole superiori che nel 2008 hanno firmato la lettera di rifiuto del servizio militare e per questo condannate al carcere militare negli ultimi tre mesi. Omer Goldman, Tam
ar Katz e Mia Tamarin hanno finito il loro secondo periodo di carcere e sono in attesa delle decisioni dell'esercito su di loro.

In una breve dichiarazione nel giorno del suo arresto, Raz ha detto:

Oggi sono qui per rifiutare il servizio militare nell'esercito israeliano. Sono stata testimone dell'opera di devastazione, di spari e di umiliazioni inflitta da questo esercito a persone che io non conosco ma che ho imparato a rispettare per la loro capacità di andare avanti giorno dopo giorno nonostante questi orrori. La realtà è complessa ovviamente.

C'è la storia, la politica, ci sono i politici, i confini, le bandiere. Si suppone vi sia una buona ragione per tutto ciò. Una ragione che viene addotta per la mia in
columità. Mi viene da urlare: 'Tutto questo non mi difende affatto! Invece mi fa male!' Mi fa male vedere quel popolo, i palestinesi, che viene così brutalizzato e mi fa male quando essi rivolgono il loro odio contro di me a causa di tutto ciò.

Non sono venuta al mondo per fare il soldato di un esercito che occupa un'altra terra e la lotta contro questa occupazione è anche la mia lotta. E' una lotta per la speranza, per un mondo che a volte sembra così lontano da realizzare. Io ho una responsabilità verso questa società. Quella di rifiutarmi di fare il soldato.


Queste ragazze che si rifiutano "di fare il soldato" perché vogliono costruire un mondo di pace fra due popoli sulla base della conoscenza e del rispetto reciproco hanno rotto il silenzio sulla grave situazione in Palestina. Una situazione in cui siamo complici tutti noi, per il nostro silenzio e il silenzio dei nostri governi.

Per mandare un messaggio al ministro della difesa israeliano esigendolo ad ascoltarle invece di incarcerarle, clicca qui

La situazione dei territori occupati palestinesi è sempre più tragica:

Soprusi e umiliazioni, violazione di tutti i diritti umani e del diritto internazionale, morte e distruzione sono div
entati la realtà quotidiana.

Crescono gli insediamenti israeliani sulla terra palestinese, cresce il muro che divide brutalmente quartieri, città, famiglie e comunità, separa i villaggi dai centri urbani e gli agricoltori dalle loro terre.

Centinaia di posti di blocco impediscono alle persone di muoversi liberamente e avere una vita normale.

La striscia di Gaza è un grande carcer
e dove né esseri umani né merci possono né uscire né entrare, dove la popolazione è privata di cibo, acqua, energia elettrica, farmaci e cure mediche.

L'ambiente palestinese oggi è una combinazione di privazioni, povertà, rabbia, sentimenti di impotenza e disperazione che rischiano di sfociare in una maggiore violenza e conflitti. La punizione collettiva che israele infligge agli abitanti della striscia di gaza è un crimine. Secondo la legge umanitaria internazionale le persone non possono essere punite per reati che non hanno personalmente commesso, tale divieto si riferisce a punizioni inflitte a persone e gruppi interi di persone, in contrasto con i più elementari principi di umanità, per atti che queste persone non hanno commesso.

Di fronte a questi crimini governi, unione europea, ONU non si assumono la responsabilità di condannare la politica crudele ed illegale del governo israeliano, politica che non si può giustificare con motivi di “sicurezza” e che non porterà mai alla pace.

Raccogliendo il messaggio delle studentesse israeliane che rifiutano di fare il soldato e di quante e quanti in israele e in palestina con la loro resistenza nonviolenta rappresentano l’unica speranza di cambiamento;

il mercoledì 3 dicembre le Donne in Nero di Padova saranno alle 17 in piazza Garibaldi

Con la nostra presenza vogliamo rompere il silenzio sulla negazione dei diritti delle donne e degli uomini palestinesi ed esprimere la nostra solidarietà a chi continua a lottare per una pace giusta.

mercoledì 26 novembre 2008

Vita, Terra e Libertà per il Popolo Palestinese: Nè muri Nè silenzi

Sabato il 29 novembre, a Roma, participiamo nella Manifestazione nazionale nell'occasione della Giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese dichiarata dalle Nazioni Uniti:



  • per la fine dell’occupazione israeliana della Palestina.
  • per uno stato palestinese sovrano con Gerusalemme capitale
  • per Il diritto al ritorno ai rifugiati palestinesi, come è previsto dalla risoluzione Onu 184
  • per la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane
  • per lo smantellamento del regime di apartheid e delle colonie israeliane
  • per lo smantellamento dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza
  • per la revoca degli accordi di cooperazione militare Italia – Israele e il ritiro delle truppe dai vari teatri di guerra






------------1946--------------1948------------------1967----------------2006

La creazione dello Stato d’Israele nel 1948 ha significato l’esilio forzato per oltre 700 000 palestinesi. Nel 1967, con l’occupazione di Cisgiordania e Gaza, ancora 500 000 sono stati cacciati. Dal 1967, Israele ha costruito più di 200 insediamenti illegali. Le zone rimaste ai palestinesi non hanno né continuità territoriale né confini internazionali.



Non lasciateci soli, non abbandonateci.
Le nostre perdite:
da due a venti persone, giorno dopo giorno
e dieci feriti.
e venti case
e cinquanta ulivi
aggiungeteci la perdita intrinseca
che sarà il poema, l'opera teatrale, la tela incompleta


Malgrado decine di formule di soluzione e i numerosi giri di presunto negoziato, non si riesce ad uscire dall'empasse che perdura da quindici anni, dove i governi israeliani continuano ad intensificare la loro politica contro il popolo palestinese allargando gli insediamenti, rafforzando i muri di separazione, continuando nelle politiche delle chiusure.

L’assedio israeliano alla Striscia di Gaza, e l’irresponsabile embargo della comunità internazionale al governo di Hamas hanno dato il colpo di grazia ad un’economia già traballante, e impediscono a 1.500.000 di persone, di cui il 51% bambini e adolescenti, di avere libero accesso ai servizi di base quali sanità, educazione, rifornimenti energetici. L’assedio di Gaza costituisce una grave violazione dei diritti umani, e ha prodotto una crisi umanitaria denunciata più volte anche dalle Nazioni Unite.


Negli ultimi tempi, assistiamo ad un tentativo di seminare una vera e propria guerra di pulizia etnica: i coloni israeliani attaccano adesso i palestinesi nelle loro case, soprattutto in Cisgiordania, e la furia dei fanatici israeliani ha seminato terrore tra la popolazione araba nella città di Akko.

La pace va cercata nella giustizia, nel diritto internazionale e nella verità, non in una normalizzazione che mette a tacere le legittime aspirazioni di libertà e di dignità del popolo palestinese.



Inoltre:

Milano

28 novembre, a sostegno della manifestazione di Roma, le Donne in Nero saranno in Piazza Cordusio dalle 18 alle 19. Clicca qui per vedere il volantino.

Padova

3 dicembre, le Donne in Nero saranno in piazza Garibaldi dalle 17 alle 18 per rompere il silenzio sulla Palestina. Clicca qui per vedere il volantino.



lunedì 24 novembre 2008

Per mettere la questione della violenza di genere al centro dell'agenda politica......

Per rompere la solitudine delle donne che subiscono violenza fisica, psicologica, economica e che devono trovare sostegno e condivisione nell’uscirne

Per riaffermare i diritti, l'integrità e l’inviolabilità della persona


Per costruire nuove relazioni fra uomini e donne, oggi ancora connotate dalla sopraffazione maschile, ma aperte ad una trasformazione, nel segno della libertà e della dignità femminile



Per sottrarre il nodo della violenza sulle donne ad ogni strumentalizzazione di parte,

Per contrastare le tendenze autoritarie, maschiliste e xenofobe ormai così diffuse in Italia, dove ogni fenomeno sociale è ricondotto all'orizzonte unico dell'ordine pubblico, e dove sono messi a rischio i diritti civili e le prerogative della cittadinanza

Per dare al 25 novembre, La Giornata Internazionale Per L'Eliminazione Della Violenza Sulle Donne, una rilevanza speciale nel calendario delle lotte e degli impegni del movimento politico delle donne, sabato, il 22 novembre, le donne in nero insieme a migliaia di altre donne hanno manifestato e participato in iniziative a Roma, Udine, Milano, Bergamo, e tante altre città.


Clicca
Qui per vedere foto della manifestazione a Roma.

Inoltre questa settimana, ci saranno le seguenti iniziative:

Udine

25 novembre, ore 21 cinema Visionario, via Asquini proiezione del film-documentario “La vittima e il carnefice” di Mauro Parissone e Roberto Burchielli in collaborazione con il C.E.C. (ingresso gratuito).





Bologna


25 novembre, ore 16:30, piazza Nettuno, ASSEMBLEA RI/CREATIVA sulla
violenza su donne e lesbiche dove sarà ospitata la mostra Memoria al Viento
delle donne colombiane della Organizacion Femenina Popular.

La mostra sarà anche ospitata il 2 dicembre alla Casa Internazionale Delle
Donne di Roma e il 5 dicembre a Lugo (Ravenna) con DVD, lettura di testi e di
poesia.

http://donneinnerobologna.blogspot.com

Nell’angolo in fondo a sinistra, Piedad Morales

Cade il vestito che la pelle ha sporcato
I piedi sonnambuli cercano un corpo
da tempo perduto nella penombra
Una voce mormora che è
stanco cade un libro
La radio ci informa sulla guerra
Lei brama per l’atleta che le mostrò
salti mortali sulle comete
Lui è rauco
la voce racconta di sogni non di illusioni
In quel letto cerca desiderio
senza trovare nido di lucciole
Un uomo russa come
angelo ubriaco tanta fatica, un bacio

Per strada una donna è aggredita
un uomo onesto muore dissanguato
un ragazzo ripulisce il suo coltello
Lei singhiozza al bordo del letto
Questo le capita, signora, per aver desiderato
durante la battaglia




Bergamo

25 Novembre 21.00 Cinema Conca Verde Mia Mattioli, 65Film "Ti do i miei occhi" di Iciar Bollain, Spagna 2003con la partecipazione di CGIL - CISL - UIL


26 Novembre 17.30 Alla seduta del Consiglio Comunale, Presentazione di un Ordine Del Giorno "Per contrastare la violenza sulle donne"Palazzo Frizzoni, aula consiliare, Piazza Matteotti.


Vicenza

Il Gruppo Donne del Presidio invita tutte e tutti a partecipare alla serata: CONTRO UN MODELLO NON SOSTENIBILE interverranno sul tema:
Franca Ardi, ginecologa
Angela Di Biase, psicologa
Lorena Garzotto, terapeuta
espressiva letture a cura di Lucia Catalano
musiche a cura di Maria Zuccon Ghiotto
spettacolo teatrale "Carillon" a cura del Gruppo Teatrale del Presidio.

martedì 18 novembre 2008

La violenza sulle donne non ha confini

flat.noblogs.org



Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E' una data scelta, tanti anni fa, dalle femministe latinoamericane per ricordare le tre sorelle Mirabal - le farfalle - e poi adottata nel 1999 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il 25 novembre del 1960, nella Repubblica Dominicana del dittatore Trujillo, Patria Mercedes, Minerva Argentina e Antonia María Teresa, attive contro la dittatura,vennero intercettate dai militari mentre in automobile tornavano da una visita ai mariti in prigione, furono fatte oggetto di crudeli torture e poi pugnalate e strangolate. I militari simularono un incidente stradale gettando il veicolo con i tre corpi straziati in un precipizio ma fu evidente a tutti che non era stato un incidente. La loro morte terribile innescò una reazione che si concluse solo con la morte di Trujillo.

La violenza maschile contro le donne è possibile perché le donne, in tutto il mondo, continuano ad essere considerate esseri di secondaria importanza. I due terzi degli analfabeti e i tre quinti delle persone povere al mondo sono donne. Lo confermano, come se le nostre parole di donne di tutto il mondo non bastassero, i dati del rapporto 2008 dell'Unfpa (Fondo delle nazioni unite per la popolazione) sullo stato della popolazione mondiale.

Le donne, ovunque, hanno minore accesso alle cure mediche, all'informazione, all'istruzione, ai servizi ed alle risorse. La violenza diretta che, soprattutto in famiglia, ha toccato e tocca molte di noi è solo l'emergere di una condizione di subalternità che non muta.

Anche noi donne in nero saremo in piazza a Roma sabato 22 novembre, per la manifestazione nazionale, contro la violenza maschile sulle donne, in relazione e in sorellanza con le donne del mondo che lottano contro la violenza maschile sulle donne, per l'autodeterminazione e la libertà del genere femminile , contro il controllo del corpo femminile attuato da società patriarcali, contro le conseguenze nefaste dei conflitti armati sulle donne.

Rispondendo all'appello della rete internazionale delle donne in nero porteremo con noi parole di solidarietà e sorellanza con le donne del Congo, ultimo, in ordine di tempo, luogo del mondo dove si consumano impunemente stupri di guerra che minano la salute e la vita del 90% delle donne congolesi.


Perché tanto odio?
Donne congolesi manifestano per la pace e la protezione, 14 novembre 2008

venerdì 7 novembre 2008

Educazione alla pace al comune di Sperone

....da un invito pervenutomi per caso, ad una realtà inimmaginabile per vivacità culturale e concretezza di azioni finalizzate ad un processo di educazione alla Pace delle nuove generazioni. Sto parlando di Sperone, un piccolo centro della vellinese che si candida a diventare polo di aggregazione per i Comuni limitrofi nell'ambito del pacifismo campano.

Ispiratore di questo processo l'ottimo Sindaco Salvatore Alaia, convinto assertore della pratica della nonviolenza e della necessità di diffonderne i contenuti attraverso testimonianze dirette. Mi sono così ritrovata in coda alle testimonianze di Giuliana Sgrena, Simona Torretta, Alex Zanotelli e tanti altri riconosciuti testimonials di un altro mondo possibile le cui firme sono apposte su una grande bandiera della Pace esposta nella Sala consiliare. Da qualche anno, inoltre, organizzano una partecipatissima marcia della Pace coordinandosi con i Comuni di Mercogliano (CE) e Marano (NA).

L'incontro con i ragazzi delle classi medie 3A e 3 B, opportunamente preparati dal Dirigente scolastico Prof. Antonio De Lucia e dalla Resp.le Prof.ssa Chiara Napolitano stato per me commovente perché non avrei mai immaginato tanta attenzione e curiosità per la pratica delle Donne in Nero da parte di ragazzi e ragazze così giovani. Anche le insegnanti ( Prof.sse Rosa Ambrosino, Anna Bellofatto ed Enza Napolitano) che li accompagnavano hanno stimolato il dibattito aiutandomi a creare un clima di scambio emozionale che spero abbia reso efficace la mia testimonianza.


Ci siamo salutati ripromettendoci nuovi incontri che sono si cura si realizzeranno. Quando ho chiesto una foto collettiva da inviare per la Campagna contro l'assedio a Gaza, non la finivo piu' di produrre scatti per esaudire i desiderio di tutti di metterci la faccia. Credo che esperienze come queste diano un senso finito al nostro lavoro di attiviste generando ottimismo ( in questo senso,si!) per un futuro non troppo lontano dai nostri desideri. Un caloroso grazie al Sindaco Salvatore Alaia e a tutti i suoi entusiasti collaboratori.

Alessandra Valle

sabato 1 novembre 2008

Sosteniamo la rete nonviolenta in Iraq


Il 29 ottobre insieme al gruppo U.S. Citizens for Peace and Justice, abbiamo organizzato un sitin in solidarietà con la rete irachena La'Onf (NonViolenza), di cui fanno parte centinaia di organizzazioni arabe – sia di matrice laica che sciita o sunnita - e curde.

La'Onf ritiene che la nonviolenza attiva sia l'unica via per la costruzione di un Iraq pacifico, indipendente e democratico e da quattro anni la popolazione civile lavora attivamente in mezzo alla guerra con dimostrazioni e azioni nonviolente per fermare gli scontri tra fazioni interne, lottare contro la corruzione della politica, e fare appello alla comunità internazionale perché si ponga fine all’ingiusta occupazione del paese.


Abbiamo invitato tutti quelli che si sono fermati a parlare con noi a fare una foto giacché La'Onf sta raccogliendo foto di sostenitori in tutto il mondo.

Clicca
Slideshow per vedere le foto.

A cinque anni dall’occupazione dell’Iraq da parte delle potenze occidentali con a capo gli USA, la situazione è andata progressivamente peggiorando. Gli interessi petroliferi e geostrategici sulla zona hanno fomentato lo scontro interno e hanno già causato l’assassinio di 1 milione di persone, 5 milioni di profughi e più di 20.000 persone detenute dalle truppe degli USA. 100 civili morti al giorno mediamente durante l’anno 2007.

Le condizioni di vita delle donne sono andate peggiorando drammaticamente, e si sono fatti sempre più frequenti Grassettoi casi di violenza, mutilazione, lapidazione e sequestro per non parlare della perdita dei diritti civili.

Questa situazione fomenta lo stereotipo per cui la società irachena è violenta e fondamentalista e la complessità del conflitto non lascia spazio alla speranza. Ma la società civile al margine delle fazioni di potere sta iniziando ad autorganizzarsi in forma pacifica: dobbiamo ascoltare la sua voce!

Per ulteriore informazione:
http://www.laonf.net/
Per vedere foto già mandate a La'Onf
http://www.flickr.com/photos/laonfsolidarity

venerdì 17 ottobre 2008

A Roma con Leyla Zana, per il diritto di stare al mondo

Il 20 ottobre 2008 sarà a Roma, per la prima volta in Italia Leyla Zana, una tra le voci più significative riconosciute a livello internazionale per l'impegno nella ricerca di vie di dialogo e di pace in Turchia.



Leyla Zana, eletta nel 1991 nella Assemblea turca in rappresentanza della minoranza curda, nonostante la dura condanna nel 1994 a seguito del suo giuramento come parlamentare pronunciato in lingua turca e curda e gli anni di detenzione terminati solo dopo il secondo processo voluto dalla Corte dei diritti umani di Strasburgo che ha impugnato il primo verdetto, non ha mai cessato di impegnarsi per il rispetto dei diritti umani in Turchia e nel mondo.


Molti i riconoscimenti per il suo operato; il più significativo nel 1996 il premio europeo per la pace Sakharov consegnatole solo dopo la riacquistata libertà nel 2005 direttamente dal Presidente del Parlamento Europeo a Bruxelles.

domenica 12 ottobre 2008

La società della paura rinuncia alla libertà

Il 4 ottobre, insieme a migliaia di persone che rispingono le politiche dell’odio e del razzismo, le Donne in Nero hanno manifestato a Roma e in altre città contro tutti i razzismi e contro le politiche che alimentano la xenofobia e rendono le nostre città sempre più invivibili e insicure per tutti.



Siamo scese in piazza per affermare la nostra opposizione:
  • ai costruttori della paura;
  • ai seminatori del sospetto e dell'odio verso i migranti, gli stranieri, i nomadi;
  • ai sostenitori di politiche securitarie che incrementano l'isolamento dei cittadini e delle cittadine e militarizzano le città italiane;
  • ai fautori di leggi che mettono in discussione i diritti del lavoro, i diritti sociali e la scuola pubblica;
  • agli interpreti di una politica autoritaria fondata sul controllo delle persone e sulla soppressione delle voci della libera stampa.
Siame scese per rifiutare le politiche di esclusione dell’ “altro” che lo trasformano in nemico, L’imbroglio securitario che, non solo minaccia la nostra libertà e le nostre vite, ma nasconde anche le vere cause dell’insicurezza sociale riconducibili alle logiche del sistema liberista globale, che precarizza il lavoro, aumenta la povertà, distrugge lo stato sociale, rende impossibile progettare il futuro, un’idea di sicurezza basata sulla militarizzazione delle nostre città e delle nostre vite, la politica della paura, dell’apartheid, della deportazione.

Siamo convinte che una società, che si incammina sulla strada della xenofobia e del razzismo, diventerà sempre più invivibile e insicura, perché la sicurezza può nascere solo dall’accoglienza e dal riconoscimento dei diritti umani e dei diritti di cittadinanza per tutti.

Ricordiamo che ad aver paura non siamo solo noi.
Anche chi si trova nel nostro paese, lontano da casa, tra estranei che non capiscono la sua lingua, non gli affittano la casa, non lo assumono in regola, costringendolo ad essere un clandestino, ha paura.

L’ “altro” non è il nostro nemico, ma il nostro prossimo, che abita il nostro stesso mondo e con noi condivide bisogni, timori, speranze. Soltanto questo sentimento di vicinanza potrà aiutarci a sentirci tutti più sicuri.

Sicurezza, per noi, significa poter vivere in citta’ accoglienti caratterizzate da rapporti basati sul rispetto, l’ascolto e il ricoscimento reciproco.


    A Napoli si racconta il viaggio nella Striscia di Gaza



    Un passaggio di frontiera da un non-Stato ad un altro… estenuanti controlli per accedere ad un lungo attraversamento nel nulla intervallato da immagini di devastazioni recenti… una scritta sul muro per ricordare un morto.





    Il tutto costantemente controllato dal cielo con aerostati spia. Alla fine del nulla si comincia a respirare un odore acre che strozza la gola… non capisci… e ti spiegano che è l’olio di frittura nei motori che sostituisce il carburante che non c’è.



    Benvenute a Gaza city, ci dicono… pochissime auto, infinite file ai pochi distributori aperti… tanti carretti con persone e merci trasportati da asinelli macilenti.





    Nessun colore. Solo gradazioni dal grigio al nero. Unica eccezione: coloratissimi negozi di fiori per addobbi mortuari.
    Ciononostante, la dignità e la speranza oltre la miseria.

    MERCOLEDÌ 15 OTTOBRE, ore 18.30
    c/o il KOESIS, via Luigia Sanfelice,2
    RITA MILIZIA ed ALESSANDRA VALLE, attiviste Donne in Nero
    raccontano il viaggio nella Striscia di Gaza con proiezione foto.
    Con la cortese partecipazione di SOUZAN FATAYER attivista Comunità palestinese di Napoli












    mercoledì 1 ottobre 2008

    Un golpe con cui si cancella la democrazia e un diritto costituzionale

    Il Consiglio di Stato ha bloccato la consultazione sul Dal Molin! Evidentemente il parere dei cittadini è pericoloso per chi ha promesso di cedere il Dal Molin agli Usa, cercando di rimediare poi al danno con inadeguate compensazioni.

    La decisione del Consiglio di Stato dimostra che in città c'è un'emergenza democratica. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio atto di regime con il quale si cancella un diritto previsto dalla Costituzione che garantisce alla popolazione di esprimere liberamente la propria opinione.

    Ma Vicenza non ci sta a vedersi tappare la bocca ancora una volta, e noi cittadini reagiremo a questo vergognoso atto di prepotenza e dispotismo riunendoci stasera alle 20:30 in piazza Castello, per un corteo che si snoderà fino alle porte della Prefettura. Qui ci riuniremo in assemblea a gridare l’indignazione, a discutere sulle prossime iniziative e a creare un presidio notturno per vegliare su una democrazia che tentenna. Una notte in compagnia di chi vuoledifendere la possibilità di esprimerci. Perché il futuro della nostra terra sta nelle nostre mani, non può essere deciso da una politica sorda al parere dei cittadini.
    Presidio Permanente No Dal Molin


    Questa settimana, le Donne in Nero di due città - Napoli e Ravenna - scenderanno in piazza per sostenere la lotta delle donne e uomini di Vicenza con sitin e proiezione del video "VICENZA: capitale europea della guerra?"




    Napoli

    2 ottobre ore 18, Piazza Dante, presidio.
    3 ottobre ore 19, Sala Videodrome Multisala Modernissimo, Via Cisterna dell'Olio, Napoli, proiezione filmati.

    Questa lotta ci riguarda
    • Perché riguarda tutte le donne e tutti gli uomini che ripudiano le guerre. Abbiamo visto in questi anni crescere la follia delle "guerre preventive" e delle "guerre umanitarie" dietro le quali si sono nascoste le politiche di aggressione del mondo, provocando morti e povertà.
    • perché il territorio coinvolto nella costruzione della base militare, oltre a diventare base di guerra, sarebbe sottratto di un BENE COMUNE, l'ACQUA. Proprio sotto la nuova base si trova una delle più importanti falde acquifere del nord Italia.
    • perché mette al centro il diritto delle comunità locali di decidere quale destinazione dare al proprio territorio in cui si vive e si lavora, volendo privilegiare la salute, la sicurezza umana e la pace.
    • perché anche noi abbiamo assistito all'uso che si è fatto e che si fa del nostro territorio regionale devastato dai rifiuti tossici, ed ancora di più, secondo i progetti governativi, si continuerà il degrado facendo discariche gigantesche e inceneritori velenosi
    Donne in Nero, Napoli

    Ravenna

    4 ottobre ore 18,30 Piazza A. Costa, presidio e proiezione del video.

    Questa lotta affonda le proprie radici nella difesa della terra e in un netto NO alla guerra.
    Anche per noi l’opposizione a nuove basi militari nasce non solo dal desiderio di preservare il territorio, ma anche dalla volontà di non essere complici di attacchi, distruzioni e guerre contro altri popoli e altri paesi.
    In tutta questa vicenda la politica ufficiale ha mostrato il peggio di sé, avvallando supinamente il progetto statunitense, che va al di là degli accordi con la NATO, dapprima tenendolo nascosto, poi minimizzandolo e infine cercando di imporlo con l’autoritarismo,l’aggressività, la minaccia.

    Da ultimo con pesanti pressioni per impedire la Consultazione Popolare prevista per il 5 ottobre indetta dall’Amministrazione Comunale per permettere finalmente ai cittadini di esprimersi sul futuro della loro città e dell’aeroporto Dal Molin.
    Donne in Nero, Ravenna

    martedì 30 settembre 2008

    Siamo tutti vicentini: mobilitazioni il 4-5 ottobre

    Il 5 ottobre, nella città di Vicenza, si svolgerà la consultazione popolare indetta dall'amministrazione per chiedere ai cittadini se vogliono che l'area del Dal Molin - all'interno della quale gli Stati Uniti vorrebbero costruire una nuova base militare - debba essere sottoposta a un processo di acquisizione dal parte del Comune.

    Ma la vicenda Dal Molin non riguarda solo la città di Vicenza; a essere in gioco, infatti, è la realizzazione di una nuova base militare statunitense, ovvero di uno strumento utile alle future guerre; ma, anche, il diritto delle comunità locali - di tutte le comunità locali - di potersi esprimere sui progetti che riguardano il proprio territorio e che investono il proprio futuro.

    E, del resto, che la vicenda non riguardi solo il capoluogo berico lo hanno dimostrato le grandi manifestazioni che, il 17 febbraio e il 15 dicembre 2007, hanno attraversato la nostra città; da ogni parte, in questi mesi, abbiamo ricevuto solidarietà e sostegno. Sulla realizzazione di una nuova base militare statunitense hanno diritto di esprimersi anche coloro che vivono in Val di Susa, a Chiaiano o in Sicilia.

    La consultazione popolare rappresenta, per noi vicentini, un momento importante della nostra mobilitazione; vogliamo dimostrare che tanti cittadini vogliono impedire la costruzione della nuova base statunitense. Ma siamo anche convinti che questo desiderio debba potersi esprimere in ogni angolo d'Italia.

    Sulla nuova base militare al Dal Molin siamo tutti vicentini; chiediamo a tutti coloro che vogliono impedire la realizzazione dell'installazione militare di esprimersi, nel fine settimana del 4-5 ottobre, realizzando iniziative nei propri territori. Dimostriamo, ancora una volta, che la terra, l'acqua, l'aria, la pace sono tutti fatti nostri e che il futuro è nelle nostre mani.

    Vi preghiamo di segnalare le iniziative a comunicazione@nodalmolin.it

    Parlamentari europei a Vicenza


    A partire dal martedì 30 settembre alcuni Parlamentari Europei saranno a Vicenza per "garantire il corretto svolgimento della consultazione popolare" del prossimo 5 ottobre. La loro presenza è frutto dell'appello rivoltogli dalle donne del Presidio Permanente che, recentemente, hanno fatto visita al Parlamento europeo su invito della vicepresidente Luisa Morgantini.

    In quell'occasione le donne avevano presentato un appello ai parlamentari europei, chiedendo loro, tra le altre cose, di far applicare a Vicenza le normative europee sull'ambiente e di avviare delle procedure d'infrazione per la violazione del diritto comunitario in materia di valutazione d'impatto ambientale e di salvaguardia degli habitat. Inoltre l'appello chiedeva "un impegno da parte dei parlamentari europei a essere presenti a Vicenza" per garantire, ed essere testimoni, dello svolgimento democratico della consultazione, anche alla luce delle ingiustificabili pressioni messe in atto dal governo.

    Il 30 settembre sarà a Vicenza Luisa Morgantini; il 1 ottobre Umberto Guidoni, Sepp Kusstatscher, Vittorio Agnoletto e Roberto Musacchio.
     

    Presidio Permanente, Vicenza, 28 settembre 2008


    Noi Donne in Nero facciamo nostra la lotta delle Donne del No Dal Molin con l'impegno a manifestare anche in vigil nelle principali città sul diritto della città di Vicenza a svolgere nella libertà e nel rispetto delle regole democratiche la consultazione sulla costruzione della nuova base USA.

    Facciamo anche presente che i cittadini contrari al progetto Usa stanno auto-finanziando la campagna per la consultazione e le spese legali del movimento No Dal Molin.
    Per contribuire:
    Banca popolare etica
    c.c. 000000120140
    abi 05018
    cab 11800
    cin b

    http://www.nodalmolin.it/

    lunedì 29 settembre 2008

    La Ruta Pacifica de las Mujeres Condanna l'Assassinio di una Donna dell’Organizzazione a Medellin

    Rispetto per la vita e l’integrità delle donne, esige il movimento sociale di donne femminista-pacifista

    Paradossalmente, mentre La Ruta presentava a Bogotá il libro 'Le violenze contro le donne in una società in guerra', a Medellín una donna della Ruta è stata massacrata insieme a suo figlio, alla nuora e al nipote, un bambino di 5 anni.

    Bogotá, 25 Settembre 2008 - In circostanze che evidenziano l’ignominia della violenza e il degrado della società, è stata assassinata a Medellín Olga Marina Vergara della Ruta Pacífica de las Mujeres.


    Questa leader femminista e pacifista, molto conosciuta nella capitale antiochegna per il suo lavoro in favore delle donne, è stata massacrata insieme con suo figlio, la nuora e il nipote nella sua casa nel settore di Prado - Centro mercoledì 24 settembre.


    Queste morti e questo massacro sono inammissibili. Così la Ruta Pacífica de las Mujeres, proposta politica femminista che lavora per rendere visibili gli effetti della guerra nella vita delle donne, condanna categoricamente questi fatti, che dimostrano ancora una volta il degrado della guerra e della società, inoltre le condizioni e le circostanze in cui si sono verificati, sono di estrema gravità. E così sollecitiamo le autorità ad indagare e determinare i moventi di quanto è accaduto', ha dichiarato Marina Gallego Zapata, coordinatrice nazionale della Ruta Pacífica de las Mujeres.


    Inoltre la Coordinatrice del movimento ha sottolineato che la Ruta Pacífica de las Mujeres continua e insiste nella ricerca affinché il tema delle violenze contro le donne non rimanga nelle agende pubbliche di turno e come notizie di cronaca. 'E’ nostro interesse stabilire un impegno etico e politico per porre fine all’impunità e alla permissività sociale verso le violenze esercitate contro le donne, soprattutto nella situazione di conflitto in cui si trova il nostro paese.


    A questa condanna dell’assassinio di Olga Marina Vergara e tre membri della sua famiglia si uniscono le organizzazioni sociali femministe del paese che confluiscono nella Ruta Pacífica de las Mujeres, e che lavorano insieme per la soluzione negoziata del conflitto armato in Colombia e per rendere visibili gli effetti della guerra nella vita delle donne.


    Queste stesse organizzazioni esprimono la loro solidarietà e vicinanza alla famiglia di Olga Marina Vergara.

    Per una casa, un paese, un pianeta liberi da paure, guerre e violenze


    Invitiamo tutte e tutti a :

    Clicca qui
    per vedere il testo originale della lettera inoltrata dalle Donne in Nero italiane alle autorità colombiane.

    lunedì 22 settembre 2008

    Al Parlamento Europeo contro militarizzazione del territorio e la guerra

    Dal 15 al 17 settembre ci siamo recate a Bruxelles su invito di Luisa Morgantini, Vice Presidente del Parlamento Europeo del gruppo GUE- Verdi Nordici e Donna in Nero, con donne dei movimenti contro le basi militari e gli scudi spaziali.

    Il titolo dell'incontro, concordato da Luisa Morgantini e Paola Ziche delle Donne No dal Molin era "Donne insieme per difendere la terra, per un futuro senza basi militari e scudi spaziali".

    Oltre alle Donne in Nero erano presenti una folta delegazione del Gruppo Donne No Dal Molin, donne della Campagna contro lo Scudo Spaziale della Repubblica Ceca e dell'Italia, due movimenti che vedono una lotta concreta sul territorio italiano e ceco con un grosso protagonismo femminile, una rappresentante dei cittadini statunitensi per la Pace e la Giustizia.

    E' stato un momento di particolare interesse perché ha dato la possibilità, oltre che sensibilizzare il PE, di stabilire relazioni fra alcune realtà europee che hanno in comune il sentire e l'agire della lotta antimilitarista e contro la guerra. Nelle intenzioni di Luisa, quando aveva invitato le Donne No dal Molin estendendolo alle DIN, come lei stessa ci ha detto durante l'incontro che abbiamo avuto in preparazione dell' audizione con i parlamentari, vi era la necessità di mettere in rete le esperienze di donne che sono attive in diversi paesi europei.

    Purtroppo per questioni di tempo e della mancata disponibilità di parlamentari di altri paesi ad impegnarsi per quella data, le realtà europee sono state solo le ceche e le italiane. Ma si può riparlarne per la primavera.
     

    Emergenza democratica in Europa


    Si è unanimemente individuata una vera emergenza democratica in Europa sia sul piano dell'informazione che su quello della decisione a dispetto dell'opinione dei cittadini, si pensi che nella Repubblica Ceca il 70% delle cittadine e cittadini sono contro l'installazione della base militare USA e allo scudo spaziale e a Vicenza più del 50% lo sono contro la nuova base USA ma questo non ha nessun peso rispetto alle decisioni.

    Si è inoltre evidenziato come essere contro la costruzione di nuove basi militari e dello scudo spaziale nasce non solo dal desiderio di salvaguardare il territorio ma anche dalla volontà di non essere complici di guerre e nuovi attacchi e violenze sulle popolazioni di altri paesi come sta avvenendo oggi in tutto il mondo.

    Cosa possiamo richiedere dal Parlamento Europeo?

    Si è potuto inoltre approfondire il tipo di richieste che si possono fare al Parlamento Europeo e quello che realisticamente ci si può aspettare da questa istituzione, si sono quindi stabilite una serie di priorità per rispondere alla legittima esigenza del gruppo donne del presidio No dal Molin di ritornare a casa con qualche risultato tangibile.

    La bella e sentita discussione avviata si è conclusa con la decisione di redigere da parte delle Donne del No Dal Molin un documento da sottoporre alla firma dei parlamentari UE in cui si chiedono impegni precisi in ordine alla garanzia di poter svolgere la consultazione sulla nuova base USA il 5 ottobre anche con pronunciamenti da parte dei parlamentari UE o dello stesso parlamento europeo, mentre si stanno operando forti pressioni anche sul piano giuridico per non permetterne lo svolgimento, in particolare ad opera del presidente del consiglio Berlusconi, mettendo in evidenza la realtà del deficit di democrazia che denunciamo.

    Si è chiesta la presenza dei parlamentari europei a Vicenza magari a rotazione dal 30 settembre al 6 ottobre anche per garantire che non si avvii la costruzione della base prima dello svolgimento della consultazione. Le prime presenze confermate sono quelle di Umberto Guidoni, Luisa Morgantini e Kusschaster.

    Si chiede inoltre di proporre interpellanze e interrogazioni per far applicare la direttiva europea sulla valutazione di impatto ambientale tenendo conto del fatto che la base si farà su un territorio sotto il quale si trova la quarta falda acquifera per importanza in Europa (come se ne garantirà la salvaguardia?), perchè si avviino inoltre procedure di infrazione del diritto comunitario in materia ambientale e di diritto all'informazione e alla libera espressione dato che questa viene oltretutto criminalizzata e si reprime violentemente il diritto a manifestare pacificamente e con metodi non violenti .

    Si chiede naturalmente di firmare e far firmare ad altre/i parlamentari il documento redatto per dichiarare in tal modo il proprio appoggio ma anche il proprio impegno a difendere i legittimi diritti dei cittadini di Vicenza a "salvaguardare la terra". Per il Parlamento Europeo, Luisa Morgantini ha già inviato l'appello a tutti i parlamentari e preparato l'interrogazione scritta al Consiglio che alla Commissione

    Si è anche chiesto un aiuto finanziario per questa campagna contro la nuova base di Vicenza che si basa solamente sull'autofinanziamento.

    Per quanto riguarda lo "scudo Spaziale" si sta già lavorando all'organizzazione di una nuova manifestazione a Praga anche con l'apporto di parlamentari europei. Giulietto Chiesa e Luisa raccoglieranno le firme.

    Per quanto riguarda noi Donne in Nero, facciamo nostra la lotta delle Donne del No Dal Molin con l'impegno a manifestare anche in vigil nelle principali città sul diritto della città di Vicenza a svolgere nella libertà e nel rispetto delle regole democratiche la consultazione sulla costruzione della nuova base USA.

    Abbiamo incontrato le donne della "Campagna per i diritti umani economici dei poveri" degli USA invitate dal Gruppo Gue-Ngl al parlamento europeo e queste denunciavano come la guerra sia stata fatta pagare ai poveri creando nuove e sempre maggiori situazioni di povertà e come chi protesta sia sottoposto ad arresti e lunghi periodi di detenzione mentre i figli vengono tolti alle madri che non hanno lavoro e casa, una grave emergenza abitazionale e di mancanza di cibo oltre a un deficit drammatico di democrazia e rispetto dei diritti umani per cui queste donne chiedono aiuto all'Europa.

    giovedì 11 settembre 2008

    Contro la militarizzazione del territorio, delle nostre vite, delle nostre menti

    Il 17 settembre alcune donne in nero italiane saranno a Bruxelles insieme con altre donne che lottano contro la militarizzazione per ribadire il diritto a un domani senza basi di guerra e scudi spaziali.
    Donne del Presidio No Dal Molin http://gruppodonnenodalmolin.googlepages.com/
    US Citizens for Peace and Justice, Rome http://www.peaceandjustice.it/

    lunedì 30 giugno 2008

    Addio, Joanna


    Foto di Luisa Di Gaetan

    Joanna, donna in nero di Roma, femminista, donna indipendente e autonoma nel suo agire e nel suo pensare ci ha lasciate.


    La nostra cara amica non c'è più, ci mancherà la sua impazienza, la sua cultura, la sua semplicità di eterna ragazza.
    Caterina

    Mi ritrovo anch'io nelle parole di Caterina, per quanto abbia conosciuto tardi Joanna. Ho un vivace ricordo di lei ...arrampicata su un ciliegio, con nostra grande paura!
    Maria Teresa

    Nell'ultimo mese andavo molto spesso da lei a cui mi legava una antica amicizia.
    E' stato un periodo molto triste, stava male e soprattutto aveva perso quasi del tutto la memoria, ma alle volte aveva degli sprazzi di vitalità impensabili. Quell'ultimo pomeriggio insieme avevamo letto pezzi della Divina Commedia!! Joanna era una donna generosa e intelligente. Amava la vita, l'impegno politico più disinteressato, le sue amiche, A volte poteva apparire un po' aggressiva, ma era soltanto la sua passione che prendeva, per qualche minuto, il sopravvento sulla sua natura umana segnata dalla dolcezza e dalla comprensione. La ricorderò sempre con tanto affetto.
    Oretta


    Un ricordo, un saluto devo farti. Seppure è cosa troppo piccola: ma come rompere l'improvviso e duro silenzio? Ho sperato tanto che le tue giornate fossero serene e affidate ad
    altri amorevoli incontri.
     

    Lettrice, lettrice mai stanca di letteratura e architettura e di Oz e di Grossman. Tutto quello che leggevi rimaneva saldo nella tua mente che altre volte vagava, vagava in una sospensione che non cercava approdi nel passato. Eri nel presente, bellissima, come sempre, come quando fosti insieme a tante donne vocianti nella stagione elettrica del femminismo. I coralli, il bel portamento, l'aria inglese. E quella sottolineatura irrinunciabile di tutta la tua vita: autonomia,
    indipendenza, sempre e col sorriso improvvisamente autoironico di chi vuol continuare a giocare, anche con se stessa.
    Maria Temide

    Irruenta, diretta, simpatica, a volte insopportabile, fragile, tenera, bella con quei tuoi cappelli curiosi ai sit-in: ti ricordo con affetto così, piena di passione, per tutto.  
    Patrizia


    Ogni epoca ha la sua passione, il cinema ha toccato a noi. Quante volte ci siamo incontrate al cinema Nuovo Sacher e abbiamo parlato di film! Ciao bella ragazza.
    Eliana

    sabato 12 aprile 2008

    Libertà per Leyla Zana e per il popolo curdo in Turchia


    Ancora prigione per Leyla Zana condannata a due anni di carcere per avere nominato pubblicamente il leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), Abdullah Ocalan. La condanna emessa il 10 aprile 2008 dal tribunale di Diyarbakir è per "propaganda a favore di un'organizzazione terroristica".

    Questa la risposta della Turchia alla recente sentenza della Corte europea di Lussemburgo che ha tolto il PKK dall'elenco delle organizzazioni terroristiche.

    Dopo dieci anni passati nelle carceri turche, dal 1994 al 2004, ancora un violento tentativo di togliere voce a una tra le personalità curde che maggiormente si battono per la pace tra curdi e turchi.

    Leyla Zana ha dimostrato al mondo di essere una donna di straordinario coraggio e fermamente convinta da sempre della necessità del dialogo.

    Continuiamo a sostenere Leyla Zana, "prigioniera di pace" e il suo diritto alla libertà e chiediamo all'Europa che le ha assegnato nel 1995 il premio Sakharov per i diritti umani, di fermare l'escalation brutale delle forze politiche più reazionarie turche , responsabili dei fatti di sangue accaduti durante l'ultimo Newroz e dei tanti processi a carico di sindaci e esponenti politici curdi.

    L'Europa giochi seriamente la carta delle trattative per l'entrata di Ankara in Europa ed esprima una ferma condanna per la sentenza iniqua che condanna ancora una volta Leyla Zana.

    L'Italia metta seriamente al primo posto il rispetto dei diritti umani e non gli interessi di mercato accogliendo la richiesta di moratoria sulla vendita delle armi italiane alla Turchia.


    Donne In Nero

    12 aprile 2008

    per adesioni donneinnero7.roma@email.it

    venerdì 4 aprile 2008

    Un'Ora Contro La Guerra


    Ogni giovedì alle ore 18.00 in piazza Beccaria, le Donne in Nero di Firenze, insieme alla rete semprecontrolaguerra, il gruppo Emergency di Firenze, il Partito Umanista di Firenze, e Sinistra Critica di Firenze promuovono un presidio di pace in città - Un'Ora Contro la Guerra.

    L'iniziativa affianca la campagna di raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sui trattati internazionali, sulle basi e servitù militari, “Firma la legge ferma la guerra”.


    La legge di iniziativa popolare propone di riportare i mezzi principali della guerra (trattati militari internazionali, basi militari) ad un controllo democratico da parte del Parlamento e sottoporrli a tutti i vincoli ambientali e urbanistici previsti per analoghi interventi civili.


    Con Un'Ora Contro la Guerra, vogliamo:
    • offrire, a chi lo desidera, la possibilità di compiere un concreto gesto di pace e di rifiuto della guerra apponendo la propria firma alla proposta di legge di iniziativa popolare su “trattati internazionali, sulle basi e sulle servitù militari”

    • fare rete con quanti, uomini, donne, gruppi, associazioni coerentemente pacifisti e contro la guerra vogliano ancora tenere alta l'attenzione sulla tragedia delle guerre in atto, di quelle annunciate dalla corsa al riarmo internazionale e sul coinvolgimento attivo dell'Italia nei conflitti
    • costruire un luogo di libera diffusione di materiali che documentino l'impegno di quanti si adoperano nel nostro paese e all'estero per raccontare la guerra e produrre concretamente una cultura di pace.
    Oltre la tragedia che si sta consumando in tutto il Medio Oriente, le folli scelte fatte dalla UE sul Kosovo, il riarmo vorticoso del nostro paese, l'aumento mai visto prima delle spese militari, lo sviluppo delle sole aziende italiane coinvolte nella fabbricazione di armi,danno un quadro fosco del futuro del pianeta.

    La guerra è ormai tra di noi, anche se non ne abbiamo la percezione: uomini e materiali partono dalle basi che si trovano sul nostro territorio, i nostri soldati combattono, uccidono e sono uccisi.


    Testo della legge di iniziativa popolare: : http://docs.google.com/Doc?id=dgqhbbxc_56c9xzd9g9