martedì 28 aprile 2009

Appello per la liberta' di Leyla Zana


CONDANNATA
AD ALTRI 10 ANNI DI PRIGIONE.

NON FERMATE IL SUO CAMMINO!

A soli 4 anni dalla sua scarcerazione dopo 11 anni di
prigione, il governo turco vuole riaprire le porte del carcere per Leyla Zana. Il 4 dicembre 2008 il tribunale penale della città di Diyarbakir ha emesso nei suoi confronti una nuova durissima condanna: 10 anni per 9 discorsi pronunciati in pubblico.

Violazione delle leggi anti-terrorismo, così recita il verdetto. Tra i reati accumulati quello di aver nominato pubblicamente Abdullah Ocalan, riconosciuto da Leyla Zana come leader del popolo kurdo.

La storia e i contenuti dei discorsi di Leyla Zana sono noti a livello internazionale, tanto d
a ricevere riconoscimenti prestigiosi come il premio europeo Sacharov per la liberta' di pensiero, consegnatole a Bruxelles dalla presidenza del Parlamento Europeo subito dopo la sua scarcerazione nel 2004 e numerose cittadinanze onorarie.

Tra queste quella della città di Roma, conferita nel 1994 e consegnata dalla delegata del sindaco Alemanno nell'ottobre 2008, in occasione del viaggio di Leyla Zana in Italia.

La nuova tremenda ingiusta sentenza, è andata in appello e l'udienza, salvo spostamenti, è fissata per il prossimo 2 giugno. Il verdetto se confermato, priverà Leyla Zana della sua libertà per altri lunghi 10 anni e priverà il mondo intero, a partire dalla minoranza kurda turca, di una delle figure più significative nel difficile processo di pace sulla strada delle riforme democratiche in Turchia.

Un p
rocesso ancora denso di ostacoli e vanificato dall'incessante repressione da parte dello strapotere militare turco nei confronti della popolazione kurda. Un processo fortemente indebolito dal balbettio dell' Europa politica nei confronti di verità preoccupanti che ogni osservatore attento non potrebbe negare nei confronti dello stato turco.

Ma è proprio dalla Turchia, dalle sue espressioni più democratiche che arriva un appello firmato da intellettuali, politici, associazioni, rivolto alle forze politiche europee e internazionali, alle espressioni democratiche della società internazionale perchè facciano pressione sui propri governi e sul governo di Ankara per fermare la nuova condanna nei confronti di Leyla Zana,

Tra i pri
mi atti del neo eletto presidente Obama, significativa è stata la chiusura del carcere di Guantanamo; ma prima che arrivi una nuova primavera nel mondo molti altri passi vanno fatti a fianco e insieme a chi ha speso la vità per la giustizia.

Leyla Zana lo ha fatto, continua a farlo, il suo cammino non può, non deve fermarsi.

Donne in Nero -Italia

per firmare l'appello

http://leyla-zana.blogspot.com/

mercoledì 22 aprile 2009

Gaza - Ricordate?

A tutt’oggi la Striscia di Gaza rimane sigillata e nemmeno un centesimo dei fondi per la “ricostruzione” promessi nella tanto sbandierata conferenza di Sharm El Sheikh è stato effettivamente stanziato.
Gaza è assediata. Non ci sono materiali da costruzione. Israele e il mondo stanno dettando condizioni, i palestinesi sono incapaci di formare il governo d'unità che sarebbe necessario, i soldi e il cemento non si vedono...... Non si sa se verranno mai tirati fuori. La parola dell'America.

Sono passati esattamente tre mesi da quella guerra tanto discussa, e Gaza è stata ancora una volta dimenticata. Israele non è mai stato interessato al benessere delle sue vittime. E adesso anche il mondo ha dimenticato. Due settimane senza neanche un razzo Qassam hanno spazzato via Gaza dai principali temi di discussione. Se gli abitanti di Gaza non si sbrigano e riprendono a sparare nessuno si interesserà più alle loro condizioni. Non è certo una novità, ma è un messaggio particolarmente rattristante e doloroso in grado di scatenare il prossimo ciclo di violenza. E a quel punto di certo non riceveranno aiuti, perché staranno sparando.

Ancora una volta il mondo deve rimediare ai disastri compiuti da Israele. Ma Israele sta ponendo un numero sempre maggiore di condizioni politiche per fornire urgente soccorso umanitario. Ricorre a vuote giustificazioni per lasciare Gaza distrutta e per non offrire l'aiuto che Gaza merita e del quale ha disperato bisogno. Gaza è stata lasciata ancora una volta alle proprie risorse e quando le ostilità riprenderanno sentiremo parlare ancora una volta della crudeltà e della brutalità... dei palestinesi.

Gideon Levy, giornalista israeliano



I crimini di guerra continuano:
Il potere occupante ha il dovere di assicurare il vettovagliamento della popolazione. Essa dovra' importare viveri, medicinali e altri articoli indispensabili, qualora le risorse del territorio occupato fossero insufficienti.
(art. 55 Quarta Convenzione di Ginevra)


La popolazione civile di Gaza continua a morire lentamente, strangolata da un embargo criminale e immorale, nel silenzio dei media e dei governi “democratici”:

Silenzio

  • sul blocco dell’entrata delle merci, compresi gli aiuti umanitari.
  • sull’impossibilità per le persone, compresi molti malati, di poter uscire.

  • sui contadini assassinati dai cecchini israeliani mentre tentano di lavorare la propria terra.

  • sui pescatori mitragliati dalle navi da guerra israeliane che gli impediscono di prendere il largo e quindi di pescare per sfamare la popolazione di Gaza.

Il silenzio ci rende complici di questa strage continua

Il governo egiziano impedisce l’accesso a Gaza degli aiuti umanitari provenienti dalla solidarietà di tutto il mondo, come testimoniano le migliaia di tonnellate di viveri, acqua, vestiario e medicinali bloccati ad Al Arish, insieme ad ambulanze e generatori industriali, come hanno documentato i volontari italiani di Music for Peace, anch’essi impossibilitati a consegnare i viveri e gli altri aiuti donati dalla solidarietà italiana… quella vera, quella delle persone comuni.


Terra di Latte e di Miele

Gran parte di ciò che è conservato attualmente nel Sinai del Nord – compreso il cibo – è stato definito da Israele “non essenziale” alla vita nella Striscia di Gaza.

Duemila “confezioni-famiglia” – provviste di rifornimenti essenziali per le famiglie palestinesi e donate da Music for Peace – sono state respinte al passaggio di al-Auja dalle autorità israeliane. Il motivo: ciascuna di esse conteneva un barattolo di miele.



Chiediamo:

  • l’apertura del Valico di Rafah al passaggio degli aiuti e dei volontari internazionali
  • la fine dell’embargo criminale contro la Striscia di Gaza,
  • libero transito dei cittadini di Gaza verso l’esterno