domenica 30 maggio 2010

Massacro in Mare







L’alto mare deve essere riservato a scopi pacifici e nessuno Stato può pretendere di assoggettarne alcuna parte alla sua sovranità


Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare



Nelle prime ore di oggi, la marina di guerra israeliana ha attaccato la Freedom Flotilla. Secondo l'avvocato israeliano del Free Gaza Movement, 10 dei passeggeri sono stati assassinati.

Con poche eccezioni, i governi del mondo sono compliciti di questi assassini, di quest'atto di pirataria per le tante volte che hanno chiuso gli occhi agli atti illegali dei governi israeliani durante i 42 anni dell'occupazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Il governo di Israele crede nella sua impunita' - e i nostri governi gli danno ragione.

Oggi e nei prossimi giorni si organizzeranno nel nostro paese ed altrove manifestazioni e presidi per protestare contro l’attacco illegale che la marina israeliana ha compiuto in acque internazionali contro le 6 navi della Freedom Flotilla che portavano materiale necessario ed indispensabile alla sopravvivenza della popolazione di Gaza stremata dall’assedio che Israele, col supporto della comunità internazionale, ha imposto da più di tre anni, mentre con l’operazione piombo fuso ha ucciso oltre 1400 persone di cui 400 bambini

Ribadiamo che le barche che componevano Flottiglia erano in tutto e per tutto

  • PACIFICHE
  • LEGALI
  • UMANITARIE

Perché lo scopo era unicamente

  • Contribuire alla ricostruzione di Gaza e a riportare una vita normale nella striscia
  • Esortare Israele, l’Egitto, l’Italia e la società internazionale a cessare l’embargo
  • Mostrare con un gesto concreto alla popolazione di Gaza che non era sola
  • Richiamare Israele al rispetto delle norme del diritto internazionale e della Carta dei Diritti dell’Uomo
Invitiamo tutti a inviare lettere di protesta al ministro Frattini e al sottosegretario Letta che erano stati sollecitati perché il governo italiano intervenisse nei confronti di quello israeliano e non l’hanno fatto

Manifestazioni in Italia

31 maggio


  • Roma, ore 17.00 piazza San Marco.
  • Milano, ore 17.30 in piazza San Babila;
  • Bologna: ore 17.00 in piazza Maggiore;
  • Genova: ore 18.00 davanti alla Prefettura;
  • Torino: ore 17.00 davanti a palazzo Nuovo;
  • Napoli: ore 17 piazza Plebiscito.;
  • Grosseto: ore 18 davanti a prefettura;
  • Parma: ore 18 in piazzale della Pace;
  • Bergamo: ore 18 davanti al Comune;
  • Venezia: ore 17 ponte di Rialto;
  • Siena: davanti prefettura di piazza Duomo;
  • Livorno: ore 18 piazza Grande;
  • Firenze: ore 17 davanti Prefettura;
  • Padova: ore 17 davanti Prefettura;
  • Lecce: ore 17.30 piazzetta De Pace;
  • Pesaro: ore 18.30 davanti al Comune
  • Treviso: ore 18.00 davanti alla Prefettura;
  • Savona: ore 18:00 piazza Mameli;
  • Varese: ore 17 davanti alla prefettura;
  • Viareggio: ore 17 davanti al comune;
  • Vicenza: ore 18.30 davanti alla Prefettura;
  • L'Aquila: ore 18 rotonda della Guardia di Finanza;
  • Modena :ore 17 sotto la Ghirlandina;
  • Reggio Emilia: ore 19 piazza Prampolini;
  • Empoli:ore 18 piazza della Vittoria;
  • Mantova: dalle 18, davanti alla prefettura in Via Principe Amedeo;
  • Arezzo : ore 19 davanti Prefettura;
  • Novara: ore 17.30 alla prefettura.

1 giugno


  • Catania ore 18 presidio in Prefettura;
  • Cagliari ore 18:00 sit-in al Bastione Saint Remy;
  • Brindisi, ore 17.30 in piazza Santa Teresa.

venerdì 21 maggio 2010

All'ANPI - Nel giorno di commemorazione della Nakba ci rivogliamo a voi

Voi che foste partigiani e testimoniaste direttamente la volontà di eleggere Libertà e Giustizia a reggere i rapporti tra le persone ed i popoli perché tutti possano vivere in Pace, contro la ferocia che il Nazifascismo aveva instaurato in Europa e nel mondo. Voi che avete ereditato i valori di libertà e giustizia che tale lotta seppe incarnare, voi che oggi desiderate prolungarne la storia ed il valore senza perderne la traccia significativa nella moralità che detta i vostri gesti.

La festa della Liberazione è per noi l’omaggio alla Resistenza partigiana, ai suoi valori, il ricordo indelebile del suo esempio. Tuttavia il 25 aprile scorso il comizio convocato dall’ANPI a Porta San Paolo ha accolto diversi esponenti dell’Associazione Romana Amici d’Israele, che appoggia il razzismo nazionalista dello Stato di Israele, ed ha distribuito un volantino che inneggiava al sionismo e allo Stato di Israele.


Tra la folla spiccavano inoltre diverse bandiere israeliane, tra cui quella dell’aviazione israeliana. Era inoltre presente Fiamma Nirenstein, deputata del PDL, proprietaria di un immobile presso un insediamento illegale israeliano, Gilo, costruito su terre occupate palestinesi.

Confidando nelle vostre buone intenzioni vorremmo in questa sede ricordarvi il motivo per cui riteniamo che Israele non solo non rappresenti i valori della Resistenza, ma ne faccia scempio. Vorremo ricordarvi l’esigenza di sapere da voi difesi tali valori, nella memoria di chi diede la vita per farli rispettare:

  • Il valore della pace ed il ripudio di guerre offensive riconosciuto dall’articolo 11 della Costituzione Italiana, violato dall’ esercito di Israele innumerevoli volte, ultima delle quali nel dicembre 2008 a Gaza, quando l’aviazione israeliana commise un massacro (1400 morti, la maggior parte dei quali civili, 352 bambini);

  • Il valore della libertà di ogni individuo, riconosciuto nella carta universale dei diritti umani e principio fondante della resistenza contro l’occupazione tedesca e contro il regime fascista in Italia. Tale principio viene negato al popolo palestinese da 62 anni. 7 milioni di rifugiati in esilio e persone internamente dislocate non possono ritornare alle proprie case, 11.000 prigionieri politici vivono in condizioni disperate nelle carceri israeliane (di cui 340 bambini), 2.4 milioni di abitanti nella West Bank vivono segregati al di là di un muro illegale (condannato dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia nel 2004) e privi di libertà di movimento, 1.5 milioni di palestinesi vivono nella Striscia di Gaza sotto Assedio, in una prigione a cielo aperto, ridotti alla fame da un embargo disumano;

  • Il valore dell’uguaglianza, riconosciuto dalla carta universale dei diritti umani, dalla costituzione italiana e da innumerevoli trattati del diritto umanitario internazionale. Tale valore viene negato ai palestinesi in quanto Israele si autodefinisce “Stato democratico Ebraico” e tutti gli abitanti non ebrei di Israele non godono degli stessi diritti degli altri cittadini. Per questo motivo La Legge Per il Ritorno israeliana rilascia immediata cittadinanza a tutti gli ebrei nel mondo che intendano trasferirsi a vivere in Israele. Un diverso trattamento viene invece riservato ai rifugiati palestinesi che scapparono o furono cacciati durante la guerra del 1948. Tali persone posseggono ancora case, terre e legami familiari in quei luoghi di origine. Israele tuttavia non riconosce loro il diritto al ritorno e quindi di cittadinanza (diversamente da quanto prescritto dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite). Uguaglianza viene similmente negata ai palestinesi cittadini dello stato d’Israele, sottoposti a leggi discriminatorie che ne limitano le libertà personali (nel matrimonio e nell’acquisto di immobili, per esempio);

  • Il valore dell’ autodifesa contro una forza occupante, che vede i palestinesi nel diritto di opporsi ad un continuo ed implacabile progetto di pulizia etnica che li vuole allontanare dalle proprie case e dalle proprie terre (nei soli quartieri di Silwan e Sheik Jarrah, presso Gerusalemme Est, migliaia di Palestinesi hanno recentemente ricevuto ordini di espulsione dalle proprie case);

  • Il valore universale di giustizia, principio fondante del diritto internazionale e principio morale a cui i partigiani si ispirarono, di cui la Signora Fiamma Nirenstein è flagrante violatrice in quanto proprietaria di un immobile costruito su terre illegalmente sottratte ai proprietari legittimi. Le colonie israeliane sono state ripetutamente definite illegali nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU n°446, 452, 465, 471 e 476.

Vi chiediamo pertanto di raccogliere informazioni circa le innumerevoli violazioni del Diritto Internazionale compiute da Israele dal 1948 fino ad oggi;

Vi preghiamo di continuare la lotta contro l’antisemitismo ed ogni forma di razzismo che sorge nel mondo, incarnando in questo la volontà degli innumerevoli martiri di cui l’ANPI raccoglie la storia;

Vi invitiamo ad unirvi con noi nella Campagna di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni contro Israele, una forma di resistenza non violenta volta a fare pressioni sullo Stato di Israele affinché tutti i valori che abbiamo elencato precedentemente vengano rispettati;

Vi esprimiamo il nostro desiderio di incontrarvi per approfondire insieme le ragioni del nostro scontento ed i contenuti di questa missiva.

sabato 15 maggio 2010

Sosteniamo la Freedom Flotilla

In questi giorni sta salpando dai porti di Irlanda, Turchia e Grecia, alla vota di quello di Gaza City una flotta di otto navi che trasportano materiali da costruzione, impianti di desalinizzazione dell’acqua, impianti fotovoltaici, generatori, materiale per la scuola e farmaci da consegnare alla società civile palestinese.



Si tratta di un'azione di alcune organizzazioni e reti di solidarietà internazionale, necessaria per la sopravvivenza della popolazione di Gaza, che da più di tre anni vive sotto un assedio asfissiante, priva di generi di prima necessità e dei materiali indispensabili per ricostruire un territorio martoriato dall’operazione “piombo fuso” dell’esercito israeliano, che ha causato oltre 1400 morti, tra cui 400 bambini, e più di 5000 feriti dovuti anche all’uso di armi proibite dal Diritto Internazionale, quali l’uranio impoverito e quelle al fosforo bianco.


Il governo israeliano ha dichiarato che impedirà in tutti i modi possibili (anche con la forza se necessario) l’arrivo delle navi e la consegna dei materiali. Se ciò avvenisse sarebbero in pericolo anche i 600 passeggeri di oltre 40 nazionalità che sono imbarcate sulle navi.

Per evitare che ciò avvenga, e permettere che le navi possano consegnare il materiale, chiediamo:

  • una chiara e pubblica presa di posizione delle forze politiche, dei parlamentari, degli uomini di cultura e dell’associazionismo che prevenga una ulteriore azione del governo israeliano condotta in spregio delle leggi che regolano il diritto internazionale e la convivenza civile dei popoli
  • che l’Italia eserciti una forte pressione politica e diplomatica sul governo israeliano affinché non ostacoli l’arrivo della flotta al porto di Gaza City, ripetendo, in acque internazionali, le azioni di pirateria già effettuate in analoghe circostanze negli scorsi anni.

Il silenzio che nel nostro Paese circonda le sofferenze inflitte alla popolazione di Gaza e l’assenza di attenzione verso le iniziative umanitarie di associazioni e comitati di solidarietà è inaccettabile e colpevole: quindi confidiamo in una sua iniziativa.

domenica 2 maggio 2010

Mercato Libero?



Nel maggio del 2007, Israele e' stato invitato ad accedere all'Organizazzione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Suppostamente, le norme dell'OCSE richiedono alcune condizioni per l'accessione di uno stato - il rispetto ai diritti umani, un impegno per la democrazia e per il mercato libero.

Nel fratempo, Israele e' stato credibilmente accusato (nel Goldstone Report, ma non solo) di crimini di guerra durante l'attacco su Gaza e di violazione della legge umanitaria internazionale non solo in Gaza ma anche nella Cisgiordania.

Tanto per il rispetto ai diritti umani. E la democrazia? Può un governo che controlla la vita di milioni di persone che non hanno preso parte alle elezioni, essere chiamato “una democrazia”? Può il governare militarmente una popolazione civile esser considerato qualcosa di diverso da una dittatura?

Per quanto riguarda il mercato libero, non siamo cosi' convinte della realta' di questo concetto nel nostro paese o nei altri paesei gia' membri dell'OCSE - ma usare la parole "libero" in un contesto che include i territori palestinesi occupati, e' semplicemente assurdo.

Israele dirige un'economia d'occupazione militare. Le statistiche presentate all'OCSE da Israele includono la Cisgiordania - o meglio includono l'economia dei coloni. Ma nei calcoli di reditto medio non vengono inclusi neanche i palestinesi che lavorano negli insediamenti - a reditto bassissimo - e nel resoconto dei servizi sociali, non si parla dell'esclusione da tali servizi degli operai palestinesi che hanno pagato i contributi.

Dell'economia, schiacciata e soffocata, dei palestinesi sotto occupazione non si parla affatto. E l'OCSE l'accetta. Il problema dell'inclusione di insediamenti illegali nelle statistiche e' risolto come problema tecnico, invece di problema politico, e i palestinesi diventano di nuovo invisibili. Nelle parole di economista israeliano Shir Hever

"L'OCSE tratta Israele come un paese con 7 millioni di cittadini, invece di uno stato che ha 11 milioni di soggetti di cui 4 millioni palestinesi che vivono sotto occupazione."

Mancano ormai pochi giorni all'11 maggio, data in cui si prevede la decisione dell'OCSE sull'adesione di Israele come stato membro. A meno che non ci sia una forte mobilitazione per fargli cambiare idea!

Per bloccare l'ingresso di un nuovo stato membro è sufficiente un solo voto contrario!

Si è saputo che l'Unione europea adotterà una posizione comune, perciò i paesi che hanno qualche dubbio come la Norvegia e la Turchia hanno tuttavia paura di esprimere dissenso per conto proprio. Belgio e Irlanda si sono mostrati aperti alle nostre ragioni, ma hanno bisogno di essere "spinti" per essere in grado di contestare il processo decisionale burocratico a livello UE.

Facciamo sì che sappiano di non essere soli, e che dovrebbero opporsi all'adesione di Israele senza paura. L'Israele non va premiato con la legittimazione per crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale. L'OCSE sarebbe in contraddizione con i propri principi se dovesse accettare l'adesione di Israele. Chiediamo coerenza!

Firma la lettera al Segretaria Generale dell'OCSE e a tutti i stati membri, chiedendogli di votare contro l'adesione di Israele all'OCSE.

Versione italiana della lettera.


Premiare Israele per le sue violazioni di diritti umani non portera' ne' pace ne' giustizia

Ulteriori informazione sull'economia dell'occupazione

Gli Aspetti Economici dell'Occupazione dal '67 a Oggi
Disoccupazione alle Stelle in Cisgiordania e Gaza
Aiuti umanitari per la Palestina: vaccino contro un’economia moderna
Economy of the Occupation (inglese)