martedì 31 marzo 2009

No alla NATO - No alla Guerra - 60 Anni sono Abbastanza


Dal 3 al 5 aprile 2009 si svolge a Strasburgo il summit per celebrare il 60° anniversario della NATO e definirne il piano strategico militare e nucleare di espansione.

Cittadini sono sotto il coprifuoco:

Per molti di loro e' stato imposto l' obbligo di mostrare una tessera magnetica data loro in dotazione per poter accedere ai propri quartieri di residenza.


Inoltre e' stata imposta loro, la rimozione forzata di bandiere della pace che erano state sistemate sui balconi e finestre delle loro case. Direttive queste, arrivate direttamente dagli Stati Uniti.


E' questa la sicurezza che vogliamo?


Da ormai dieci anni vediamo i continui tentativi della NATO di allargamento fino ad arrivare ai confini della Federazione russa che infatti risponde con l’annuncio di un “massiccio riarmo” a partire dal 2011. E’ la conferma che la corsa agli armamenti sta ritornando ai livelli della guerra fredda.

I movimenti per la pace dell’Europa a Strasburgo dicono :

“ NO alla NATO- NO alla guerra- 60 anni sono abbastanza ”

con manifestazioni, azioni nonviolente di disobbedienza civile e un Convegno alternativo con le donne protagoniste, fra cui le Donne in nero europee e molte altre reti pacifiste

Le Donne in Nero di Napoli e Torino hanno preparato documenti per il convegno. Clicca:
per leggere i contributi

Quest’anno la spesa militare mondiale sta raggiungendo i 1500 miliardi di dollari, il 45% in più rispetto al 1998. Il primato spetta ai paesi della NATO la cui spes
a totale equivale a quasi i tre quarti di tutto il business bellico mondiale. La politica UE è sempre più legata alla NATO e questo alimenta il riarmo, la militarizzazione dei territori, le politiche sicuritarie e l’idea di una “Europa fortezza”.

E L’ Italia?
Secondo la NATO, la spesa militare italiana nel 2008 ha superato i 30
miliardi di dollari e su scala mondiale (secondo il SIPRI) come spesa militare procapite si colloca al quinto posto nel mondo.

Ricordiamo che dal 2006 al 2008 l’aumento della spesa militare italiana
ha superato il 21%. Nonostante l’articolo 11 della Costituzione, l’Italia è tra i maggiori responsabili dell’ aumento della spesa militare nel mondo: un’ immensa quantità di denaro pubblico destinato ad armamenti, missioni militari camuffate da missioni di pace, basi, accordi militari internazionali.

Oggi in piena crisi economica

Non ci sono soldi:

Per la scuola , l’universita', la Ricerca, la sanita’, l’ambiente, il lavoro, la spesa sociale, la giustizia .....

Ma per le spese militari SI’
  • Per il faraonico progetto di costruzione e acquisto di 131 aerei cacciabombardieri JSF (un impegno di spesa di 15 miliardi fino al 2026)
  • La nuova base USA di Vicenza(37% a carico dell’Italia)

Questa distribuzione delle risorse, nel più totale silenzio mediatico, è una scelta di irresponsabilità sociale, che genera insicurezza e ingiustizia .

Una sicurezza basata sull'opzione militare e repressiva non ci rassicura. Sicurezza per noi è vivere in un mondo accogliente, fondato sulla corresponsabilità , la solidarietà, il rispetto, l’ascolto e il riconoscimento reciproco. Solo così si può costruire la pace.

Pace e guerra
sono di essenz
a diversa.
La loro pace e la loro guerra
son come vento e tempesta.

La guerra cresce dalla loro pace
come il figlio dalla madre.
Ha in faccia

i suoi lineamenti orridi.






La loro guerra uccide
quel che alla loro pace
è sopravvissuto.

(Berthold Brecht)

lunedì 23 marzo 2009

L'accordo di cooperazione militare Italia - Israele lede la costituzione italiana


"L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Articolo 11 della costituzione italiana.




Si puo' ripudiare la guerra e accettare un accordo d
i cooperazione militare con uno stato belligerante contro altri paesi, uno stato che da piu' di 40 anni usa la sua forza militare per occupare e riprimere la liberta' del popolo palestinese, uno stato che ora e' accusato di crimini di guerra e gravi violazioni della legge umanitaria?



Noi diciamo di no!


Quindi invitiamo tutte e tutti a scrivere al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricordandogli il suo ruolo da garante della costituzione, e esigendo la sospensione immediata dell'accordo militare con Israele.

Potete scaricare la cartolina, cliccando sulle imagine e poi salvandole. Mandatele a Presidente Napolitano al Palazzo del Quirinale, 00187 Roma o per fax a 06-46993125.

giovedì 12 marzo 2009

Esautorate della nostra voce dalle violenze che ci colpiscono ogni giorno: 8 marzo a Vicenza


Nel giorno dell'8 marzo, noi donne:

  • Ci sentiamo esautorate della nostra voce dalle violenze che ci colpiscono ogni giorno, dall'esclusione dal lavoro, dall'impoverimento della scuola.
  • Ci sentiamo private della scelta sul nostro corpo, sul nostro territorio, sul nostro futuro.
  • Non vogliamo assistere da spettatrici silenziose alla costruzione di un'ennesima base militare, all'aeroporto Dal Molin, che devasta la nostra città UNESCO per esportare la guerra in altri paesi.
  • Non vogliamo che venga compromessa la nostra falda acquifera, derubata la nostra città dell'ultima grande area verde.
  • Tutte insieme, da diversi punti del nostro territorio, da diverse appartenenze e visioni del mondo vogliamo occuparci del bene comune per la nostra città.
Con queste parole le donne del Presidio No Dal Molin hanno esteso un invito a tutte le donne interessate a vivere da protagoniste la loro citta' a passare la giornata internazionale della donna insieme a loro in un camino silenzioso per le strade della citta' e poi davanti all àeroporto civile Dal Molin per testimonianze sulla guerra, una mostra fotografica e una performance teatrale.

Le Donne in Nero di Padova e Verona hanno accolto l'invito. Quest'anno non e´ stato possibile entrare nel parco della pace a prendersi cura delle piante, come hanno fatto l'anno scorso. Ma hanno cantato, parlato, ascoltato l'intervento di una storica locale sul rapporto donne e guerra. Con nastri colorati, hanno riscritto sulla recinzione NO DAL MOLIN. Hanno incontrato ancora una volta le amiche del Presidio, la loro tenacia, la loro creativita' e il loro affetto.

lunedì 9 marzo 2009

L’ANTIDOTO ALLA VIOLENZA NON È IL CONTROLLO MA IL RISPETTO

La violenza contro le donne ha le sue radici in una cultura che considera i corpi delle donne oggetti di proprietà degli uomini. È una cultura che disprezza e considera esseri inferiori le donne, negando loro libertà e autodeterminazione.
Scendiamo di nuovo in piazza perché lo stupro è una forma orribile di violenza e perché il clamore sollevato dagli ultimi terribili episodi ha deliberatamente spostato l’attenzione pubblica dalle vere radici della violenza sulle donne a un problema di sicurezza.

Tutti i dati statistici confermano che la maggioranza delle violenze, anche quelle sessuali, così come le uccisioni di donne (una ogni due giorni) vengono perpetrate tra le pareti domestiche da uomini “noti”, cioè vicini alle vittime: mariti, conviventi, fidanzati, parenti, amici…

È ipocrita e strumentale addossare agli immigrati la responsabilità principale. In questo modo non si fa altro che alimentare l’intolleranza e il razzismo.

Televisioni, giornali e pubblicità usano spesso il corpo femminile in maniera offensiva e degradante. Purtroppo l’attuale primo ministro non fa che confermare questa cultura sessista quando si riferisce alle donne - spesso e volentieri - con apprezzamenti triviali e umilianti.

La cultura sessista che considera e rappresenta le donne come esseri inferiori è la principale responsabile delle violenze!

Per affrontare il dramma la violenza contro le donne non servono decreti d’urgenza sulla sicurezza i quali, fra l’altro, prevedono ronde come se le donne fossero “proprietà” da presidiare.

Scendiamo di nuovo in piazza anche per riaffermare a gran voce che il corpo delle donne non può e non deve essere utilizzato in modo strumentale da nessuno e che vogliamo vivere in uno stato laico, nel quale la disposizione del proprio corpo, la vita e la morte sono diritti individuali indisponibili, come chiaramente prescrive la nostra Costituzione.

La vergogna della violenza sessista, in tutti i suoi aspetti, non può essere risolta esclusivamente attraverso la repressione o l’aggravamento delle pene.
E’ necessario ri-finanziare e potenziare i centri anti-violenza e le case protette per le donne maltrattate.

Ma soprattutto occorre un cambiamento profondo nella cultura e nelle relazioni tra donne e uomini.
Tutte e tutti siamo chiamate/i ad impegnarci in prima persona.
Occorrono un progetto e un lavoro di approfondimento e di sensibilizzazione fin dall’infanzia, nelle scuole, per affermare la cultura del rispetto tra i generi.



Via Vanchiglia 3 – 10124 Torino Tel. 011 8122519 e-mail casadelledonne@tin.it www.casadelledonnetorino.it

f.i.p. 3 marzo 2009

dalle donne in nero di Torino

8 Marzo 2009 Giornata internazionale della donna


Avremmo voluto essere qui oggi per parlare e riflettere sui cambiamenti che le donne, nei loro percorsi di libertà, hanno portato nella società, nel lavoro, nelle relazioni tra persone, nella cura degli affetti e della vita quotidiana. Ma non è così.
Ancora una volta l’8 di marzo diventa un giorno per parlare della violenza sulle donne.

Nonostante sia ormai acquisito il fatto che il 90% degli abusi avvenga in famiglia e che la prima causa di morte delle italiane sotto i 40 anni sia per mano del partner o ex-partner o conoscente o familiare, l’emergenza della violenza sulle donne non viene assunta come necessità di una riflessione pubblica sull’esistenza di una violenza esercitata dal genere maschile sul genere femminile per pensare quindi ad adeguati interventi culturali; ma viene presa, da chi ci governa, come pretesto per creare un clima culturale autoritario, di paura del “diverso” e per legiferare misure repressive (ronde..…), che portano alla militarizzazione del territorio.
Ancora una volta i corpi delle donne sono tornati ad essere “cose”

Crediamo che questa oggettivazione del corpo delle donne non riguardi solo noi, ma che su questo gli uomini debbano interrogarsi a fondo.
Se davvero gli uomini hanno a cuore la violenza sulle donne non possono più rinviare una riflessione su se stessi e la propria sessualità e aggressività.
Insieme donne e uomini dobbiamo, nel rispetto della reciproca differenza sessuale, costruire nuove relazioni che portino a ri-disegnare città e comunità accoglienti e sicure per tutte/i.
Ancora una volta come Donne in nero siamo qui, perché abbiamo scelto di non essere passive di fronte alle logiche imperanti che risolvono tutto solo con l’uso della forza, con la guerra, la militarizzazione e in definitiva con l’autoritarismo.

Siamo qui anche per tutte le donne che, nei luoghi di guerra e conflitti, continuano a farsi carico delle loro comunità; perché ovunque, nella quotidianità, sono le donne che reggono il mondo.


Donne in nero Fano

donneinnero@virgilio.it

sabato 7 marzo 2009

Corte Penale Internazionale: Giustizia per i crimini di Guerra a Gaza



La rete di Donne in Nero in Italia aderisce alla campagna lanciata da organizzazioni non governative per portare i responsabili per il massacro di Gaza davanti alla Corte Penale Internazionale.



Tlaxcala, la Rete dei Traduttori per la diversità linguistica promuove anche una campagna civile mondiale di invio di lettere alla Corte Penale Internazionale per ottenere che Israele sia giudicato per crimini di guerra. Potete scaricare la lettera in italiano da:



http://docs.google.com/Doc?id=dgqhbbxc_69g3sgjqd5



La campagna in Italia viene lanciata dal coordinamento giuristi della Associazione Argon - Network of Artists Against War Italia con una Conferenza Stampa che si terrà Lunedì, 9 marzo 2009, ore 10:00 - 12:00, presso il Centro Congressi Cavour, in via Cavour 50/A - Roma.



La città di Roma, che ha tenuto a battesimo la firma del trattato istitutivo della Corte Penale Internazionale de La Hague (luglio 1998, in vigore dal luglio 2002), ospiterà l'avvocato Gilles Devers, di Lione, in qualità di legale rappresentante presso l'alta Corte della istanza di oltre 300 organizzazioni non governative e associazioni nazionali ed internazionali, costituite contro i crimini di guerra commessi dall'esercito israeliano nei 22 giorni di bombardamento sulla striscia di Gaza e sulla popolosissima Gaza City.



Tra le associazioni vi segnaliamo il Bruxelles Tribunal, Avocats pour la Justice au Proche-Orient e il Centre arabe pour l’indépendance de la justice et de la magistrature. L'iniziativa giuridica della società civile internazionale promossa in Italia dal Network degli Artisti italiani e lanciata dalla Rete dei Traduttori per la diversità linguistica Tlaxcala è la prima ad essersi costituita presso l'alta Corte Penale Internazionale, il 22 gennaio ultimo scorso e le sottoscrizioni sono attualmente ancora aperte alle Associazioni e alle Ong.



http://www.tlaxcala.es/detail_campagne2.asp?ref_campagne=10&lg=it



Presso la Corte Penale Internazionale, per i medesimi crimini di guerra, sono da ritenersi di rilevante importanza le costituzioni "di Stato", come quelle della Turchia, della Bolivia e dei Reali di Giordania. Sono numerosissime ad oggi le organizzazioni e associazioni internazionali impegnate nella raccolta degli elementi probatori per l'incriminazione, ultima l'iniziativa che fu per i crimini di guerra nel Ruanda del Tribunale per i diritti dell'Infanzia (1994).



L'incontro romano per promuovere il procedimento presso la Corte Penale internazionale, gode inoltre dei benefici auspici dell'analogo procedimento istruito presso la Audiencia Nacional di Spagna su crimini di guerra commessi da Israele a Gaza nel 2002. Un procedimento questo, che si fonda sullo stesso istituto del Diritto Universale, radice giuridica in Roma della Corte Penale internazionale de la Hague.

Alla conferenza stampa interverranno: Gilles Devers, avvocato in Lione http://www.justiceforpalestinians.net/
Paolo Serventi Longhi, delegato eletto FNSI presso l' IFJ, recentemente in visita con la stampa internazionale a Gaza.
http://www.rassegna.it/articoli/2009/01/23/41832/delegazione-ifj-a-gaza-per-la-fnsi-paolo-serventi-longhi
Ignazio Juan Patrone, MEDEL - Magistrats Europèens pour la Dèmocratie et les Libertès, già presidente, delegato per la presidenza italiana.
http://magistraturademocratica.it/taxonomy/term/7
Gennaro Francione, scrittore e drammaturgo, già magistrato, delegato per il Network of Artists Against War Italia
http://www.antiarte.it/eugius/
Forum Palestina, la rete di associazioni di ritorno dall'ultima carovana italiana per Gaza, via Rafah, Egitto.
http://www.forumpalestina.org/
Loredana Morandi, opinionista e pittrice, presidente della Associazione Argon / Network Artists Against War Italia
http://www.giustiziaquotidiana.it/
Network of Artists Against War Italia Loredana MorandiPres. Associazione Argon - Artists Against War Italiaper contatti 348/7490558
http://www.bloggersperlapace.org/ - http://www.artistsagainstwar.info/

Traduzione simultanea dal francese all'italianoBrune Seban - 338/9616419

giovedì 5 marzo 2009

l'8 marzo “Giornata internazionale della Donna” non è per noi momento di celebrazione e di festa


Proviamo apprensione, sdegno e volontà di ribellione di fronte a politiche istituzionali ispirate ad autoritarismo, sessismo e razzismo che producono in Italia un profondo decadimento culturale e mettono a rischio i fondamenti della convivenza civile.

Di fronte ai reali problemi, alle difficoltà, alle inquietudini che investono le nostre vite e che nascono da una crisi economica globale, dall’incertezza e dalla precarietà del lavoro, il governo risponde con provvedimenti che erodono le tutele sociali e con normative securitarie e limitative di diritti e libertà.

Queste scelte hanno una valenza particolarmente negativa sulla vita delle donne.

I tagli ai servizi sociali – scuola, sanità, assistenza – scaricano sulle nostre spalle i compiti di cura, azzerando o riducendo anche quelle esperienze di supporto pubblico già esistenti in tanti territori. Le misure anticrisi, presentate come rimedi urgenti e utili a ridurre la precarietà e a fronteggiare i licenziamenti e la disoccupazione, rivelano la loro profonda inadeguatezza: le donne, già discriminate nella formazione, nella retribuzione, nelle possibilità di avanzamento professionale, sono le prime ad essere licenziate.

Se poi prendiamo in considerazione il modo con cui viene affrontato il problema della violenza sulle donne, la nostra apprensione aumenta. Sebbene sia ormai acquisito il fatto che il 90% degli abusi avviene in famiglia e che le radici di questo fenomeno stanno nell’ineguale rapporto tra i sessi e nel rifiuto dell’autonomia e della libertà femminile, l’attuale governo, invece di assumere come centrale nella riflessione pubblica l’esistenza di una violenza esercitata dal genere maschile sul genere femminile e pensare ad adeguati interventi culturali prima che repressivi, decurta i finanziamenti ai centri antiviolenza, riduce il numero dei consultori e taglia i fondi per la formazione e l’assunzione degli operatori socio-sanitari, figure indispensabili nella tutela della salute e nei percorsi di uscita dai traumi generati dai maltrattamenti subiti.

L’attenzione viene all’opposto spostata sugli stupri o le aggressioni di strada, allontanando così lo sguardo dall’ambito familiare e dall’insieme delle relazioni sociali in cui la violenza si produce in una quotidiana normalità. Si costruiscono così figure di criminali che per nazionalità, singolare e inusuale crudeltà o tara psichica compirebbero reati estranei alle nostre tradizioni e al nostro codice morale. In questo senso la legalizzazione delle ronde private, prevista dal recente decreto governativo, non solo ci pare espressione di una barbarie istituzionale e legislativa, ma una strumentalizzazione dei corpi violati delle donne. Le ronde non sono vissute da noi come rassicurazione, ma come ulteriore minaccia e occasione di possibili arbitri, illegalità e soprusi.

In ogni ambito della vita associata le iniziative del governo minacciano un orizzonte democratico che pensavamo garantito dalla nostra carta costituzionale, limitando fondamentali diritti civili come la libertà di stampa e il diritto di sciopero, e inducendo una profonda disparità nella fruizione della cittadinanza. Ci riferiamo in modo specifico al disegno di legge 733 in via di approvazione, che introduce il reato di clandestinità per i migranti, uomini e donne, e sollecitando i medici alla denuncia degli irregolari, li priva dei più elementari diritti umani, come il diritto universale ed inalienabile alla salute. Questa situazione grava in modo particolare sulle donne straniere, mettendo a rischio la loro salute sessuale e riproduttiva, e pone degli ostacoli alla possibilità di accedere, per la tutela di figli e figlie, alle vaccinazioni e ad altri interventi di cura e prevenzione.

Usando come pretesto il tema dell’insicurezza, della tutela dei cittadini e del territorio, si mettono in atto politiche che hanno l’evidente finalità di esercitare un controllo sempre più pesante e totale sui corpi e sulla libertà dei singoli di decidere delle proprie vite. L’attuale maggioranza di governo abdica ad ogni principio di laicità e alleandosi con le gerarchie vaticane rende esplicito il suo progetto di normare in modo autoritario gli ambiti più complessi e delicati dell’esistenza di ognuno, quelli della vita e della morte. La destra italiana configura uno stato etico che diffida della libertà responsabile delle persone, impone comportamenti e morale e sgretola il tessuto sociale del nostro paese, inquinando le relazioni civili di convivenza.

Le donne si rifiutano di accettare il degrado culturale dilagante, la regressione del senso comune e l’abbandono dei valori di uguaglianza, laicità e dignità della persona

Per questo invitano tutte ad esprimere la propria volontà di cambiamento

manifestando

sabato 7 marzo

dalle ore 16 alle ore 17

davanti alla Prefettura di Udine (via Piave)

e dalle ore 17 alle ore 19

in Piazza Matteotti sempre a Udine


Coordinamento donne contro la violenza


dalle donne in nero di Udine

martedì 3 marzo 2009

Che Si Affretti La Giustizia


Oggi, il 4 marzo 2009, si lancia il Tribunale Russell Sulla Palestina. I tribunali Russell sono tribunali della societa' civile che cercano a rompere il silenzio istituzionale su situazioni di gravi ingiustizie.

Il tribunale sulla Palestina e' stato lanciato a seguito di un appello da parte di Ken Coats(Presidente della Bertrand Russell Peace Foundation), Nurit Peled (Premio
Sakharov per la liberta' di pensiero) e Leila Shahid (Delegata generale della Palestina presso la Unione Europea) e con il supporto di oltre un centinaio di note peronalita' internazionali.

La recente guerra, condotta dal governo e dall'esercito israeliano, su Gaza gia' sottoposta a blocco, sottolinea la particolare responsabilita' degli Stati Uniti e dell'Unione Europea nella perpetuazione dell'ingiustizia perpetrata nei confronti della popolazione palestinese, deprivata dei diritti fondamentali.

Tante testimonianze, durante e dopo l'attacco israeliano su Gaza, ci hanno riportato gli orrori e crudelta' a cui la gente inerme di Gaza e' stata sottoposta - una delle piu' schiaccianti e' quella di due chirughi della Gran Bretagna che sono riusciti a raggiungere Gaza durante l'invasione.

Riportiamo qui una parte dal rapporto che hanno scritto.

Le armi israeliane

Gli armamenti impiegati, oltre alle bombe e agli esplosivi ad alto potenziale convenzionali, includono anche tipologie non convenzionali. Ne sono state identificate almeno quattro categorie:

Proiettili e bombe al fosforo

I testimoni oculari affermano che alcune bombe esplodevano in quota, rilasciando un ampio ventaglio di micro-ordigni al fosforo che si distribuivano su un’ampia superficie. Durante l’invasione via terra, i carri armati erano usi sfondare le mura delle case con proiettili ordinari per poi far fuoco al loro interno con proiettili al fosforo. Questo metodo permette di scatenare terribili incendi all’interno delle strutture, ed un gran numero di corpi carbonizzati è stato rinvenuto ricoperto da particelle di fosforo incandescente.

Un preoccupante interrogativo è posto dal fatto che i residui rinvenuti paiono amalgamati ad un agente stabilizzante speciale, che gli conferisce la capacità di non bruciare completamente, fino all’estinzione. I residui di fosforo ancora coprono le campagne, i campi da gioco e gli appartamenti. Si riaccendono quando i bambini curiosi li raccolgono, oppure producono fumi tossici quando i contadini annaffiano le loro terre contaminate. Una famiglia, ritornata al suo orto dopo le ostilità, ha irrigato il terreno ed è stata inglobata da una coltre di fumo sprigionata dal suolo. La semplice inalazione ha prodotto epistassi.

Dagli ospedali, i chirurghi raccontano di casi in cui, dopo una laparotomia primaria per curare ferite relativamente piccole e poco contaminate, un secondo intervento ha rivelato aree crescenti di necrosi dopo un periodo di 3 giorni. In seguito, la salute generale del paziente si deteriora ed, entro 10 giorni, necessitano un terzo intervento, che mette in luce una massiccia necrosi del fegato. Questo fenomeno è, a volte, accompagnato da emorragie diffuse, collasso renale, infarto e morte. Sebbene l’acidosi, la necrosi del fegato e l’arresto cardiaco improvviso siano tipiche complicazioni nelle vittime di fosforo bianco, non è possibile attribuirle alla sola opera di questo agente.

È necessario analizzare ed identificare la vera natura di questo fosforo modificato ed i suoi effetti a lungo termine sulla popolazione di Gaza. È anche urgente la raccolta e lo smaltimento dei residui di fosforo sulla superficie dell’intera regione. Queste sostanze emettono fumi tossici a contatto con l’acqua: alla prima pioggia potrebbero avvelenare tutta la Striscia. I bambini dovrebbero imparare a riconoscere ed evitare questi residui pericolosi.

Bombe pesanti
L’uso di bombe DIME (esplosivi a materiale denso inerte) risulta evidente, anche se non è stato determinato con chiarezza se sia stato impiegato uranio impoverito nelle aree meridionali. Nelle zone urbane, i pazienti sopravvissuti mostrano amputazioni dovute a DIME. Queste ferite sono facilmente riconoscibili perché i moncherini non sanguinano ed il taglio è netto, a ghigliottina. I bossoli e gli shrapnel delle DIME sono estremamente pesanti.

Bombe ad implosione
Tra le armi usate, ci sono anche i bunker-buster e le bombe ad implosione. Ci sono casi, come quello del Science & Technology Building o dell’università islamica di Gaza, in cui un palazzo ad otto piani è stato ridotto ad un mucchio di detriti non più alto di un metro e mezzo.

Bombe silenziose
La popolazione di Gaza ha descritto un nuovo tipo di arma dagli effetti devastanti. Arriva sotto forma di proiettile silenzioso, o al massimo preceduto da un fischio, e vaporizza tutto ciò che si trova in aree estese senza lasciare tracce consistenti. Non sappiamo come categorizzare questa tecnologia, ma si può ipotizzare che sia una nuova arma a particelle in fare di sperimentazione.

Esecuzioni
I sopravvissuti raccontano di tank israeliani che, dopo essersi fermati davanti agli appartamenti, intimavano ai residenti di uscirne. Di solito, i primi ad obbedire erano i bambini, gli anziani e le donne. Che, altrettanto prontamente, venivano messi in fila e fucilati sul posto. Decine di famiglie sono state smembrate in questo modo. Nello scorso mese, l’assassinio deliberato di bambini e donne disarmate è stato anche confermato da attivisti per i diritti umani.

Eliminazione di ambulanze
Almeno 13 ambulanze sono state vittima di sparatorie. Gli autisti e gli infermieri sono stati sparati mentre recuperavano ed evacuavano i feriti.


Apoggiamo il tribunale e anche le initiziative di altri gruppi per rendere possibili processi contro dirigenti israeliani alla Corte Penale Internazionale dell'Aja perche´riconosciamo che la pace in Palestina e Israele non e´possibile mentre i diritti fondamentali dei palestinesi vengono calpestati con impunita´. Siamo anche d'accordo che i governi degli Stati Uniti e dell'Unione Europea sono complici nei crimini contro i palestinesi.

Durante i giorni terribili dell'attacco israeliano su Gaza, abbiamo spesso sentito un argomento da quelli che giustificano le azioni israeliane - se Hamas avesse avuto le armi che Israele possiede, avrebbero fatto cose peggiori. Nonostante la logica storta e disonesta' di quest'argomento, vediamo che contiene qualcosa di vero- quelli che non hanno armi non hanno le stesse possibilita' di uccidere e ferire. Quindi, vorremmo vedere anche sul banco degli imputati tutti quelli che hanno fornito le armi all'esercito israeliano, tutti quelli che usano in modo perverso la ingenuita' umana e le risorse della nostra pianeta per provocare gli effetti sul corpo umano descritti nelle testimonianze che sono arrivate da Gaza.

Che si affretti la solidarietà
che si affretti la giustizia
che si affretti la riparazione
che si affretti la speranza
Le aspettiamo in piedi !
che si affrettino!

Non Girare La Testa, La Violenza Sulle Donne Ti Riguarda



Non vogliamo più subire violenza ma non vogliamo neanche aver bisogno di protezione

In Italia stuprare una donna è reato, ma la "cultura dello stupro" , ovvero la presunzione maschile di superiorità e il disprezzo per la donna sono ancora largamente dominanti. Neanche la condanna più giusta potrà risarcire la donna violentata, ridarle fiducia e serenità, curare la ferita profonda dentro di se.


A chi ha responsabilità di governo in questo Paese
dai livelli più alti fino alle amministrazioni locali

chiediamo innanzitutto di essere con parole gesti e comportamenti modello di relazioni rispettose della diversità di genere, della pari dignità della donna, delle libertà femminili, senza triviali ammiccamenti e allusioni sessite, di rimuovere le discriminazioni che ancora nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nella società e nella cultura penalizzano el donne; di promuovere subito una campagna martellante e assordante in TV, nei giornali, negli uffici pubblici per contrastare l'immagine ancora dominante e pervasiva della donna tutto corpo e niente cervello, della donna seduttrice o sedotta, della donna strumento di piacere sempre a disposizione, perchè nessuno stupratore italiano o straniero deve ancora poter dire." Non credevo di aver fatto una cosa tanto grave". Lo stupro non ha niente a che fare con la sessualità. E' solo la reazione vigliacca e criminale contro la libertà della donna, il suo diritto di decidere se, come e con chi vivere la sessualità.


Ma anche noi tutti uomini e donne

diventiamo complici delle violenze quotidiane sulle donne - sia quelle che si consumano in luoghi aperti, sia quelle, molto più frequenti e odiose, che avvengono nell'intimità della famiglia, degli amici e dei conoscenti da cui pensi di non doverti difendere - se distogliamo lo sguardo, se abbassiamo gli occhi, se ci rifiutiamo di pensare che sempre là dove una persona subisce violenza la cosa ci riguarda non solo perchè domani può capitare a no, alle nostre figlie e compagne, ma anche perchè una comunità che non si cura di chi subisce violenza è ingiusta iniqua e pericolosa per tutti.


Solo lo sguardo degli/delle  altri/e la loro attenzione può proteggerci.

Non saranno le forze dell'ordine, nè tanto meno le "ronde" dal cui sentimento di vendetta, di giustizia "fai da te" rischiamo di doverci difendere, a renderci più sicure, a permetterci di camminare serenamente per strada di giorno, ma anche di notte, senza sentirci prede braccate da uomini-lupo.


Solo città abitate da uomini e  donne che si rispettano, che sanno che il limite alla propria libertà è la libertà degli/delle  altri/e, che si incontrano e parlano con fiducia possono essere città sicure.


NON GIRARE LA TESTA LA VIOLENZA SULLE DONNE TI RIGUARDA


Donne in nero
Padova 4 marzo 2009 

lunedì 2 marzo 2009

Non Usate I Nostri Corpi Per Le Vostre Leggi Razziste


NON IN NOSTRO NOME


leggi xenofobe -
“guerra ai clandestini”
strumentalizzazione del corpo delle donne

“Una menzogna ripetuta cento, mille volte diventa verità”, diceva Gobbels, ministro della propaganda di Hitler.

Nonostante i dati del ministero degli interni dicano che già da vari anni in Italia i reati sono in diminuzione, negli ultimi anni hanno voluto farci credere che il problema principale degli italiani fosse la sicurezza, e non la fatica di arrivare a fine mese. Analogamente, nonostante in base ai dati ISTAT si può dire che gli immigrati, irregolari o no, delinquono un po’ meno degli italiani, vogliono inculcarci in testa il binomio “immigrato=delinquente”.

Dopo aver manipolato per tanti anni la percezione della realtà, con l’attuale governo la situazione è pr
ecipitata: senza neanche il contributo di una discussione parlamentare l’esecutivo continua a emanare decreti legge razzisti, xenofobi, lesivi dei diritti umani e quindi anticostituzionali.



REATO DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
Non contenti del tappeto di cadaveri che ricopre il fondo del Mediterraneo, i nostri governanti rendono illegale il fatto stesso di approdare sulle coste italiane, violando non solo le norme internazionali che proteggono i migranti e i richiedenti asilo, ma la più elementare solidarietà umana. Come se il fatto di essere nato in Italia o in Marocco o in Somalia non fosse altro che frutto del caso. Riempire le carceri di persone che non hanno commesso alcun reato è una barbarie, oltre che un assurdo spreco di denaro pubblico.

DENUNCIA DEI CLANDESTINI CHE SI RIVOLGONO ALLE STRUTTURE SANITARIE PUBBLICHE:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo [non ‘cittadino’] e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
(Costituzione italiana, art. 32). Oltre che in assoluto contrasto con il dettato consituzionale la norma collude con il codice deontologico dei medici; infatti il provvedimento ha sollevato un’ondata di protesta fra gli operatori sanitari.

OBBLIGO DI SCHEDATURA PER I SENZA DIMORA
Bisogna ricordare che è stato così, con la schedatura di alcuni gruppi di “indesiderabili”, che ha avuto origine il nazismo. Invece di sprecare denaro pubblico per schedare chi molto spesso è già conosciuto e a volte assistito dai servizi comunali, non sarebbe meglio trasferire ai Comuni le risorse necessarie per potenziare i servizi alla persona e le politiche per la casa?

EQUIVALENZA “CLANDESTINO”-STUPRATORE
Per quanto dai dati risulti che violenze contro le donne e stupri vengono perpetrati nella maggioranza dei casi all’interno delle mura domestiche, tutta l’attenzione mediatica, tutti i provvedimenti di legge e tutti i fondi vengono indirizzati alla repressione degli “stupratori-immigrati”. È l’ennesima strumentalizzazione del corpo delle donne per fini di carattere politico: additare gli immigrati “clandestini” come responsabili della violenza contro le donne, oltre che una falsità, è un modo per alimentare ulteriormente sentimenti xenofobi nella popolazione e produrre un imbarbarimento che porta a forme di giustizia fai-da-te.

RONDE
Di fronte alla ronde istituite con l’ultimo decreto ci sentiamo negate come cittadine e non rispettate come donne. Viene messo in discussione il nostro diritto ad essere tutelate con gli strumenti che la democrazia mette a disposizione. Ci sentiamo invece trattate come le femmine di un branco che devono essere sottratte al branco straniero. Quelle stesse femmine che vengono stuprate tra le mura domestiche e sulle quali si mette la sordina. Come sempre le donne non state interpellate sul tema: vengono solo “usate” come pretesto per tutt’altri fini. Quale sicurezza ci può dare una ronda o un branco di uomini che si aggira per il nostro quartiere, quando sappiamo benissimo che molto spesso il pericolo per noi viene proprio da uomini che hanno tanto bisogno di manifestare la propria virilità?

Noi donne in nero siamo profondamente angosciate da questo dilagante rigurgito razzista e assai preoccupate per gli esiti cui ci potrà portare. Non vogliamo essere complici di tanta barbarie, tanto più se agita strumentalmente “in difesa delle donne”. Non crediamo che soldati armati nelle piazze garantiscano maggior sicurezza, anzi: non solo quando ci sono più armi in giro i rischi aumentano per tutti, ma la militarizzazione dei luoghi dove viviamo conduce inevitabilmente anche a una modificazione in senso bellicista del nostro modo di pensare; è un modo per acuire i conflitti, non certo per affrontarli.

Vogliamo vivere in un paese civile, laico, solidale, rispettoso della Costituzione e dei diritti universali delle donne e degli uomini: è questa l’unica sicurezza di cui sentiamo il bisogno.

Vogliamo restare esseri umani

donne in nero di Piacenza
Piacenza, 25 febbraio 2009