domenica 30 gennaio 2011

Lavoro, diritti, dignità



  • Il contratto nazionale
  • La libertà di scioperare
  • La libertà di iscriversi al sindacato
  • Il diritto di esprimersi senza ricatti

Questo serve alla vita di oggi e per un futuro più degno per tutte e tutti.

Il 28 gennaio, è stato indetto dalla Fiom uno sciopero nazionale della categoria dei lavoratori e delle lavoratrici metalmeccaniche. A questo sciopero hanno aderito molte altre realtà e altre categorie in tutta Italia, dalla scuola all’università, dagli studenti ad altre categorie operaie e dei servizi.

Queste adesioni allo sciopero non sono per niente rituali. Non è semplice solidarietà verso “altri”, ma è una mobilitazione per difendere i diritti e il futuro di tutte e di tutti. Si tratta di questioni di portata generale, che riguardano la mancanza di prospettive, la precarietà, la perdita di diritti si
ndacali e sociali. La rilevanza del conflitto in corso è già apparsa in tutta la sua evidenza in occasione del referendum tenuto a Mirafiori il 13 e 14 gennaio.

La straordinaria risposta operaia (superiore a qualsiasi previsione!) al ricatto/referendum è stato un atto di resistenza e dignità per niente scontato che dice a tutti e tutte che ci si può opporre alla volontà di comando assoluto dell'impresa e alla cancellazione dei diritti collettivi.

Come scrivono le delegate Fiom della Fiat di Mirafiori e le donne Fiom di Torino, di Napoli e della Fiom nazionale:

in fabbrica e sulle linee di produzione ci sono molte operaie che già oggi denunciano condizioni di lavoro al limite della tollerabilità. Intensificare i ritmi, spostare la mensa a fine turno, tagliare le pause, imporre 120 ore di straordinario obbligatorio, penalizzare le assenze per malattia, significa […] la logica del super sfruttamento imposta col ricatto e l’autoritarismo, [che] spezza i corpi e le menti, spinge alla disperazione e all’umiliazione.

Giustamente le donne della Fiom rivendicano il diritto a una vita che non si esaurisca nello spazio del lavoro, e sostengono che:

lavoro con diritti e scelta della maternità e di una vita familiare non possono essere contrapposti: il tempo di lavoro che mangia il resto della vita, la produttività a qualunque costo non sono bandiere di modernità.


Vogliamo un'economia che abbia al centro la giustizia sociale e ambientale, la cooperazione e la pace

Mai Piu' Per Nessuno

Le Donne in nero di Bergamo in occasione della giornata della memoria 27 gennaio 2011 vogliono ricordare come il nazismo e il fascismo, che hanno condotto a stragi e stermini, siano nati per contrastare le acquisite consapevolezze delle classi operaie.

Ricordano come le classi medie di allora abbiano scelto, per tema di una nuova distribuzione delle ricchezze, di affidarsi a figure autoritarie che, poi, dopo inizi nazional- socialisti hanno investito sulle armi e sulla guerra come ipotesi di sviluppo e di dominio. Esprimono solidarietà al popolo palestinese che soffre ingiustizie ed abusi e a quei cittadini israeliani che lottano al loro fianco per fermare l’occupazione.

Inoltre esprimono indignazione e rifiuto per le politiche attuali di governi che rifinanziano sconsiderati e costosissimi impegni militari.
  • Governi che non esprimono saggezza e non sanno investire sulla cura, educazione e opportunità di lavoro delle nuove generazioni.
  • Governi che ignorano la protezione dell’ambiente naturale e culturale dei loro paese.

Ci auguriamo con queste azioni che si riesca ad influire su scelte programmatiche di produzione che siano coerenti con i bisogni dell’Italia e dell’Ambiente.

Le Donne In Nero italiane, che da tanti anni si impegnano per la pace che nasce dalla giustizia, in occasione del 28 gennaio 2011 esprimono tutta la loro solidarietà per le manifestazioni programmate in varie città italiane dalle forze sindacali che si battono per un cambiamento della situazione produttiva in Italia.

Vogliono esprimere stima agli operai della FIAT alla F.I.O.M.
Riconoscono alla F.I.O.M. una posizione chiara e la forza della dignità.

sabato 15 gennaio 2011

Per Jawaher - Siamo qui con il cuore a Bil'in

Bil'in villaggio della Palestina
La sua terra divisa dalla barriera di separazione costruita da Israele.

Bil’in - villaggio che resiste - che rivuole la sua terra.



La Corte di Giustizia israeliana gli ha dato ragione.

La barriera deve essere spostata.
La sentenza è di un anno fa - la barriera è ancora lì.


Ogni venerdì la gente si incammina
e va verso il “muro”.
Vanno con bandiere e musica.
Vanno perché hanno ragione.
Vanno perché non si rassegnano.

Ogni venerdì i soldati dalla collina
sparano lacrimogeni, bombe sonore (e non solo).
Jawaher è morta.
ha respirato troppo di quel gas.
Anche suo fratello era morto -
anche lui camminando contro il “muro”.

La gente piange, la gente grida; ma non si rassegna.

Mentre il mondo celebrava il nuovo anno, Jawaher Abu Rahmeh, donna palestinese di 36 anni residente nel villaggio di Bil’in, è stata uccisa dai gas lacrimogeni utilizzati in modo massiccio dalle forze di occupazione israeliane contro persone nonviolente e pacifiche –Palestinesi, Israeliani e Internazionali - che insieme manifestavano per fermare il Muro e l’Occupazione.

Jawaher ogni venerdì manifestava, marciando verso la barriera di separazione che ruba la terra dei contadini palestinesi per la costruzione di nuove colonie israeliane. Come molte altre donne palestinesi, Jawaher era coraggiosa, fiera e piena di dignità.
Sua madre stava ancora vivendo il lutto per la perdita del suo amato figlio, Bassem, anche lui ucciso due anni fa dall’Esercito israeliano.

Adesso, accanto a lui, dovrà piangere anche la perdita della sua amata figlia. È nostro dovere essere accanto alla famiglia Abu Rahmeh in questo nuovo, terribile momento di perdita e profondo sacrificio.



Non possiamo dimenticare Jawaher e la sua lotta per la libertà e il diritto di vivere nella sua terra.

Nonostante la brutalità dell’Occupazione
, i palestinesi non rinunciano
ai loro diritti e alla libertà. La resistenza pacifica e nonviolenta sta crescendo nei villaggi e nelle città per lottare e porre fine:

all’Occupazione
agli insediamenti illegali e alla loro espansione
al Muro dell’Apartheid
all`assedio di Gaza
alle politiche razziali imposte ai palestinesi nella vita di ogni giorno.



sabato 8 gennaio 2011

Luisa Di Gaetano ci ha lasciate


Luisa ,
ricordo

preziosi
ironici
sensuali
movimenti
di una mano
guantata
di pizzo
nero
come una notte
accogliente,
come una vita
vissuta
sorridendo
profondamente.

Serenella Angeloni ricorda un video di Luisa Di Gaetano.

Voglio ricordare il sorriso , la generosità , la passione di Luisa per tutte le cause difficili e il suo essere sempre presente con l'inseparabile macchina fotografica per testimoniare ogni momento della vita , della lotta delle donne e lasciarne un ricordo indelebile . Grazie Luisa

Odilla

Per Luisa.
di lei voglio ricordare la grazia e l'ironia del sorriso.


mariolina

mi fa male la tua morte, Luisa

non ti conoscevo bene
non ero fra le tue intime
ma non mi è mai sfuggita
la vitalità della tua risata
l’umanità del tuo agire
la sensibilità del tuo dolore
il dolore della tua rabbia

Ci hai privato di tutto ciò
ma ci resta, ad eterno ricordo,
il frutto del tuo sguardo curioso
del tuo andare e venire per mondi diversi
del tuo girovagare fra le gioie e le disgrazie
di questa nostra vita terrena

Ciao Luisa, grazie
che ti sia lieve quest’ultimo viaggio


Vera

Ciao, Luisa, grande amica del popolo palestinese e di tutti i popoli oppressi. No, non puoi essertene andata per sempre. Non so dove sei, né la forma che hai assunto, ma sono certa che la tua vita non è finita qui. Ti sento viva e ti vedo con quel tuo sorriso ironico e speranzoso, rivelatore di una gran voglia di esserci, di innovare e di aggregare tutti noi attorno al progetto comune. Molto resta da fare sul difficile cammino dei diritti umani, della giustizia e della libertà per tutti quelli per i quali abbiamo lottato insieme e continuiamo a farlo, forti del tuo messaggio e dell'energia che ci comunichi attraverso il ricordo vivo che serbiamo di te.
Grazie, Luisa, per ciò che sei stata tra noi, come per ciò che hai donato e che continui a donare alla causa comune.


Anissa

Luisa, ti ricordo giosa, arrabbiata, disperata, piena di speranza - mossa da tutte le emozioni, mai indifferente. Odiavi le etichette (santo, eroe, terrorista, vittima) che fissano immobili gli esseri vitali. Forse, percio' eri impossibile di fissare - sognatrice, amica, grande spirito.

Jane

Se donna vuol dire dolore allora lei lo ha provato
Se donna vuol dire calore allora lei lo ha donato
Se donna vuol dire amore allora lei lo ha cercato
Se donna vuol dire acqua di un fiume che corre, che scorre, rallenta e si
allarga nel mare, e non cede a confini, muri e sbarramenti allora lei lo ha
navigato.


Mate'

Non potendo essere presenti insieme a voi per salutare l’ultimo viaggio di Luisa, vogliamo trasmettevi a voi e ai suoi famigliari il nostro profondo dolore e nello stesso tempo anche ricordare la fortuna di averla incontrata e di avere potuto conoscere la sua poesia e la sua passione politica. Un abbraccio forte a tutte/i

Donne in Nero, Fano

Cara Luisa, per l’ultima volta digito il tuo indirizzo. Ti scrivo nell’immediatezza dell’infinito lutto che la tua partenza mi lascia nell’anima. Non sapevo…non potevo immaginare…non posso credere che la tua grazia e la tua leggerezza non ci accompagnerà più nel difficile cammino delle ns tante lotte per la difesa dei diritti delle donne. No so chi leggerà queste mie poche righe di cordoglio ma sono certa che a te arriveranno e mi piace credere che le leggerai con il tuo bel sorriso. Che il tuo nuovo mondo sia migliore di quello che hai troppo presto lasciato. Sono certa che porterai la tua poesia a rallegrarlo. Ti abbraccio forte forte per portarti con me dovunque sarò. Un grande bacio.

Alessandra


Nell'Isola che con papavero e oche
ad Esculapio fu cara,
agli orfani l'offerto rifugio pietoso,
rimasta ancora l'approdo ai corpi malati,
anche tu un giorno arrivasti
sospinta dal moto incurante dei giorni moderni.
E il fiume ripete tuttora il fluire dell'acqua infinito,
che se fosse la musica di partitura scritta
-andante con brio- diresti.
E il cumulo di tronchi e di legni
alla punta del pilastro del ponte, incagliati,
quasi fosse un rompighiaccio nei mari gelati del nord,
nel tempo incerto delle piene future ora stanno.


Maria Temide


L’ultima volta che ho scritto di Luisa Di Gaetano è stato in ottobre dell’anno 2009: La sostenibile leggerezza di una Guardona“…L’ho vista fare teatro con le sue mani, burattinaia in scuole e circoli per anziani, e non solo in Italia, anche all’estero dove è amata e apprezzata, in particolare in Sudamerica. Non ha età Luisa, a tratti sembra una ragazza, a tratti, meno spesso, diventa rigida, la voce si arrochisce. L’ho incontrata per anni alle manifestazioni e camminava rapida, tutta presa a fotografare , un sorriso complice e via.


Doriana
http://www.reset-italia.net/2011/01/07/a-domani-per-chi-ci-sara-yes-men-yes-women-e-luisa-di-gaetano/
http://www.reset-italia.net/2011/01/02/luisa-di-gaetano-con-leggerezza-se-ne-e-andata/



















E Maria Teresa ci ha mandato queste parole che Luisa stessa ha scritto:

Ho avuto il privilegio di entrare nelle case dei palestinesi che vivono nei campi profughi di Gaza in viaggi organizzati da Gazzella. Sottolineo privilegio perchè ho potuto conoscere come vivono i palestinesi dei campi profughi. E, come a tutte noi viene richiesto di ritorno dalla Palestina, io sento il bisogno di raccontare la pazienza delle palestinesi, la loro dignità nell'affrontare i disagi e le prevaricazioni.

Raccontare la dolcezza dei padri palestinesi di fronte ai loro piccoli. Raccontare di come i piccoli sappiano costruire un aquilone con i rifiuti dei sacchi della spazzatura e le canne prese in strada. Di come sanno inventarsi una dama dividendo i quadratini su un bandone di ferro e usando tappi di birra e di acqua come pedine. Raccontando di quali siano le loro aspirazioni: diventare medico per curare il popolo palestinese, diventare insegnante per trasmettere la cultura ai bambini palestinesi, diventare ingegnere per ricostruire le case che l'esercito israeliano distrugge ogni giorno.
Io di questo vorrei parlare, del popolo palestinese.

E' vero le nostre azioni per ora sono un piccolo granello di sabbia, ma come dice poeticamente Florence...


Auguro a tutte sogni a non finire, e la voglia furiosa di realizzarne qualcuno! di amare quel che bisogna amare e di dimenticare quel che bisogna dimenticare! di resistere all'impantanamento, all'indifferenza e di continuare ad essere i granelli di sabbia che formano le dune.