martedì 21 febbraio 2012

Io sono la Voce della Memoria e il Corpo della Libertà

A un anno dal secondo festival della memoria delle donne violentate durante la guerra in Guatemala, che è durata trentasei anni, segnaliamo ancora il bellissimo racconto e la lunga riflessione di Lepa Mladjinovic, femminista e Donna in Nero di Belgrado.
Guatemala: Festival alla memoria delle donne violentate durante la guerra





L'obiettivo del festival, organizzato dal collettivo femminista Actoras de Cambio, è trasformare la memoria collettiva della violenza sessuale subita in storia di resistenza, disobbedienza civile e alleanza tra le donne.
Un passo, come ci racconta Lepa, si compie quando le donne sopravvissute si trasformano in voce della memoria e corpo della libertà,
Ma Il passo che deve coinvolgere tutti, non solo le donne guatemalteche, consiste nel riconoscere che il fondamento comune, troppo spesso sottovalutato, dei sistemi giudiziari delle varie nazioni, è un sentimento di giustizia a cui spesso non viene data nessuna risposta.

I concetti al centro dei sistemi di giustizia sono la punizione nel sistema penale e il risarcimento materiale nel sistema retributivo. Per le oltre 30.000 donne che hanno subito stupri di guerra in Guatemala i sistemi di giustizia hanno fallito totalmente - Nessun' uomo è stato portato in tribunale per questi crimini. In tutto il mondo, sono pochissimi i casi di stupro di guerra in cui i responsabili sono stati processati. Ma neanche quelle donne che hanno visto gli stupratori mandati in prigione si sentono soddisfatte. La sofferenza e il sentimento di colpa e vergogna continuano a torturarle.

Riconoscere che c'è un sentimento di giustizia, e c'è il dolore per l'ingiustizia subita che deve essere espresso, affermato e condiviso dalle comunità è l'unica via di risarcimento e riparazione reale nella vita delle donne che hanno subito questo tipo di violenza che va anche oltre la tortura.

Avviene che mentre delle conseguenze della tortura si è riusciti a parlare nella storia di molte popolazioni, c'è qualcosa che oppone sempre resistenza quando si cerca di parlare delle conseguenze degli stupri di guerra.
E' il nocciolo duro del sistema patriarcale che si fonda sul controllo e sull'appropriazione dei corpi delle donne che si oppone a questa presa d'atto della realtà

Nelle parole di Amandine Fulchiron militante de Actoras de Cambio

Lo stupro è uno strumento di guerra, è un atto di femminicidio e forse di genocidio. Lo stupro di guerra distrugge l’identità di una comunità e soprattutto distrugge l’identità e l’anima delle stesse donne superstiti. Però nessuno ne parla. E’ certo per questo che lo stupro è impiegato come arma di guerra, perché distrugge profondamente tutta la rete sociale e assicura l’impunità totale dei suoi autori maschili. Nel suo perverso immaginario patriarcale, la società intera lo considera come un atto vergognoso di cui le donne sono responsabili, e non come un crimine contro l’umanità elaborato dall’esercito. Il silenzio non è neutrale. Il silenzio fà sì che l’esperienza delle donne sparisca dalla memoria collettiva. Cancellare la memoria collettiva dell’esperienza della sofferenza significa togliere alle donne la possibilità di esistere e di ricostruirsi, e permette la continuazione dei crimini sessuali e la distruzione del corpo delle donne. E’ proprio questo che accade ora con l’aumento del femminicidio nel Guatemala postconflitto. Per questo ritrovare la memoria delle donne è un gesto profondo e radicale che ci permette di esistere, guarire, rendere pubblica la verità e creare le condizioni perché i crimini sessuali non continuino. Questo significa per noi la giustizia.

Tejidos que Llevan el Alma: memorias de las mujeres mayas sobrevivientes de violación durante el conflicto armado



Allora, il più profondo senso della giustizia, del desiderio e del bisogno di giustizia, è la guarigione. La punizione e il risarcimento materiale sono elementi della giustizia, ma il fondamento dev'essere la guarigione delle donne sopravvissute allo stupro. Questa guarigione deve comprendere anche la guarigione di tutta la comunità che è stata bersaglio di questa terribile arma di guerra, con la consapevolezza del fatto che è la cultura patriarcale che rende quest'arma così distruttiva.

Lepa ci racconta che molte volte è stato ribadito che la vergogna e la colpa appartengono agli autori dei crimini. Pare semplice e normale, ma per le comunità colpite e anche per le donne stesse è un concetto che deve essere appreso, preso a cuore e vissuto, sfidando una cultura profondamente radicata in tutte le nostre società. La giustizia è guarigione.


Alla memoria di tutte le donne torturate.
Alla memoria di tutte le donne scomparse.
Alla memoria di tutte le donne massacrate.
Alla memoria della nostra lotta.

PRESENTE!

sabato 18 febbraio 2012

No More Weapons


La settimana scorsa, il presidente del Messico ha svelato un tabellone gigante fatto di armi schiacciate che formano le parole "No More Weapons". Il tabellone si trova vicino a Ciudad Juarez (tristemente conosciuta per la storia di femmicidio) e si affaccia a nord verso gli Stati Uniti da dove proviene il flusso di armi che alimenta le guerre di droga che hanno insanguinato la zona in un vortice di violenza di cui fa parte la brutalizzazione delle donne.

Prendiamo le parole del tabellone e ne facciamo un eco fortissimo non solo sul piano della criminalità organizzata, ma anche a tutti i livelli della società, dell'economia e del governo.

No More Weapons

fabbricate nel nostro paese per alimentare la criminalità, la violenza e i conflitti armati in tutto il mondo. Da anni, l'Italia si colloca al secondo posto al mondo per l'esportazione di armi leggere .


No More Weapons


nelle mani dei nostri concittadini mandati a combattere in guerre di occupazione mascherate da interventi umanitari e operazioni di pace.

L'Italia è al 5° posto tra i paesi finanziatori della NATO. Ci opponiamo con determinazione alla partecipazione del nostro paese in un'alleanza che anche se sostiene di essere difensiva ha adottato strategie di guerra "preventiva" al di fuori dei territori nazionali degli Stati membri.

L'Italia dovrebbe ritirarsi dalla NATO e ci auguriamo che altri paesi facciano altrettanto.



No More Weapons

sviluppate e acquisite con i nostri soldi e le nostre risorse.
Con un costo previsto di 15 miliardi di Euro, il programma di acquisto di 131 caccia F35 Strike fighter è l'esempio più lampante.

In un contesto di tagli alla spesa sociale che porteranno molte persone in povertà le priorità politiche rivelate dalla decisione di proseguire con l'acquisto sono talmente scioccanti che persino alcuni sostenitori del progetto chiedono che il numero sia ridotto
.

Ma per noi, non è solo lo spreco di denaro ma anche lo spreco di altre preziose risorse che ci fa arrabbiare. Il lavoro e l'ingegno umano che potrebbero essere utilizzati per crear una vera sicurezza sono spesi per lo sviluppo di armi per uccidere e mutilare.

Vogliamo sviluppare la cultura e il benessere, non le armi.