lunedì 18 ottobre 2010

Spese militari dalle nostre tasche


Non passa giorno senza manifestazioni di studenti e personale della scuola di ogni ordine che protestano contro i tagli indiscriminati di risorse alla didattica e al personale (il più grande licenziamento di massa operato in Italia: 140.000 posti di lavoro in meno e 7,5 miliardi di euro in meno in tre anni). Studenti, insegnanti e personale si oppongono allo smantellamento della scuola pubblica che ha una funzione fondamentale per lo sviluppo non solo delle singole persone ma dell’intera società.

Purtroppo, per quanto gravi, questi non sono gli unici tagli che si abbattono sullo stato sociale per quest’anno, vi si aggiungono: 271 milioni di euro in meno per le politiche sociali, 127 milioni in meno per il servizio civile, 90 milioni in meno per le famiglie, 14 milioni in meno per le pari opportunità, 58 milioni in meno per le politiche giovanili; azzerato il fondo per l’immigrazione.

In tre anni mancheranno, inoltre, 5 miliardi di euro per la sanità e 9,2 miliardi agli enti locali che saranno perciò costretti a ridurre i servizi per cittadine e cittadini.

Il governo italiano tuttavia sceglie di continuare a investire nel militare risorse ingenti. Noi pensiamo invece che si potrebbe:

  • ritirare le truppe dall’Afghanistan con risparmio di circa 500 milioni di euro annui
  • non firmare il contratto per la produzione e l’acquisto dei bombardieri F35 con un risparmio di 16 miliardi in 16 anni (di 207, 6 milioni solo per il 2010)
  • risparmiare 3 miliardi di euro annui riducendo a 120 mila l’organico delle forze armate, nelle quali attualmente sono più numerosi gli ufficiali della truppa
  • eliminare la presenza dei militari nelle città con un risparmio annuo di 31,2 milioni di euro,
economie che potrebbero essere utilizzate per evitare una parte non indifferente dei tagli alla spesa sociale.

Come femministe e pacifiste ci opponiamo da sempre alle spese militari innanzitutto per motivi etici, ma è evidente che in questa fase di crisi queste spese incidono pesantemente e concretamente sulla vita di tutte e tutti noi
.



Le risorse vanno usate per migliorare il tenore e la qualità della vita delle persone e non per costruire o acquistare armi che servono soltanto ad uccidere.