giovedì 30 ottobre 2014

Margine protettivo o margine criminale?

 
Gaza è ormai fuori della portata dell'azione umanitaria. Abbiamo bisogno di un'azione politica per risolvere le cause del conflitto.

Chris Gunness portavoce di UNRWA

 


E’ finita da poco più di due mesi l'offensiva israeliana “Margine Protettivo” contro Gaza ma restano tragiche le conseguenze.

Il Tribunale Russell sulla Palestina, organismo internazionale indipendente composto da giuristi e difensori dei diritti umani, a fine settembre ha presentato al Parlamento Europeo le conclusioni sull'operazione e ha documentato che si è trattato della più feroce offensiva subita dalla Palestina dal 1967 ad oggi.

  • 2.136 morti, di cui 536 bambini
  • 11.000 feriti, di cui 3000 bambini
  • 1.800 orfani
  • 120.000 persone sfollate e senza abitazione
  • 35.000 edifici distrutti o parzialmente danneggiati
  • 23 ospedali colpiti e in parte distrutti
  • 7 scuole dell’ONU bombardate, con dentro migliaia di sfollati

E l’assedio continua - come prima.
Secondo le testimonianze raccolte sono state compiute azioni intenzionali per impedire l'accesso al cibo, all'acqua e alle cure mediche che possono essere riconosciute come crimini di guerra. Ricordiamo fra le innumerevoli distruzioni anche quella del Centro per l'Infanzia Um al Nasser, finanziato dall'Italia e inaugurata recentemente, di cui il governo italiano non chiede neppure a quello di Israele il risarcimento dei danni prodotti. I governi degli USA e degli stati europei, poiché non si fidano che non si ripetano azioni armate, sono riluttanti a contribuire a finanziare la ricostruzione.

Questi stessi governi non esercitano alcuna pressione su Israele perché cessi finalmente le sue politiche di oppressione del popolo palestinese. Sono solo iniziati alcuni gesti simbolici di riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del governo svedese e del parlamento britannico.

Ma questo non è sufficiente. Informazioni sulle modalità di erogazione degli aiuti per la ricostruzione a Gaza mostrano che Israele vuole utilizzare la gestione degli aiuti umanitari per aumentare il suo controllo sulla popolazione di Gaza. In base a tali accordi palestinesi, le cui case sono state distrutte, dovranno fornire informazioni quali numeri di carte di identità e le coordinate GPS delle loro case. Queste informazioni saranno inseriti in un database e Israele sarà in grado di porre il veto a chiunque ritenga di avere una connessione ad Hamas. Dalle target selezionate da Israele durante margine protettivo, pare che questo include i dipendenti pubblici, come i poliziotti e medici e le loro famiglie.

E 'difficile non pensare che il sistema di supervisione fornirà ad Israele le coordinate GPS di ogni casa a Gaza  ed i dettagli di ogni famiglia, consolidando il suo controllo la prossima volta che decide di attaccare. E Israele può tenere in ostaggio l'intero processo, staccando la spina da un momento all'altro. Agenzie delle Nazioni Unite, disperate ad aiutare le famiglie di Gaza, hanno deciso di prendere parte in questa nuova versione del blocco, nonostante la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi. 


Così vediamo che il fallimento dei governi dei paesi dell'Unione europea e gli Stati Uniti nel far rispettare il diritto internazionale ha portato ad una situazione perversa in cui gli aiuti umanitari vengono utilizzati per stringere il cappio intorno alla popolazione palestinese.

Ci sono molte misure legislative che possono essere adottate contro gli stati che violano il diritto internazionale ed è il dovere degli Stati firmatari delle Convenzioni di Ginevra di utilizzare almeno alcune di queste misure contro Israele per le sue violazioni ripetute nel corso della sua lunga occupazione dei territori palestinesi:

  • Vietare il commercio di armi e tecnologia militare
  • Sospendere la cooperazione scientifica
  • Limitare il commercio con Israele
  • Sospendere gli accordi commerciali
  • Vietare gli investimenti
  • Congelamento dei capitali

l'Italia invece continua a tenere in piedi l'accordo militare con Israele, che è il primo acquirente di armamenti italiani, utilizzati anche in questa ultima aggressione.

La situazione a Gaza è diventata così insostenibile che sempre più persone cercano di fuggirne, affrontando i rischi di cercare di passare attraverso l'Egitto e di mettersi per mare. Ormai il numero di palestinesi tra i profughi sui barconi che - nel migliore dei casi - arrivano sulle coste europee è sempre più alto. Questo è un fenomeno tragicamente nuovo poiché per decenni donne e uomini palestinesi hanno fatto ogni sforzo per resistere anche in condizioni durissime e non abbandonare la propria terra. Anche per chi vive in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e per i palestinesi cittadini di Israele le difficoltà continuano a crescere perché continuano le politiche di colonizzazione e sopraffazione da parte del governo e dell'esercito israeliano.

Insieme alle comunità palestinesi in Italia e a tutto il popolo della pace Chiediamo al Governo italiano anche in qualità di presidente del “semestre” dell’UE di adoperarsi per il riconoscimento europeo dei legittimi diritti del popolo palestinese e per mettere fine alle politiche di aggressione di Israele, utilizzando anche la pressione economica e commerciale su Israele.