domenica 16 settembre 2012

Chi Demolisce Una Scuola Demolisce il Futuro

Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza.

Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione^ Convenzione sui diritti dell'infanzia, articoli 2 e 28.


Israele ha ratificato la Convenzione il 3 luglio 1990

Israele esercita la giurisdizione nell'area C della Cisgiordania, ma proprio come nel caso dei detenuti minori, diritti garantiti dalle convenzioni internazionali non sono concessi ai bambini palestinesi.

Secondo i dati riportati dell'UNICEF, almeno 26 scuole situate in area C e a Gerusalemme Est hanno ricevuto un ordine di demolizione e la loro esistenza è legata al volere dall'Amministrazione Civile Israeliana.



La demolizione di strutture abitative ed educative fa parte della politica che Israele mette in pratica nell'area C. Khan al-Ahmar è un villaggio beduino alla periferia di Gerusalemme continuamente minacciato dall'espansione della colonie israeliane nell'area di Ma'ale Adumim.

Un villaggio fatto di capanne e tende, dove vivono circa 100 famiglie beduine, che lottano quotidianamente contro gli ordini di demolizione emessi dall'Amministrazione Civile Israeliana.

Tra le strutture minacciate c'è anche la scuola del villaggio, costruita con copertoni e fango nel 2009 dall'ong italiana "Vento di Terra". I coloni del vicino insediamento di Kfar Adumim si sono rivolti alla corte per chiedere all'IDF e all'Amministrazione Civile l'attuazione di un ordine di demolizione della scuola promulgato nel 2009, pochi mesi dopo la costruzione della struttura educativa.

Altra storia ma stesso destino: Kaabneh è un villaggio beduino vicino a Gerico, schiacciato tra una colonia e due avamposti. Più della metà degli abitanti sono bambini. La loro scuola, a 5 km di distanza dal villaggio, è costituita da container mobili, caldi d'estate e freddi d'inverno: un solo servizio igienico, classi sovraffollate e troppo poco spazio per garantire il diritto all'istruzione a tutti.

Diritto minacciato dagli ordini di demolizione di alcune aule della scuola e di molte abitazioni.

E 'sullo sfondo della negazione dei diritti dei bambini palestinesi ad avere un futuro che l'Unione europea decidera' sul potenziamento dei legami commerciali con Israele.

Il 18 settembre la Commissione per il Commercio Internazionale del Parlamento Europeo si esprimerà sull’accordo ACAA UE-Israele, un voto decisivo che prepara la strada per la seduta plenaria ad ottobre.

I membri della Commissione sono divisi sulla questione, per cui è molto importante che arrivino pressioni forti.
 
Israele va condannato e non premiato per le continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale!

Clicca per mandare un messaggio agli europarlamentari italiani: Vota NO all'ACCA UE-Israele

domenica 9 settembre 2012

No al MUOS No ai Droni. Si' alla Smilitarizzazione della Sicilia




Dobbiamo opporci a chi minaccia le nostre vite e riprendere in mano ora il nostro futuro.
 
 




Dalla Sicilia i  No Muos stanno mobilitando. Dopo tre giorni di presidio (7-9 settembre),  martedi 11 settembre alle ore 15 una delegazione del comitato No Muos si incontrara' alla Camera con la Commissione Difesa. Durante l' audizione sitin pacifista in´piazza  Montecitorio

Le forze armate USA stanno installando a Niscemi, in Sicilia, un sistema di controllo satellitare a scopi bellici. M.U.O.S.- Mobile User Objective System, che opera attraverso trasmissioni in UHF (Ultra High Frequency) e che ha una potenza di circa due milioni di Watt.

Un sistema che viene utilizzato, anche, per dirigere i "droni" - aerei militari privi di pilota e contro il quale si sono più volte sollevate le proteste delle popolazioni locali. Ad uso esclusivo delle forze statunitensi, trasmetterà i comandi di guerra in ogni parte del mondo per qualsiasi tipo di guerra. Collegherà fra loro gli arsenali di morte sparsi in tutto il pianeta.

 La potenza del fascio di microonde del MUOS può provocare gravi interferenze nella strumentazione di bordo degli aerei investiti accidentalmente. L'entrata in funzione dei trasmettitori del MUOS avrà come conseguenza un incremento del rischio di contrarre vari tipi di malattie.

Nocivo per la salute dei siciliani, capace di interferire con le strumentazioni tecnologiche dell’aeroporto Fontanarossa di Catania e d’impedire l’entrata in funzione di quello di Comiso , ingombrante ostacolo per il rilancio delle economie territoriali, il Muos è soprattutto uno strumento di guerra e di morte, l’arma perfetta per i conflitti del 21° secolo degli Usa, catastrofica rappresentazione dell’opera umana nell’ambiente naturale, a partire dalla devastazione della riserva naturale SIC Sughereta a Niscemi  e dei suoi pericolosissimi effetti sulla vita.-

A Sigonella la situazione è altrettanto allarmante poiché la base Usa è diventata la capitale mondiale dei droni (Global Hawk,Predator, Reaper) e del sistema di sorveglianza terrestre AGS per le guerre telecomandate, che stanno causando insostenibili pericoli per le popolazioni ed il traffico aereo civile.

  • Vogliamo che si revochi l’installazione del MUOS e si smantellino le 41 antenne NRTF esistenti a Niscemi
  • Vogliamo che la base di Sigonella sia smilitarizzata e riconvertita in aeroporto civile internazionale Vogliamo che si taglino le crescenti spese militari per le guerre neocoloniali , mentre chi governa procede con tagli alle spese sociali per salvare il capitale finanziario ed il debito delle banche
  • Impediamo che la Sicilia continui ad essere un avamposto di guerra; Mobilitiamoci per una Sicilia ponte di pace e cooperazione fra i popoli e per un Mediterraneo mare di pace.
I comitati No Muos stanno lanciando una settimana di mobilitazione per la smilitarizzazione della Sicilia dal 29 settembre al 6 ottobre.

Secondo il programma attuale, una carovana partirà il primo ottobre da Messina per poi proseguire da Catania – dove si concentreranno anche i gruppi del Calatino – nei giorni successivi. Un presidio informativo verrà intanto installato all’aeroporto catanese e a Sigonella. In mezzo, anche un incontro multietnico di fronte al Cara di Mineo e una serata organizzata insieme al Comune di Palagonia, sensibile alla causa dei comitati. Dal 4 al 6 ottobre, la mobilitazione sarà a Niscemi dove si concluderà con una manifestazione nazionale.



 
Manifestazione Nazionale Il 6 ottobre a Niscemi
 
 

sabato 8 settembre 2012

Rompere il Silenzio sui Prigionieri Palestinesi in Sciopero della Fame

Immagine Shahd Abusalama
Samer al-Barq è in sciopero della fame da piu di 100 giorni, oltre ai 30 giorni precedenti dello sciopero della fame di massa dei prigionieri dell’aprile-maggio 2012 , e il suo è attualmente il più lungo sciopero della fame in atto in tutto il mondo, essendo subentrato Samer in tale posizione al compagno palestinese prigioniero Akram Rikhawi.

Nello sciopero della fame si è unito a lui Hassan Safadi(oltre 75 giorni nello sciopero attuale) oltre ai 71 da aggiungersi per il periodo di sciopero della fame a lungo termine dell’aprile-maggio 2012 , e Ayman Sharawna, che sta rifiutando il cibo da 65 giorni. Tutti e tre sono affetti da gravi condizioni di salute, che comprendono rilevanti problemi renali, perdita di coscienza e inibizione del sistema immunitario, come confermato da Addameer, Phisicians for Human Rights e al-Haq.

Intervenire subito per richiedere la loro immediata liberazione e salvare così la vita di Samer al-Barq, Hassan Safadi e Ayman Sharawna!

Alla luce del grave deterioramento delle condizioni di salute dei detenuti palestinesi che rimangono in sciopero della fame, Addameer, Al-Haq e Physicians for Human Rights sollecitano la comunità internazionale ad intervenire immediatamente per loro conto e domandano:  
  • Che gli accordi raggiunti in data 14 e 15 maggio 2012 siano rispettati, compreso il rilascio dei detenuti amministrativi a cui sia stato promesso il rilascio alla fine del loro ordine in corso;
  • Accesso illimitato per i medici indipendenti a tutti quelli in sciopero della fame;
  •  Il trasferimento immediato di Samer Al-Barq e Hassan Safadi, così come tutti gli altri in sciopero della fame, agli ospedali pubblici;
  •  Che nessuno in sciopero della fame sia incatenato durante il ricovero
  •  Che a tutti quelli in sciopero della fame siano consentite le visite dei familiari, mentre sono ancora lucidi;
  • Che Hassan Safadi e Samer Al-Barq, insieme a tutti gli altri detenuti amministrativi, oltre a Ayman Sharawna e ad altri detenuti che sono stati rilasciati come parte della transazione-scambio di prigionieri nel mese di ottobre 2011 siano rilasciati immediatamente e senza condizioni. 

Samer al-Barq, Hassan Safadi e Ayman Sharawna protestano contro le violazioni israeliane dell’accordo del 14 maggio (e di quelli precedenti) raggiunto tra il movimento dei prigionieri e il Servizio Penitenziario Israeliano. Una delle clausole di tale accordo stabiliva che ai prigionieri attualmente incarcerati in detenzione amministrativa non sarebbe stata rinnovata la reclusione e che in particolar modo questa non sarebbe stata reiterata a scioperanti della fame di lunga durata, come nel caso di Safadi. Tuttavia, il 21 maggio – solo una settimana dopo l’accordo – l’ordine di detenzione amministrativa di al-Barq è stato rinnovato, per cui lui ha ricominciato lo sciopero della fame. Il 21 giugno, a lui si è aggiunto anche Safadi dal momento che anche il suo ordine di detenzione amministrativa era stato replicato.

Oltre a ciò, nell’ottobre 2011, Ayman Sharawna veniva rilasciato come parte dell’accordo di uno scambio di un gran numero di prigionieri. Se non ché veniva arrestato di nuovo poco dopo, nel gennaio 2012, e fin da allora è stato tenuto in carcere senz’alcuna imputazione. Il 1 luglio 2012, nella ricorrenza dei sei mesi dal suo arresto, ha avviato il proprio sciopero della fame.

E’ necessario un intervento urgente per salvaguardare la vita di questi prigionieri palestinesi. Essi erano stati rinchiusi insieme in una cella di isolamento di 1,8x1,5 metri, senza spazio per una sedia a rotelle, e ora sono ammanettati mani e piedi al loro letto d’ospedale, nonostante i medici riferiscano di gravi minacce per la salute che mettono in pericolo la loro vita.

E’ urgente che ci si attivi ora per liberare Samer, Hassan e Ayman e si assicuri loro un’indispensabile assistenza sanitaria.



Agire


  • Sottoscrivere una lettera nella quale si chiede allo stato israeliano il trasferimento immediato in ospedale e il rilascio di Samer al-Barq, Hassan Safadi e Ayman Sharawna. Dire ai servizi penitenziari israeliani che il mondo li sta a guardare! Per firmare clicca http://samidoun.ca/2012/09/urgent-alert-act-now-to-save-the-lives-of-samer-al-barq-hassan-safadi-and-ayman-sharawna/?print=1#letter
  • Inoltrare una lettera al Comitato Internazionale della Croce Rossa nella quale le si richiede che si assuma le proprie responsabilità per ciò che riguarda i prigionieri palestinesi e che intervenga per salvare la vita di Samer al-Barq, Hassan Safadi e Ayman Sharawna. Per firmare clicca http://samidoun.ca/2012/09/letter-to-the-international-committee-of-the-red-cross-for-al-barq-safadi-and-sharawna/
  • Partecipare a una protesta o a una manifestazione davanti al consolato israeliano a favore dei prigionieri palestinesi. Molti gruppi e organizzazioni stanno programmando eventi – partecipare a una di questi o comunicare la propria. i funzionari del proprio governo e chiedere la fine del silenzio internazionale e che cessi la complicità con la repressione dei prigionieri politici palestinesi.
  • Associarsi alla richiesta di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni. Boicottare i prodotti israeliani, le istituzioni accademiche e culturali fino a che tutti i diritti dei palestinesi (tra cui il Diritto al Ritorno dei Profughi, la fine dell’occupazione e la piena uguaglianza) siano soddisfatti – compresa la liberazione delle migliaia di detenuti palestinesi dietro le sbarre.
Chi accetta il male passivamente è responsabile quanto chi lo commette
Chi accetta il male senza protestare in realtà collabora con lui.

mercoledì 5 settembre 2012

Non un giorno di piu


Cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana; pace, disarmo e smilitarizzazione; rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Occorre far cessare la guerra in Afghanistan. 


Ed a tal fine la prima e decisiva azione che come cittadini italiani possiamo e dobbiamo svolgere consiste nell'ottenere che l'Italia cessi di partecipare alla guerra.
Perche' l'Italia a quella guerra non avrebbe mai e poi mai dovuto prendere parte, proibendoglielo esplicitamente il dettato della sua legge fondamentale, la Costituzione della Repubblica Italiana.
Occorre quindi costringere governo e parlamento italiani a tornare nella sfera della legalita', a desistere dal crimine: occorre costringere lo Stato italiano a cessare di prendere parte alla guerra e alle stragi di cui essa consiste.
Oltre un decennio di eccidi e barbarie dovrebbe aver aperto gli occhi a chiunque; e del resto ogni persona ragionevole sente e sa che la guerra e' nemica dell'umanita', che solo la pace salva le vite. 

Occorre far cessare la guerra in Afghanistan, cominciando con la cessazione della partecipazione italiana. 

Dobbiamo far crescere dal basso una vera e propria insurrezione nonviolenta contro la guerra e contro le uccisioni, per la legalita' costituzionale e per il primario diritto di ogni essere umano a non essere ucciso. 

Dobbiamo imporre al potere esecutivo e al potere legislativo del nostro paese l'immediata cessazione della partecipazione italiana alla guerra. 
Dal villaggio di Mirbandau, provincia di Helmand Venerdì 24 agosto. Villaggio di Mirbandau, sud dell'Afghanistan. La casa di Haji Abdul Jan, un contadino di 45 anni, viene colpita da un razzo sparato dai militari della coalizione internazionale in risposta all'attacco di un gruppo di talebani. Vengono feriti la moglie, due figli e due nipoti di Abdul Jan che li porta subito al nostro Posto di primo soccorso a Grishk, a circa mezzora di auto.

 La figlia Masoma è in condizioni gravissime e purtroppo non supererà il viaggio. Appena arrivano vengono stabilizzati e trasportati in ambulanza al Centro chirurgico di Lashkar-gah, dove vengono operati immediatamente. La moglie, il figlio più piccolo e i due nipoti di Abdul Jan sono ora fuori pericolo. 

Masoma invece è l'ennesima civile afgana morta solo perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, in una guerra combattuta anche contro una bambina di 5 anni.


E dobbiamo farlo con la forza della verita', con la forza della legalita', con la forza della dignita' e della solidarieta' umana, con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza; dobbiamo farlo con una campagna nonviolenta di massa che faccia rinascere in Italia un movimento per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani. Una campagna nonviolenta per salvare le vite umane: che nasca dal basso in ogni citta' e in ogni paese, e che abbia questa semplice e chiara finalita': "cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra afgana; pace, disarmo e smilitarizzazione; rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani".