lunedì 26 gennaio 2009

Signor Obama: Sí, lei può

Signor Obama
  • Sí, lei può: Fermare subito il Crimine contro l’Umanità a Gaza.
  • Sí, lei può: Porre fine all’assedio in cui vivono la Striscia di Gaza e la Cisgiordania.
  • Sí, lei può: Porre fine alla vendita di armi di USA a Israele. In caso contrario continuerete ad essere responsabili delle morti che producono.
  • Sí, lei può: Rivedere tutti gli accordi con Israele ed annullare immediatamente quelli sottoscritti il 16 gennaio dai rappresentanti dei governi di Israele ed USA, Tzipi Livni e Condoleezza Rice, perché non contribuiscono alla Pace. Servono solo a rafforzare gli interessi di Israele.
  • Sí, lei può: fare pressione perchè il Governo di Israele compaia davanti ai Tribunali Internazionali competenti, affinché si pronuncino sulle moltiplici violazioni dei principi contenuti nei Trattati e Risoluzioni del Diritto Internazionale.
  • Sí, lei può: Sostenere le iniziative che giudicano queste violazioni degli Accordi Internazionali. Si deve porre fine all’impunità. Israele deve osservarli e rispettarli.
  • Sí, lei può: Dare impulso al cambiamento che ponga fine a tanta violenza, affinché le società civili palestinese e israeliana possano sviluppare relazioni di conoscenza e fiducia che favoriscano la costruzione della Pace.
  • Sí, lei può: Ascoltare le voci delle organizzazioni civili pacifiste arabe, israeliane, degli USA e della comunità internazionale, che chiedono Pace e Giustizia e che spesso sono calunniate, criminalizzate, aggredite e incarcerate per il loro attivismo nonviolento in favore della Pace.
  • Sí, lei può: Rompere il suo silenzio. Il silenzio mondiale è già rotto ed il messaggio generale è: fermare i Crimini contro l’Umanità e aprire un dialogo con tutte le parti in conflitto.
Stanche di guerra e di violenza, al limite di perdere la fiducia e la speranza, ci aspettiamo molto da lei, nuovo presidente degli Stati Uniti. E’ vero - si dice - una persona può fare poco, e invece noi pensiamo che una sola persona, nel ruolo che lei ha appena assunto, può fare tanto. Ci sono gesti, parole che mettono in moto altri modi di agire, di pensare, di fare politica.

Ci aspettiamo molto perché la situazione nel mondo è tragica: i ricchi e i violenti di ogni parte vincono, i poveri e i non violenti di ogni parte soccombono. Un gesto, una parola detta subito, può mettere in moto tante buone azioni, una politica di relazioni e negoziazioni a fronte di una politica di scontro e di uso della forza.

Dire subito no all’azione militare e all’accerchiamento di Gaza, non concedere più su queste azioni militari l’appoggio degli USA all’alleato Israele, sarà prima di tutto salvezza per i bambini, le donne e gli uomini che vivono a Gaza, ma sarà anche impedire che cresca l’odio verso Israele e servirà per iniziare da subito una negoziazione senza spazi di fuga tra Israele e Palestina.

Si tratta certo di scegliere se convenga anche al popolo americano l’uso della forza, la guerra, oppure non convenga investire nel farsi convinto portavoce di libertà e giustizia (e in definitiva quali risultati se non il moltiplicarsi di guerre e terrorismo ha portato la politica fondata sull’uso delle armi?).

Sappiamo che tante donne e uomini degli Stati Uniti sono con noi contro la guerra e l’uso della forza e della sopraffazione. Lei dovrà dare voce e fiducia a queste donne del suo paese e alle molte che sono presenti nel mondo e che attendono soluzioni.Le situazioni di violenza ed ingiustizia sono molte nel mondo, troppe perché una vita sia sufficiente a risolverle, ma pensiamo che partire da qui, dal Medio Oriente e dalla situazione di Israele e Palestina (Nelson Mandela ha detto che quella palestinese è la questione morale del nostro tempo) sia un impegno morale pressante perché la situazione ci interroga su tutto.

Lei ha detto che si può cambiare e davvero mai come ora è necessario e urgente un cambiamento che blocchi la spirale dell’odio e della violenza, la logica della guerra che crede di vincere distruggendo il nemico mentre non fa altro che alimentarlo e moltiplicarlo.Ci permetta di sperare che è possibile percorrere strade diverse. Glielo chiediamo in questi giorni terribili unendo la nostra voce a quante e quanti, israeliani e palestinesi, ancora dichiarano “Ci rifiutiamo di essere nemici”.

sabato 24 gennaio 2009

A Piacenza, per non dimenticare la Palestina

Le truppe dell'esercito israeliano si sono lentamente ritirate da Gaza, rimanendo in forze lungo i suoi confini e la fragile tregua speriamo possa durare.

Ma la devastazione prodotta in 23 giorni di guerra resta lì a testimoniare l'orrore compiuto. Ancora si trovano cadaveri sotto le macerie, ancora gente che muore: su ordigni sparsi per le strade, o perché non è stata curata in tempo e mancano gli strumenti e i medicinali necessari.

Oltre 1300 i morti e più di 5000 i feriti palestinesi. 13 gli israeliani morti (10 soldati e 3 civili). Nella Striscia di Gaza migliaia di case e palazzi, molte scuole, 20 moscheee, rete idrica ed elettrica sono state distrutte. Sedi ONU, ospedali e ambulanze colpite dall'IDF [Israel Defense Forces]. E questo dopo due anni durante i quali gli abitanti di Gaza vivevano con estrema difficoltà, grazie alla chiusura totale dei suoi confini imposta dal governo israeliano, che per 23 mesi non ha permesso non solo nessun commercio, ma nemmeno l'arrivo dei generi di prima necessità.

Ma forse ancora più dei morti, feriti, della distruzione che le immagini ora ci mostramo, quello che questa guerra ha prodotto è sicuramente una recrudescenza di odio da parte delle vittime verso i loro aggressori e un rafforzamento della parte più integralista e instransigente della popolazione palestinese, non solo di Gaza. Come cresceranno quei bambini che hanno visto tanto orrore intorno a loro? Che hanno visto morire la sorella o il fratello, il nonno..? Cosa sarà di loro quando avranno 15-16-20 anni?

Per questo riteniamo assolutamente prioritario, oltre all'impegno di tutta la comunità internazionale nell'inviare aiuti umanitari e tutto quanto serve in questo momento per la ricostruzione, superando attraverso la forza del diritto internazionale i blocchi e gli ostacoli posti dal governo israeliano, sostenere con determinazione e con tutti i mezzi necessari gli scambi con quella parte di popolazione di Gaza impegnata, non solo per una soluzione nonviolenta del conflitto israelo-palestinese, ma in particolare sul piano educativo. Risanare i traumi di guerra, curare le ferite che si nascondono nella parte più profonda di ognuno è un impegno indispensabile se vogliamo pensare a un futuro migliore: per i palestinesi e per gli israeliani.

La diplomozia e la politica, incalzate dall'opinione pubblica, dovranno saper riaprire un percorso negoziale che porti al riconoscimento del diritto dei palestinesi a vivere in pace e sicurezza sulla propria terra, senza esercito israeliano e check-point a controllarli.

Come ripetono da anni i pacifisti israeliani, la loro sicurezza nascerà solo quando altrettanta sicurezza sarà garantita al popolo palestinese.

Gaza è solo una parte di un problema più generale. Togliere l’occupazione è la priorità fondamentale

le donne in nero saranno in piazzetta San Francesco a Piacenza
sabato 24 gennaio 2009 dalle 17 alle 18.00
Con i segni del lutto - in silenzio e vestite di nero - ricorderemo a tutte/i che ognuna/o ha la responsabilità di fare la propria parte: i politici, israeliani e palestinesi, dei paesi arabi, dell'Unione Europea, del governo italiano; il nuovo presidente degli Stati Uniti, le Nazioni Unite; ma anche ciascuna/o di noi come individuo, come essere umano: silenzio e indifferenza sono sempre complici del male.
Invitiamo quindi chiunque condivida questi pensieri ad unirsi alla nostra vigil sabato pomeriggio.

venerdì 16 gennaio 2009

Fermiamo il massacro



Sabato
17 gennaio
Roma
Piazza Vittorio
15.30







  • Fermiamo il massacro dei palestinesi a Gaza
  • Basta con l'impunità del terrorismo di stato israeliano
  • Rompere ogni complicità politica, militare, economica tra lo stato italiano e Israele
    Le bombe uccidono le persone e l'informazione manipolata uccide le coscienze

Per ritrovare la nostra umanità di fronte ai massacri che ogni giorno vengono perpetrati su un popolo indifeso, speriamo di vedervi in piazza.

martedì 13 gennaio 2009

Così non si tratta la gente.

"E' contro la legge internazionale. E' contro l'umanita', e davvero contro tutto quello che significa essere una persona decente. Cosi' non si tratta la gente. Anche se a te non piaccino, anche quando si lotta contro di loro: cosi' non si tratta le donne e i bambini. "

Con queste parole Mads Gilbert, anestesista norvegese dell’università di Tromso e uno dei pochi medici occidentali presente a Gaza, ha denunciato l'utilizzo di armi non convenzionali contro la popolazione di Gaza. In un’intervista rilasciata a Press Tv e ai quotidiani tedeschi Sueddeutsche Zeitung e Tagesspiegel, segnala l’utilizzo da parte di Israele, oltre all’uranio impoverito e al fosforo bianco, di un nuovo tipo di armi ad alta carica esplosiva, chiamata Dense Inert Metal Explosive (DIME) e costituita da una lega di tungsteno.


Il potere dell’esplosione si propaga molto velocemente, forse fino 10 metri, e i corpi delle persone investite dall’onda esplosiva, per la pressione, sono letteralmente squarciati in pezzi.
Dell’uso di questi ordigni si ha testimonianza, per la prima volta, nel 2006 in Libano e poi a Gaza, e lo rivelano le ferite riportate da uomini,donne e bambini ricoverati nell’ospedale di Shifa.
Queste armi producono anche effetti a lungo termine su coloro che sopravvivono. Secondo studi recenti, i sopravissuti corrono rischi elevati di sviluppare un cancro.

sabato 10 gennaio 2009

Quasi tutti - ma non tutti -sono stati sordi

Quasi tutti - ma non tutti -sono stati sordi
sono stati muti
quasi tutti - ma non tutti -sono stati ciechi
seduti
e non la minima espressione umana
neanche la minima espressione umana


(da "L'inerme è l'imbattibile" - Massimo Zamboni)

Il 27 dicembre scorso l’esercito israeliano ha iniziato il bombardamento contro la Striscia di Gaza. Ancora una volta la scelta delle armi, la scelta di morte: un esercito potente usa tutti i suoi mezzi contro 1.500.000 persone ammassate su un piccolo territorio, lungo 41 km, largo tra i 6 e i 12 per una superficie di 360 kmq (4177 ab/kmq). 1.500.000 persone sottoposte da due anni a un assedio che le ha private di cibo, acqua, energia elettrica, carburante, medicine e attrezzature sanitarie.

Di fronte a questo massacro che avviene sotto i nostri occhi, tacere e non denunciare la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale significa essere complici.

Eppure in questi giorni non abbiamo udito dal nostro governo, dall’opposizione in parlamento, dall’Unione Europea, dalla Comunità internazionale, una parola, un pensiero, un segno di dolore per le centinaia di persone uccise, donne, bambini, anziani e militanti di Hamas, anche loro persone. Case sventrate, palazzi interi, ministeri, scuole, farmacie, posti di polizia.

Dove è finita la nostra umanità?

Ma ci sono ancora donne e uomini che rifiutano la complicità di silenzio davanti a questi crimini, e che a Tel Aviv, Ramallah, Bi'lin, Roma, Milano, Bruxelles, Londra, Vienna, Toronto, Melbourne, Madrid, Manchester e tante altre città. Alzano le voci in grandi manifestazioni e in piccoli presidi. Alzate la voce anche voi!

Roma:

Presidio permanente, Largo Goldoni, tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00.

Sabato 17 gennaio, manifestazione nazionale

Napoli

Sabato 10 gennaio, ore 10.30, davanti alla sede RAI

Domenica 11 gennaio, manifestazione, piazza Garibaldi.

Padova

Sabato 10, domenica 11, e lunedi 12, dalle 16.30 alle 17.30, sitin in piazzetta Garzeria

Milano
Lunedì 12 gennaio alle ore 18.00 davanti alla Rai di corso Sempione, Milano Una montagna di scarpe contro le omissioni, la faziosità, la mala informazione dei media sui fatti di Gaza/Palestina.
Portate un paio di scarpe in più.
Udine
Sabato 17 gennaio, manifestazione.
Restiamo umani

lunedì 5 gennaio 2009

Facciamo un appello al mondo per fermare la violenza israeliana

Facciamo un appello al mondo per fermare la violenza Israeliana e di non permettere la continuazione della sua brutale occupazione. Noi ci appelliamo al mondo per condannare e per non diventare complici negli crimini Israeliani. Alla luce di quanto detto, ci appelliamo al mondo per implementare l'appello delle organizzazioni dei diritti umani Palestinesi. Le quali richiedono:



  • Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di convocare una sessione di emergenza per adottare misure concrete, inclusa l'imposizione di sanzioni, per assicurare l'attuazione degli obblighi di Israele sotto la legge umanitaria Internazionale.
  • Le parti contraenti della convenzione di Ginevra devono adempiere pienamente agli obblighi derivanti dall'articolo 1, per assicurare il rispetto delle disposizioni delle convenzione, prendendo misure appropriate per costringere Israele a rispettare i suoi obblighi derivanti dal diritto umanitario Internazionale, in particolare dando un importanza cruciale al rispetto e alla protezione dei civili dall'effetto delle ostilita'.
  • Le parti contraenti di applicare pienamente gli obblighi derivanti dall'articolo 146 della quarta convenzione di Ginevra, ed accusare e perseguire i responsabili di gravi violazioni della convenzione stessa.
  • Gli istituzioni delle UE e i suoi stati membri di usare in modo effettivo le linee guida dell'Unione Europea nel promuovere la conformita' con il diritto umanitario Internazionale (2005/C 327/04) assicurandosi che Israele osservi la legge umanitaria Internazionale sotto il paragrafo 16 (b), (c) e (d) di queste linee guida, inclusa l'adozione di immediate misure restrittive e sanzioni, questo come la cessazione di qualsiasi dialogo con Israele.
Firmate l'appello su
http://www.petitiononline.com/freegaza/petition.html





Come se non bastassero l'occupazione, la brutale repressione della popolazione Palestinese in corso, la costruzione degli insediamenti e l'assedio di Gaza -ora accade il bombardamento della popolazione civile: uomini, donne, anziani e bambini. Centinaia di morti, centinaia di feriti, ospedali colmi e il deposito centrale di medicinali di Gaza bombardato.




La nave Dignita' del movimento Gaza libera (free Gaza), che trasportava rifornimenti e medicinali di emergenza , insieme ad un gruppo di medici e' stata attaccata. Israele e' tornata a commettere apertamente crimini di guerra, peggiori di tutto cio' che abbiamo visto ultimamente.



I media Israeliani nascondono ai loro spettatori gli orrori e le severe critiche di questi crimini. La storia raccontata e' uniforme. I dissidenti israeliani vengono denunciati come traditori. L'opinione pubblica, inclusa quella della sinistra sionista appoggia la politica Israeliana senza critiche ne riserve. La politica criminale e di distruzione di Israele non cessera' senza un intervento massiccio da parte della comunita' Internazionale.



Tuttavia, eccetto per alcune deboli condanne ufficiali, la comunita' Internazionale e' riluttante ad intervenire. Gli Stati Uniti d'America appoggiano apertamente la violenza Israeliana e l'Europa, anche se dichiara qualche denuncia, non pensa seriamente di ritirare il "regalo" dato ad Israele tramite il miglioramento dei suoi rapporti con l'Unione Europea. Nel passato il mondo sapeva come combattere le politiche criminali. Il boicottaggio del Sud Africa era stato efficacie, ma Israele viene trattata con i guanti: le sue relazioni commerciali stanno prosperando, la cooperazione accademica e culturale continua e si intensifica attraverso l'appoggio diplomatico.


Questo sostegno Internazionale deve essere fermato. E' l'unico modo per fermare l'insaziabile violenza Israeliana.

venerdì 2 gennaio 2009

A Gaza, una Guernica palestinese

Mustafa Barghouthi, fondatore dell'organizzazione umanitaria Palestinian Medical Relief e leader della Palestinian National Initiative ci scrive dai miti della "guerra" fra Israele e i palestinesi di Gaza.

E leggerò domani, sui vostri giornali, che a Gaza è finita la tregua.
Non era un assedio dunque, ma una forma di pace, quel campo di concentramento falciato dalla fame e dalla sete. E da cosa dipende la differenza tra la pace e la guerra? Dalla ragioneria dei morti? E i bambini consumati dalla malnutrizione, a quale conto si addebitano?
Muore di guerra o di pace, chi muore perché manca l'elettricità in sala operatoria? Si chiama pace quando mancano i missili - ma come si chiama, quando manca tutto il resto?



E leggerò sui vostri giornali, domani, che tutto questo è solo un attacco preventivo, solo legittimo, inviolabile diritto di autodifesa.
La quarta potenza militare al mondo, i suoi muscoli nucleari contro razzi di latta, e cartapesta e disperazione. E mi sarà precisato naturalmente, che no, questo non è un attacco contro i civili - e
d'altra parte, ma come potrebbe mai esserlo, se tre uomini che chiacchierano di Palestina, qui all'angolo della strada, sono per le leggi israeliane un nucleo di resistenza, e dunque un gruppo illegale, una forza combattente? - se nei documenti ufficiali siamo marchiati come entità nemica, e senza più il minimo argine etico, il cancro di Israele?

Se l'obiettivo è sradicare Hamas - tutto questo rafforza Hamas. Arrivate a bordo dei caccia a esportare la retorica della democrazia, a bordo dei caccia tornate poi a strangolare l'esercizio della democrazia - ma quale altra opzione rimane? Non lasciate che vi esploda addosso improvvisa.

Non è il fondamentalismo, a essere bombardato in questo momento, ma tutto quello che qui si oppone al fondamentalismo. Tutto quello che a questa ferocia indistinta non restituisce gratuito un odio uguale e contrario, ma una parola scalza di dialogo, la lucidità di ragionare il coraggio di disertare - non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l'altra Palestina, terza e diversa, mentre schiva missili stretta tra la complicità di Fatah e la miopia di Hamas. Stava per assassinarmi per autodifesa, ho dovuto assassinarlo per autodifesa – la racconteranno così, un giorno i sopravvissuti.

E leggerò sui vostri giornali, domani, che è impossibile qualsiasi processo di pace, gli israeliani, purtroppo, non hanno qualcuno con cui parlare.
E effettivamente - e ma come potrebbero mai averlo, trincerati dietro otto metri di cemento di Muro? E soprattutto - perché mai dovrebbero averlo, se la Road Map è solo l'ennesima arma di distrazione di massa per l'opinione pubblica internazionale? Quattro pagine in cui a noi per esempio, si chiede di fermare gli attacchi terroristici, e in cambio, si dice, Israele non intraprenderà alcuna azione che possa minare la fiducia tra le parti, come - testuale - gli attacchi contro i civili. Assassinare civili non mina la fiducia, mina il diritto, è un crimine di guerra non una questione di cortesia. E se Annapolis è un processo di pace, mentre l'unica mappa che procede sono qui intanto le terre confiscate, gli ulivi spianati le case demolite, gli insediamenti allargati - perché allora non è processo di pace la proposta saudita? La fine dell'occupazione, in cambio del riconoscimento da parte di tutti gli stati arabi. Possiamo avere se non altro un segno di reazione?
Qualcuno, lì, per caso ascolta, dall'altro lato del Muro?

Ma sto qui a raccontarvi vento. Perché leggerò solo un rigo domani, sui vostri giornali e solo domani, poi leggerò solo, ancora, l'indifferenza.
Ed è solo questo che sento, mentre gli F16 sorvolano la mia solitudine, verso centinaia di danni collaterali che io conosco nome a nome, vita a
vita - solo una vertigine di infinito abbandono e smarrimento. Europei, americani e anche gli arabi - perché dove è finita la sovranità egiziana, al varco di Rafah, la morale egiziana, al sigillo di Rafah? - siamo semplicemente soli. Sfilate qui, delegazione dopo delegazione – e parlando, avrebbe detto Garcia Lorca, le parole restano nell'aria, come sugheri sull'acqua. Offrite aiuti umanitari, ma non siamo mendicanti, vogliamo dignità libertà, frontiere aperte, non chiediamo favori, rivendichiamo diritti. E invece arrivate, indignati e partecipi, domandate cosa potete fare per noi. Una scuola?, una clinica forse? delle borse di studio? E tentiamo ogni volta di convincervi - no, non la generosa solidarietà, insegnava Bobbio, solo la severa giustizia - sanzioni, sanzioni contro Israele. Ma rispondete - e neutrali ogni volta, e dunque partecipi dello squilibrio, partigiani dei vincitori -no, sarebbe antisemita.

Ma chi è più antisemita, chi ha viziato Israele passo a passo per sessant'anni, fino a sfigurarlo nel paese più pericoloso al mondo per gli ebrei, o chi lo avverte che un Muro marca un ghetto da entrambi i lati? Rileggere Hannah Arendt è forse antisemita, oggi che siamo noi palestinesi la sua schiuma della terra, è antisemita tornare a illuminare le sue pagine sul potere e la violenza, sull'ultima razza soggetta al colonialismo britannico, che sarebbero stati infine gli inglesi stessi? No, non è antisemitismo, ma l'esatto opposto, sostenere i tanti israeliani che tentano di scampare a una nakbah chiamata sionismo. Perché non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l'altro Israele, terzo e diverso, mentre schiva il pensiero unico stretto tra la complicità della sinistra e la miopia della destra.

So quello che leggerò, domani, sui vostri giornali. Ma nessuna autodifesa, nessuna esigenza di sicurezza. Tutto questo si chiama solo partheid - e genocidio. Perché non importa che le politiche israeliane, tecnicamente, calzino oppure no al millimetro le definizioni delicatamente cesellate dal diritto internazionale, il suo aristocratico formalismo, la sua pretesa oggettività non sono che l'ennesimo collateralismo, qui, che asseconda e moltiplica la forza dei vincitori.
La benzina di questi aerei è la vostra neutralità, è il vostro silenzio, il suono di queste esplosioni.





Qualcuno si sentì berlinese, davanti a un altro Muro.
Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza?






Ci sentiamo cittadine di Gaza, dal suo futuro dipende anche il nostro futuro! Manifestiamo il nostro sdegno per i crimini di guerra commessi contro la popolazione palestinese!




Roma

Sabato, 3 gennaio

16:00.

Piazza Esedra