lunedì 22 giugno 2009

OPPORSI ALLA MILITARIZZAZIONE E ALLA GUERRA. 4 LUGLIO A VICENZA

Opporsi alla militarizzazione e alla guerra è la ragion d'essere di Noi Donne in Nero.

Per questo rispondiamo all'appello delle donne e degli uomini del Presidio Permanente No Dal Molin di tornare nelle strade di Vicenza per contribuire a costruire "un territorio libero e inospitale alla presenza militare", convinte che questo obiettivo non riguarda solo le cittadine e i cittadini di Vicenza, ma riguarda tutte quelle e tutti quelli che cercano insieme percorsi nonviolenti per uscire dall'orizzonte delle armi e della guerra.

ADERIAMO QUINDI ALLA MANIFESTAZIONE DEL 4 LUGLIO A VICENZA

Donne in Nero - Italia



dal sito nodalmolin


4 LUGLIO: L'INDIPENDENZA ? SI CONQUISTA

"Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso. " Parola di Nelson Mandela, premio nobel per la pace; ma anche, per coloro che volevano continuare a imporre a lui e alla sua comunità l’apharteid, parole di un estremista da incarcerare perché contro quella ragion di stato che imponeva al Sud Africa del secolo scorso la segregazione razziale.

Come sono sognatori quei vicentini che, contro la volontà della prima potenza mondiale e del suo vassallo romano – il governo italiano – vogliono impedire la realizzazione di una nuova, devastante servitù militare. Perché, fatte le debite distinzioni, un premio nobel per la pace a lungo incarcerato per azioni di guerriglia e sabotaggio e dei cittadini processati per l’essersi incatenati all’interno di un palazzo governativo hanno in comune proprio quell’elemento irrazionale quanto quotidiano che si chiama sogno.

E Vicenza è una terra che rifiuta testardamente di arrendersi agli artigli di cemento e d’acciaio della 173° Brigata Aerotrasportata che vorrebbe realizzare tra le ville palladiane il suo nido; perché arrendersi vorrebbe dire non soltanto accettare la devastazione del proprio territorio – e della falda acquifera sottostante – ma anche abbassare la testa rinunciando alla propria dignità di cittadini.

"Estirpare alla radice il dissenso locale": in queste parole, scritte dal commissario Paolo Costa – ovvero da colui che segue, per conto del governo italiano, la vicenda Dal Molin – sta la volontà di trasformare i cittadini in sudditi; cancellando in un sol colpo qualunque principio democratico per far posto a un’ingombrante, quanto opprimente, ragion di stato che imporrebbe alla comunità di accettare, non si capisce bene su quali fondamenta morali ed etiche, qualunque sacrificio.

Tra perseverare e arrendersi, noi scegliamo di continuare a sognare; perché crediamo che il percorso iniziato dalla nostra città sia portatore di un sogno collettivo che racconta una comunità che si autogoverna, a partire dai propri bisogni, rifiutando di delegare qualcuno a decidere per se; perché non accettiamo di obbedire a un comando, quello di ospitare una base di guerra che non vogliamo; perché disprezziamo chi, per interessi economici o militari, mette a rischio un territorio e la sicurezza e la salute dei suoi abitanti. Perché vogliamo sentirci liberi di vivere la nostra quotidianità nella nostra terra, e per questo indipendenti dall’ingombrante presenza di migliaia di soldati e dei loro strumenti di morte e distruzione.

Il 4 luglio, vogliamo costruire la nostra indipendenza; non come atto formale, burocratico, bensì come percorso di partecipazione, azione e riappropriazione. Perché l’indipendenza si costruisce a partire da noi stessi, dal nostro essere mai fermi, dal nostro pretendere la terra che ci appartiene in quanto spazio in cui viviamo.

E allora, alle parole di Nelson Mandela, possiamo aggiungere quelle di Marcos con le quali, più di due anni fa, abbiamo iniziato il nostro cammino; perché se è vero che "un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso " è anche vero che "se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia". Il 4 luglio continuiamo a sognare; indipendenza, dignità, partecipazione: l’AltroComune vuol contribuire a costruire l’altro mondo possibile.
giovedì 18 giugno 2009

http://www.nodalmolin.it/spip.php?article284

venerdì 19 giugno 2009

SERENATA PER LE DONNE DE L'AQUILA

mercoledì 24 giugno ore 21.00 TEATRO DELLE MUSE via Forlì 43 ROMA

SERATA CONCERTO a sottoscrizione per sostenere la riapertura del CENTRO ANTIVIOLENZA DONNE dell'Aquila dopo il terremoto


CON le donne dell’Aquila PARTECIPANO

organetti, chitarre, tamburi a cornice, fisarmonica, arpa celtica, nacchere, mandola, mandolino, bouzouki, voci e colori

INSIEME A...
Letizia Aprile - Angelina Arru-Roberta Bartoletti - Riccardo Battisti

Claudia Boncompagni - Sabina Cascino-Nadia Cervoni - Giuliano Gangemi

Anna Maria Giordano - Francesco Gramazio-Maria Olga Greco - Massimo Greco

Valeria Landolfi - Silvana Marconi-Massimo Moraldi - Patrizia Nasini-Antonia Panico - GiselaTheye-Olivia Zaccagnini & Micaela Serino

con
SLABoratorio

Musica popolare e non solo
diretto da Roberta Bartoletti

LABoratorio del Canto
diretto da Patrizia Nasini

del
Circolo Gianni Bosio

SerenatEnsemble
…di sera avvengono le serenate, ma…


INFO: DLF 348 3505463 CPO 329 4159514

lunedì 15 giugno 2009

Qui rimarrà solo l'odio

Queste sono le parole di Ezra Narawi arrestato durante la demolizione di una casa dei beduini da parte dell'esercito israeliano.


Ogni tanto qualcuno è così coraggioso che provoca la tua attenzione e tu non puoi restare zitto quando lui ha bisogno del tuo aiuto. Scriviamo oggi per raccontare di una di queste persone speciali.

Si chiama Ezra Nawi.

Probabilmente non hai mai sentito parlare di lui, ma poiché conosci i nostri nomi ora conoscerai anche il suo.

Ezra Nawi è uno degli attivisti dei diritti umani più coraggioso di Israele. E senza il tuo aiuto è molto probabile che vada in carcere nei prossimi 30 giorni. Il suo crimine? Ha cercato di fermare un bulldozer militare che stava distruggendo le case dei beduini palestinesi nella regione a sud di Hebron.

Queste case e le famiglie che ci abitano vivono sotto occupazione israeliana da 42 anni: vivono ancora senza elettricità, acqua corrente e altri servizi fondamentali. Sono costantemente perseguitate dai coloni ebraici e dai militari.

Gli amici di Nawi hanno lanciato una campagna perché decine di migliaia di lettere siano inviate alle ambasciate israeliane in tutto il mondo prima della scadenza della sentenza contro di lui. Chiedono il tuo aiuto.

Si chiama Ezra Nawi.

Seguitiamo a dire a il suo nome perché crediamo che più numerosi saranno quelli che lo conoscono e conoscono il suo nome e più difficile sarà per i militari israeliani di mandarlo in carcere sotto silenzio.

Ezra Nawi non vuole vivere in silenzio: è ebreo, israeliano di origine irachena, parla correntemente l’arabo. E’ gay, ha 50 anni e fa l’idraulico. Ha dedicato la sua vita ad aiutare quelli che vivono schiacciati dal potere. Ha sostenuto le ragazze madri ebraiche che hanno messo le tende davanti alla Knesset durante la lotta per rivendicare uno stipendio di sopravvivenza e sostiene i palestinesi minacciati di espulsione dalle loro case.



E’ amato da chi ha poco potere cui dedica la vita e odiato dai coloni, dai militari e dalla polizia.

Ora che conosci Ezra hai la possibilità di sostenerlo e di difendere tutto quello che rappresenta, soprattutto ora che in Israele sta aumentando la repressione dei diritti umani e dei progressisti.

Ha bisogno di te.I suoi amici hanno bisogno di te. Quelli che aiuta tutti i giorni hanno bisogno di te Per favore manda una lettera al consolato, ai media, ai tuoi amici e famigliari. Usa un breve momento per scrivere una lettera.

Fallo adesso e poi condividi il suo nome con un amico. Fallo per Ezra Nawi.


Noam Chomsky
Naomi Klein
Neve Gordon



Manda questa lettera all'
Ambasciata d'Israele a Roma e al Consolato italiano a Tel Aviv

Istruzioni per l'uso: clicca sul link del indirizzo, e si aprirà un mail, copia la lettera sottostante, firmarla e inviarla.




Per favore, agite ovunque possibile perchè l’eroe Ezra Nawi non vada in prigione. Il suo crimine è stato difendere i diritti umani dei beduini nella regione del sud Hebron.

E’ difficile comprendere perché una persona come Nawi - che rappresenta la parte migliore di Israele - possa essere perseguito dai militari israeliani solo per aver cercato di difendere i diritti degli altri.

Mi sono impegnata a comunicare a tutti quelli che conosco il lavoro coraggioso di Ezra Nawi e l’ingiustizia del suo arresto. Inviterò i miei amici a vedere il video, scrivere lettere e parlare di Ezra in ogni occasione possibile e racconterò a tutti della repressione israeliana riguardante gli attivisti per i diritti umani sia israeliani che internazionali o arabi.

Insieme a migliaia di altri amici aspettiamo il suo rilascio