domenica 19 giugno 2016

Per un’Europa dell’accoglienza e dell’ospitalità

 
La giornata del 19 giugno è stata istituita dall'ONU nel 2015 come Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne nei conflitti.
 

Sempre più numeroso si sta facendo il flusso migratorio delle donne sia dalla Siria che dai Paesi Africani. Il percorso che fanno queste donne per fuggire dalle situazioni invivibili nei loro paesi (sui cui rovinosi conflitti i governi occidentali hanno non poche responsabilità) è caratterizzato da un susseguirsi di violenze ed abusi. 

Ci siamo mai chiesti/e come mai sono così numerose le donne incinte che sbarcano sulle nostre coste? Il loro doloroso itinerario può durare molti mesi ed esse sono nelle mani di chi le tiene rinchiuse nei centri di raccolta. 


E quando arrivano in Europa che cosa le aspetta? Esse sono spesso costrette all'interno dei centri di accoglienza (in realtà campi di detenzione) ad affrontare molestie, ricatti, sfruttamento, senza poter ricorrere alla giustizia ed avere protezione e riconoscimento dei loro bisogni. 


Tenendo conto della particolare sensibilità della situazione di una donna che richiede sicurezza (e si ritrova invece in una promiscuità obbligata), nonché riconoscimento delle esigenze di donne e madri di bambini piccoli, noi Donne in Nero, in sintonia con la "Rete femminista no muri no recinti", vogliamo sensibilizzare sulla necessità che sia riconosciuta alle Associazioni di donne la possibilità di monitorare all'interno dei Centri di raccolta: quale accoglienza di genere viene riservata alle donne profughe o immigrate? Solo così sarà possibile instaurare le condizioni in cui siano pienamente rispettati i loro diritti, solo così si potrà parlare di accoglienza vera per loro e i/le loro bambini/e.

20 giugno 2016 Giornata mondiale della Rifugiata e del Rifugiato Indetta dall'Assemblea delle Nazioni Unite nel 2001, a 50 anni dalla stipulazione della convenzione sui profughi

Attraversare i confini per un’Europa senza fili spinati, muri, lager

Non in nostro nome: 

  • Le guerre sostenute o combattute dall’Europa e dall'Occidente che generano morte, distruzione e costringono alla fuga centinaia di migliaia di persone;
  • Le chiusure delle frontiere, il trattamento inumano delle persone che cercano salvezza e futuro nei nostri paesi;
  • Le politiche, gli accordi, e le decisioni vergognose, nazionali o europee che siano: accordo con la Turchia ed ora anche con Libia e altri paesi africani, rimpatri forzati, cernite tra profughi, uso della repressione, affarismo "umanitario", mafie tollerate, in palese violazione della Dichiarazione Universale dei diritti umani;
  • L'ignoranza e indifferenza rispetto alle rispetto alle disparità delle condizioni e dei vissuti di donne e uomini in queste situazioni, benché proprio sulle donne si regga la cura e il sostegno delle persone più fragili;
  • La distinzione tra riufiati, profughi da guerre e migranti "economici" o ambientali - una forzatura insensata in quanto guerre, persecuzioni, crisi economica globale e disastri ambientali sono cause ormai collegate e tolgono la possibilità di sopravvivenza a intere popolazioni.
Vogliamo anche denunciare la responsibilità di media e politici nel diffondere disinformazione, allarmismi ingiustificati su un'invasione che non c'è e sull'aumentato rischio di terrorismo. Si tratta infatti di flussi gestibili, ma amplificati e strumentalizzati dai vari “spacciatori” di paura, a fronte dell' incapacità della classe dirigente di trovare risposte adeguate. 

Nella Giornata mondiale della Rifugiata e del Rifugiato ad un’Europa del filo spinato, dei muri e dei lager, un’Europa arroccata nella paura dell’Altro e del Diverso e nella difesa dei propri interessi,
vogliamo contrapporre
un’Europa dell’accoglienza e dell’ospitalità dove i confini si attraversano per favorire l’incontro tra persone che si riconoscono diverse ma uguali.