martedì 12 maggio 2009

Non Cresceremo i nostri figli per uccidere il figlio di un'altra madre

" Noi donne di un paese proviamo troppa tenerezza per le donne di un qualsiasi altro paese, per permettere che i nostri figli siano addestrati a ferire i loro. Dal seno di una terra devastata una voce si unisce alla nostra. Dice: "Disarmo! Disarmo!"
Julia Ward Howe, proclamazione del giorno della madre, 1870


il 10 maggio 2009, il giorno della madre, Code Pink, il gruppo statunitense di donne pacifiste ha organizzata una vigil di 24 ore davanti alla casa bianca per festeggiare le madri, ma anche per ricordare le madri di zone di conflitti che pagano il prezzo della guerra con i loro corpi, i loro cari, le loro case, ed il loro futuro.



Inoltre, hanno invitato donne di tutto il mondo di participare, facendo la dichiarazione "Non crescero´i miei figli per uccidere i l figlio di un'altra madre". Molte donne, fra cui le donne in nero in Italia, hanno accolto l'invito mandando foto per testimoniare il loro rifiuto della logica della guerra.




In teoria, la promessa dovrebbe essere facile da mantenere - secondo la costituzione l'italia ripudia la guerra. Ma nonostante la costituzione il nostro paese e' coinvolto - direttamente o indirettamente nella maggior parte dei conflitti armati. Il territorio italiano viene utilizzato per lanciare guerre. Nelle istituzioni di ricerca, si collabora con Israele - un paese credibilmente accusato di crimini di guerra - per sviluppare nuove tecnologie militari.

Le armi, l’Italia vende a tutti, paesi belligeranti compresi - Turchia, India, Pakistan, Georgia, Israele, Kenia, Somalia, Sudan, Sri Lanka, Congo sono tutti clienti.

Nel 2008 il volume d’affari è cresciuto del 222% rispetto all’anno precedente. Secondo la Presidenza del Consiglio nel suo ultimo rapporto sulle esportazioni, importazioni e transito dei materiali d’armamento: "Tale comparto rappresenta un patrimonio tecnologico, produttivo e occupazionale non trascurabile per l’economia del Paese."

Noi richiediamo la liberazione del territorio dalle basi di guerra, la liberazione delle nostre universita' dalla ricerca militare.

Richiediamo un'economia che promuove la vita, la salute, la gioia, la speranza invece della disperazione, la distruzione e la morte.

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