Non vogliamo più subire violenza ma non vogliamo neanche aver bisogno di protezione
In Italia stuprare una donna è reato, ma la "cultura dello stupro" , ovvero la presunzione maschile di superiorità e il disprezzo per la donna sono ancora largamente dominanti. Neanche la condanna più giusta potrà risarcire la donna violentata, ridarle fiducia e serenità, curare la ferita profonda dentro di se.
A chi ha responsabilità di governo in questo Paese
dai livelli più alti fino alle amministrazioni locali
chiediamo innanzitutto di essere con parole gesti e comportamenti modello di relazioni rispettose della diversità di genere, della pari dignità della donna, delle libertà femminili, senza triviali ammiccamenti e allusioni sessite, di rimuovere le discriminazioni che ancora nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nella società e nella cultura penalizzano el donne; di promuovere subito una campagna martellante e assordante in TV, nei giornali, negli uffici pubblici per contrastare l'immagine ancora dominante e pervasiva della donna tutto corpo e niente cervello, della donna seduttrice o sedotta, della donna strumento di piacere sempre a disposizione, perchè nessuno stupratore italiano o straniero deve ancora poter dire." Non credevo di aver fatto una cosa tanto grave". Lo stupro non ha niente a che fare con la sessualità. E' solo la reazione vigliacca e criminale contro la libertà della donna, il suo diritto di decidere se, come e con chi vivere la sessualità.
Ma anche noi tutti uomini e donne
diventiamo complici delle violenze quotidiane sulle donne - sia quelle che si consumano in luoghi aperti, sia quelle, molto più frequenti e odiose, che avvengono nell'intimità della famiglia, degli amici e dei conoscenti da cui pensi di non doverti difendere - se distogliamo lo sguardo, se abbassiamo gli occhi, se ci rifiutiamo di pensare che sempre là dove una persona subisce violenza la cosa ci riguarda non solo perchè domani può capitare a no, alle nostre figlie e compagne, ma anche perchè una comunità che non si cura di chi subisce violenza è ingiusta iniqua e pericolosa per tutti.
Solo lo sguardo degli/delle altri/e la loro attenzione può proteggerci.
Non saranno le forze dell'ordine, nè tanto meno le "ronde" dal cui sentimento di vendetta, di giustizia "fai da te" rischiamo di doverci difendere, a renderci più sicure, a permetterci di camminare serenamente per strada di giorno, ma anche di notte, senza sentirci prede braccate da uomini-lupo.
Solo città abitate da uomini e donne che si rispettano, che sanno che il limite alla propria libertà è la libertà degli/delle altri/e, che si incontrano e parlano con fiducia possono essere città sicure.
NON GIRARE LA TESTA LA VIOLENZA SULLE DONNE TI RIGUARDA
Donne in nero
Padova 4 marzo 2009
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