sabato 12 luglio 2014

Dieci anni di troppo

 

10 anni di continua impunita' per l'annessione israeliana e le politiche di Apartheid. 
 E’ il tempo per la giustizia e per la assunzione di responsibilita'

 

Dichiarazione del coordinamento europeo dei comitati e associazioni sulla palestina (ECCP) nel 10mo anniversario sdell'opinione consultiva dell'IJC.

Il 9 Luglio 2004, la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha emanate una opinione consultiva intitolata Legal Conseguenze Legali della Costruzione di un Muro nel Territorio Palestinese occupato, in cui e’ stato concluso che “la costruzione del muro costruito da Israele, il potere occupante, nel Territorio Palestinese Occupato, incluso dentro e intorno a Gerusalemme Est, e il suo regime associato, sono contrari alla legge internazionale”.

La corte ha respinto l’affermazione israeliana che il muro sia soltanto una temporanea ‘barriera di sicurezza’ e ha stabilito che “costruzione del muro e il regime a questo associato creano un ‘fait accompli’ sul suolo che potrebbe diventare permanente”, avvertendo che questo sarebbe “equivalente a una annessione di fatto”. Ha aggiunto che questo “impedisce severamente l’esercizio da parte della popolazione palestinese del suo diritto alla autodeterminazione e per questo e’ una infrazione dell’obbligo di Israele a rispettare quel diritto”, che e’ protetto dallo Statuto ONU.

 


La Corte ha inoltre concluso che “la costruzione del muro ha portato alla distruzione o requisizione di proprieta’ sotto condizioni che contravvengono ai requisiti degli Articoli 46 e 52 delle Regole de L’Aia del 1907” Respecting the Laws and Customs of War on Land “e l’Articolo 53 della Quarta Convenzione di Ginevra” relativo alla Protezione dei Civili in Tempo di Guerra del 12 agosto 1949. Inoltre, il muro costituisce varie violazioni della Convenzione dei Diritti Umani cosi’ come serie violazioni di norme perentorie del Diritto internazionale consuetudinario.

La risoluzione della Assemblea Generale ONU ES-10/15, adottata il 20 luglio 2004, che “riconosce l’opinione consultiva della Corte Internazionale di Giustizia del 9 luglio 2004” e “domanda che Israele, il potere occupante, si attenga alle sue obbligazioni legali come menzionato nella opinione consultiva” riafferma che la decisione della Corte che “Israele e’ sotto obbligazione di terminare le sue infrazioni del diritto internazionale; e’ sotto obbligazione di cessare prontamente i lavori di costruzione del muro costruito nel Territorio Palestinese Occupato, incluso dentro e intorno a Gerusalemme Est, di smantellare prontamente la struttura ivi situata, e revocare o rendere ineffettivi prontamente tutti gli atti legislativi e normativi legati a questo…”. E che “Israele e’ sotto obbligo di risarcire per tutti i danni causati dalla costruzione del muro nel Territorio Palestinese Occupato, incluso dentro e intorno a Gerusalemme Est”.

Inoltre, la Corte Internazionale di Giustizia ha concluso che “tutti gli Stati hanno l’obbligo di non riconoscere la situazione illegale che risulta dalla costruzione del muro, di non rendere aiuto o assistenza nel mantenere quella situazione e cooperare con una visione del mettere fine alle violazioni e assicurare che il risarcimento sia fatto…” E’ anche deliberato che “Stati membri della Quarta Convenzione di Ginevra sono obbligati a prendere misure per assicurare la conformita’ alla Convenzione…”.

Il 9 luglio 2014, dopo un pieno decennio di ininterrotta ingiustizia e impunita’, il muro, le colonie e il loro regime associate continuano a crescere a un passo scioccante, risultando in una annessione de facto di sempre maggiore terra palestinese, il saccheggio delle loro risorse naturali e il trasferimento forzato della popolazione palestinese, incluso dentro e intorno alla Occupata Gerusalemme Est. Il Muro di Apartheid e’ un mattone cruciale nel progetto espansionista di Israele, confinando la popolazione palestinese a (contraentesi) enclaves segregate, simili al modo in cui non-bianchi venivano confinati a Bantustan durante l’ex era Sud Africana di Apartheid

 


Contrariamente alle obbligazioni decise della Corte Internazionale di Giustizia, la UE e I suoi stati membri, hanno fallito nell’esercitare una pressione significativa su Israele per cessare la sua costruzione del muro, e non hanno agito con effetto per ritenere Israele responsabile delle sue serie violazioni del diritto internazionale. Invece di implementare le Linee Guida UE sulla conformita’ al diritto internazionale e adottare misure effettive o sanzioni, la UE ha continuato la sua cooperazione con Israele senza sosta.

Inoltre, molte compagnie europee, come G4S, Elbit, Veolia, Alstom, e altre sono direttamente coinvolte nella costruzione e/o mantenimento del muro e/o delle colonie, alcune delle quali beneficiano addirittura di fondi UE.

Passati 10 anni, aggravati dall’ultima messa a rischio da parte di Israele di piu’ di 20 anni di fallite ‘negoziazioni’ in questo piu’ recente giro, e’ tempo per la giustizia e la assunzione di responsabilita’!

In questo 10mo Anniversario della Opinione Consultiva della Corte Internazionale di Giustizia, la ECCP urge la UE e i suoi stati membri a:

  • Implementare appieno la dichiarata politica UE di non-riconoscimento del muro e delle colonie, incluso dentro e intorno a Gerusalemme Est, e assicurare l’esclusione di tutte le entita’ Israeliane basate o coinvolte nelle colonie, o coinvolte nella costruzione e/o mantenimento del muro e del suo regime associate, da fondi UE, prestiti, e investimenti. 
  •  Effettivamente prevenire compagnie europee dal guadagnare dalla costruzione e/o mantenimento del muro e/o delle colonie e dal loro regime associate, e pubblicare le line guida senza ritardo a questo fine.
  • Sospendere l’Accordo di Associazione con Israele sulle base degli articoli 2 e 79, e in accordo alle dichiarate politiche UE in riferimento alla conformita’ con il diritto internazionale.

ECCP sostiene l’appello “Make July the Month Against the Apartheid Wall” [“Fate luglio il Mese Contro il Muro di Apartheid”] lanciato da 7 coalizioni di societa’ civile palestinese e 22 organizzazioni, e chiede alla societa’ civile Europea, incluse le ONG, le organizzazioni di diritti umanitari, i sindacati, le compagnie e gli individui di:

  • Fare pressione sui loro governi perche’ confermino le loro obbligazioni legali.
  • Supportare e ampliare la Campagna globale BDS per la giustizia, come uno strumento che chiede conformita’ alla decisione della Corte Internazionale di Giustizia, di sostenere i diritti dei palestinesi e sconfiggere l’Apartheid, il colonialismo e l’occupazione israliane.
 

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