Contatele: sono le basi militari NATO/USA in Italia. E il governo concede anche l'uso di strade e ferrovie. La guerra è molto vicina a ciascuna/o di noi
Non siamo d'accordo con la ministra della difesa Roberta Pinotti, che, appena accaduti a Tunisi e nello Yemen nuovi massacri, ha annunciato l'operazione Mare Sicuro poiché “le crisi si sono avvicinate”. Eppure persino il presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha dichiarato nei giorni scorsi che
“l'Isis è il diretto risultato di Al Qaeda in Iraq che è cresciuta con l'invasione USA”.
E noi aggiungiamo che altrettanto sta accadendo in Libia.
Nelle guerre degli ultimi 25 anni, l’Italia è stata molto attiva e continua ad attivarsi: abbiamo avuto l’Iraq, la Somalia, la ex-Yugoslavia, l’Afghanistan, di nuovo l’Iraq, la Libia… per molti di questi paesi l’Italia diventa un nemico, ed è per questo che è esposta a rischi. Siamo in guerra perché l’Italia è all’interno di una organizzazione (la NATO) che ha lo scopo di essere pronta a fare la guerra, in stretta relazione con gli Stati Uniti.
Queste guerre quanto e cosa ci costano?
Il territorio: utilizzato per le basi militari NATO e USA, che sono più di cento, il cui mantenimento grava per oltre il 30% sul bilancio nazionale; l’inquinamento provocato dalle basi, in cui non si può intervenire perché al di fuori del controllo legale e sanitario italiano; l’inquinamento provocato dalle esercitazioni militari italiane e internazionali, in cui si sperimentano armi e infrastrutture che avvelenano l’ambiente.
In due delle basi – Aviano e Ghedi – sono immagazzinate tra 70 e 90 bombe nucleari americane, anche se l’Italia ha firmato il trattato di non proliferazione delle armi atomiche, e non potrebbe neppure averle o farle transitare sul proprio territorio.
E malgrado la situazione di crisi e i tagli ai principali diritti e servizi di interesse sociale, le spese per la difesa non sono diminuite, anzi: malgrado una quasi promessa di ridurre o cancellare il programma di acquisto degli F-35, ad oggi il governo ha confermato l’acquisto di 90 cacciabombardieri d’attacco. Renzi inoltre ha promesso di aderire alle richieste NATO di portare il bilancio della difesa al 2% del PIL, il che significa passare dall’attuale spesa di 70 milioni di euro al giorno a 100 milioni al giorno!!!
Non ci sentiamo protette né dalle basi né dalle operazioni militari, che anzi rischiano di trasformarci in obiettivi di guerra. Come la sicurezza nei rapporti quotidiani nasce dallo stare bene con chi vive intorno a noi, a livello di relazioni internazionali abbiamo bisogno non di una politica estera aggressiva e coloniale, ma basata sulla collaborazione, il sostegno reciproco e la giustizia.
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