conformità. con le norme internazionali deriva da una convinzione, che abbiamo sentito da un procuratore militare, che ogni bambino palestinese è un terrorista potenziale.
Tale posizione ci sembra il punto di partenza di una spirale di ingiustizia, e uno che solo Israele, come potenza occupante in Cisgiordania, può invertire."
Così si conclude il rapporto Children in Military Custody che analizza il trattamento dei bambini palestinesi secondo la legge militare israeliana, esaminando ogni passaggio del processo di detenzione: arresto, interrogatorio, udienze, processo, sentenza, detenzione e denunce.
Il rapporto parte dall’analisi comparativa della legge interna israeliana – che si applica ai minori israeliani – e a quella militare israeliana – applicata ai minori palestinesi. Le questioni centrali sono due: le differenze tra i due sistemi legali e le giustificazioni per tali differenze.
Children in Military Custody è il risultato di una visita dello scorso settembre di una delegazione britannica di nove avvocati, provenienti dal campo dei diritti umani e dei crimini contro i bambini. La visita si è svolta sia in Israele che nei Territori Occupati, al fine di verificare il trattamento dei minori palestinesi sottoposti alla legge militare israeliana.
L’obiettivo della delegazione era quello di redigere un rapporto indipendente fondato sui principi dello Stato di diritto e dei diritti dei bambini. Così è stato raccolto un insieme di informazioni rilevanti, sostanziali e equilibrate. La delegazione ha incontrato numerosi gruppi ed enti, compresi i dipartimenti governativi israeliani, l’esercito, Ong israeliane e palestinesi, agenzie delle Nazioni Unite, ex soldati israeliani e bambini palestinesi. Ha anche visitato le corti militari del carcere di Ofer, fuori Gerusalemme, e osservato i procedimenti contro i minori.
Children in Military Custody ha sollevato numerose critiche in merito al trattamento dei bambini palestinesi da parte dell’esercito israeliano. Tra queste:
Sulla mera base delle differenze legali, Israele viola gli articoli 2 (discriminazione), 3 (interessi del bambino), 37b (prematuro ricorso alla detenzione), 37c (mancata separazione da detenuti adulti), 37d (accesso agli avvocati) e 40 (uso delle manette) della Convenzione dei Diritti del Bambino delle Nazioni Unite. Il trasferimento di bambini prigionieri all’interno di Israele viola l’articolo 76 della IV Convenzione di Ginevra. La mancata traduzione dell’Ordine Militare 1676 dall’ebraico è una violazione dell’articolo 65 della stessa convenzione.
Se l’arresto e la detenzione si svolgono nel modo descritto ai delegati dall’ONU, le Ong palestinesi e israeliane, ex soldati israeliani e bambini palestinesi, allora Israele è responsabile anche di trattamento crudele, disumano e degradante, in violazione dell’articolo 37a della Convenzione delle Nazioni Unite. In merito a quanto riportato nel paragrafo 101 del rapporto, secondo la delegazione la detenzione di bambini per periodi lunghi e frequenti in isolamento può rientrare nel crimine di tortura, vietato non solo dall’articolo 37a ma anche da tutte le convenzioni internazionali.
Il rapporto si conclude con 40 raccomandazioni specifiche, che interessano diverse aree: miglioramenti nelle pratiche di arresto, interrogatorio, udienze, processi, detenzione, denunce e monitoraggio.
Oltre alle raccomandazioni generali, il rapporto sottolinea:
- la legge internazionale, il diritto umanitario internazionale e la Convenzione dei Diritti del Bambino dell’ONU si applicano ai Territori Palestinesi Occupati e per questo devono essere pienamente e concretamente implementati;
- il principio legale internazionale del miglior interesse del bambino dovrebbe essere la prima considerazione in tutte le azioni riguardanti i minori, sia che si tratti di esercito, polizia, istituzioni pubbliche o private, corti di giustizia, autorità amministrative o enti legislativi;
- Israele non dovrebbe compiere discriminazioni tra i bambini che sono sottoposti alla sua giurisdizioni penale. Legge militare e pubblica amministrazione dovrebbero trattare i bambini palestinesi nello stesso modo in cui trattano quelli israeliani.
Nonostante le espressioni di preoccupazione per il trasferimento dei bambini a prigioni all'interno di Israele e il riconoscimento della sua illegalità, gli Stati membri dell'Unione europea hanno annunciato il 24 luglio l'intenzione di potenziare le relazioni commerciali e diplomatiche con Israele.
Le donne in nero hanno scritto ai parlamentari europei chiedendogli di opporsi al potenziamento dei rapporti con Israele per fare pressioni su Israele perché agisca in conformità con il diritto internazionale in materia di diritti umani.
Clicca qui per vedere la lettera e gli indirizzi email dei parlamentari.
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