La soluzione militare tiene in ostaggio il popolo siriano e non offre una soluzione politica in grado di accogliere le sue aspirazioni profonde.
La violenza porta a credere che non c’è alternativa alle armi.
La violenza porta a credere che non c’è alternativa alle armi.
Negli ultimi mesi , Il parere che il conflitto in Siria può essere risolto solo con le armi ha mantenuto un monopolio quasi totale nelle dichiarazioni dei politici e la comunicazione sulla stampa. Perciò è con gratitudine e sollievo che accogliamo la initiave della Comunità di Sant'Egidio di riunire rappresentanti autorevoli dell'opposizione siriana, espressione della società politica e civile siriana.
Al termine di alcuni giorni di riunioni, il gruppo ha incontro la stampa e la diplomazia internazionale e ha pubblicato e ha rilasciato il seguente appello.
La Siria sta vivendo la crisi più drammatica della sua storia. La scelta della soluzione militare, che non tiene conto delle richieste della rivolta di libertà e di dignità del popolo siriano, ha portato alla diffusione della violenza, alla perdita di troppe vite umane e a distruzioni generalizzate.
Riuniti a Roma presso la Comunità di Sant’Egidio, noi appartenenti a diversi gruppi dell’opposizione demcratica siriana, attiva sia all’interno che all'esterno del Paese, rivolgiamo questo Appello al popolo siriano, a tutte le parti coinvolte e alla Comunità internazionale.
Siamo diversi per opinioni ed esperienze. Abbiamo lottato e lottiamo per la libertà, la dignità, la democrazia, i diritti umani e per costruire una Siria democratica, civile, sicura per tutti, senza paura e senza oppressione. Amiamo la Siria. Sappiamo che la Siria, luogo di convivenza di religioni e popoli diversi, corre oggi un rischio mortale che incrina l’unità del popolo, i suoi diritti e la sovranità dello Stato.
Non siamo neutrali. Siamo parte del popolo siriano che soffre per l’oppressione della dittatura e la sua corruzione. Siamo fermamente contrari a qualsiasi discriminazione su base confessionale o etnica, da qualunque parte venga. Siamo per una Siria di uguali nella cittadinanza. Vogliamo che la Siria in futuro sia patria per tutti, capace di rispettare la vita e la dignità umana, nella giustizia.
La soluzione militare tiene in ostaggio il popolo siriano e non offre una soluzione politica in grado di accogliere le sue aspirazioni profonde. La violenza porta a credere che non c’è alternativa alle armi. Ma le vittime, i martiri, i feriti, i detenuti, gli scomparsi, la massa di rifugiati interni e i profughi all'estero, ci chiedono di assumere la responsabilità di fermare questa spirale di violenza. Ci impegniamo a sostenere tutte le forme di lotta politica pacifica e di resistenza civile, e di favorire una nuova fase di incontri e conferenze all’interno del Paese.
Non è troppo tardi per salvare il nostro Paese! Pur riconoscendo il diritto dei cittadini alla legittima difesa, ribadiamo che le armi non sono la soluzione. Occorre rifiutare la violenza e lo scivolamento verso la guerra civile perché mettono a rischio lo Stato, l'identità e la sovranità nazionale.
Occorre, oggi più che mai, un’uscita politica dalla drammatica situazione in cui ci troviamo. È il modo migliore per difendere gli ideali e realizzare gli obiettivi di chi mette a rischio la propria vita per la libertà e la dignità. Invitiamo i nostri concittadini dell’Esercito Siriano Libero, e tutti quelli che portano le armi, a partecipare a un processo politico per giungere a una Siria pacifica, sicura e democratica.
Non possiamo accettare che la Siria si trasformi in un teatro di scontri regionali e internazionali. Crediamo che la Comunità internazionale abbia la forza e le capacità necessarie per trovare un consenso che sia base di un'uscita politica dall'attuale drammatica crisi, basata sull'imposizione del cessate il fuoco, il ritiro degli apparati militari, la liberazione dei detenuti e dei rapiti, il ritorno dei profughi, gli aiuti di emergenza alle vittime, un vero negoziato globale senza esclusioni, che sarà completato da una vera riconciliazione nazionale basata sulla giustizia.
Chiediamo che l'ONU sia l'unico soggetto internazionale ritenuto responsabile del coordinamento degli aiuti umanitari per sostenere i siriani in difficoltà sia in patria che all’estero.
Ci rivolgiamo con questo Appello a tutti i Siriani e in particolar modo ai giovani: il nostro futuro lo costruiremo con le nostre mani. Insieme possiamo costruire una Siria democratica, civile, pacificata, pluralista. Ci rivolgiamo a tutte e a tutti coloro che lottano per il cambiamento democratico in Siria, a qualunque parte essi appartengano: per porre in essere un dialogo e un coordinamento tra di noi che avvii rapidamente la Siria ad una fase transitoria verso la democrazia, sulla base del patto nazionale comune.
Ringraziamo la Comunità di Sant’Egidio per il lavoro e il sostegno nella ricerca di una soluzione per la crisi nazionale siriana, e le chiediamo di continuare ad accompagnare gli sforzi e il lavoro che ci aspettano.
Roma, Sant’Egidio, 26 luglio 2012
Firmatori dell'appello
NCB (National Coordination Body)
HAYTHAM MANNA
ABDULAZIZ ALKHAYER
RAJAA ALNASER
DEMOCRATIC FORUM
FAIEZ SARA
MICHEL KILO
SAMIR AITA
WATAN Coalition ^
FAEK HWAJEH
DEMOCRATIC ISLAMIC GROUP
RIAD DRAR
Syrian Trade Union/ Women Syrian Activist
AMAL NASER
MAA Movement (Together)
ALI RAHMOUN
BUILDING SYRIAN STATE
ANAS JOUDEH
RIM TURKMANI
WEST KURDISTAN Assembly
ABDUSALAM AHMAD
NATIONAL BLOC
AYHAM HADDAD
HORAN RENCONTRES (FOR CITYZENSHIP)
UGAB ABOU SUEDE
SADA HAMZEH
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