Il 28 febbraio, la Ruta Pacifica de Las Mujeres di Colombia ha ricevuto un messaggio proclamando una condanna a morte per coloro che continuano a insistere sulla restituzione delle terre agli sfollati dalla guerra.
La Ruta Pacifica ha emesso il seguente comunicato che denuncia le minacce.
La Ruta Pacífica de las Mujeres, respinge ed esige indagini sulle minacce di cui è stata nuovamente oggetto da parte del gruppo “Águilas Negras – Bloque Capital D.C”, minacce ricevute direttamente nella nostra sede, in una busta aperta e non affrancata, martedì 28 febbraio 2012.
Sembra un’ironia che, quasi nello stesso tempo in cui si stava consegnando il rapporto dell’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani sulla situazione dei diritti umani in Colombia, dove si segnala che “… ha osservato che il rischio e la vulnerabilità delle leader e dei leader nei processi di restituzione di terre sono estremamente alti, tenuto conto degli interessi criminali per le proprietà oggetto di restituzione…”, stiamo ricevendo queste minacce, dove oltre alla Ruta compaiono organizzazioni femministe come la Casa de la Mujer, Sisma e altre organizzazioni miste; inoltre vengono minacciate direttamente 15 persone, tra le quali ci sono 12 donne e una di loro è la Delegata per i diritti dell’infanzia, la gioventù e le donne della Defensoría del Pueblo.
Il volantino è chiaramente rivolto a donne che difendono i diritti umani che stanno lavorando sulla restituzione delle terre, vi si legge infatti: “… se non smettete di rompere con il tema del recupero delle terre, per quanto siate protetti, sarete assassinati da noi e vi diamo 30 giorni per abbandonare la città”.
Ci uniamo all’appello dell’Ufficio dell’Alto Commissario dei D.U. in Colombia ribadendo “la necessità di adottare misure integrali di protezione che includano solide analisi dei rischi, in cui possano incorrere le vittime…” e inoltre che “le misure di protezione si dovrebbero migliorare, per es., includendo un approccio diverso e di genere, come anche rafforzando le istituzioni locali competenti”.
Facciamo un appello alle organizzazioni che difendono i diritti umani, ai partiti politici, alla comunità internazionale e ai media regionali, nazionale e internazionali affinché la pressione sociale e politica contribuisca a evidenziare, respingere e sanzionare questi fatti; e siano garantiti per tutti e tutte il rispetto dei diritti alla Verità, alla Giustizia e al Risarcimento di fronte alle violenze storiche di cui sono state vittime le donne in Colombia.
Sembra un’ironia che, quasi nello stesso tempo in cui si stava consegnando il rapporto dell’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani sulla situazione dei diritti umani in Colombia, dove si segnala che “… ha osservato che il rischio e la vulnerabilità delle leader e dei leader nei processi di restituzione di terre sono estremamente alti, tenuto conto degli interessi criminali per le proprietà oggetto di restituzione…”, stiamo ricevendo queste minacce, dove oltre alla Ruta compaiono organizzazioni femministe come la Casa de la Mujer, Sisma e altre organizzazioni miste; inoltre vengono minacciate direttamente 15 persone, tra le quali ci sono 12 donne e una di loro è la Delegata per i diritti dell’infanzia, la gioventù e le donne della Defensoría del Pueblo.
Il volantino è chiaramente rivolto a donne che difendono i diritti umani che stanno lavorando sulla restituzione delle terre, vi si legge infatti: “… se non smettete di rompere con il tema del recupero delle terre, per quanto siate protetti, sarete assassinati da noi e vi diamo 30 giorni per abbandonare la città”.
Ci uniamo all’appello dell’Ufficio dell’Alto Commissario dei D.U. in Colombia ribadendo “la necessità di adottare misure integrali di protezione che includano solide analisi dei rischi, in cui possano incorrere le vittime…” e inoltre che “le misure di protezione si dovrebbero migliorare, per es., includendo un approccio diverso e di genere, come anche rafforzando le istituzioni locali competenti”.
Facciamo un appello alle organizzazioni che difendono i diritti umani, ai partiti politici, alla comunità internazionale e ai media regionali, nazionale e internazionali affinché la pressione sociale e politica contribuisca a evidenziare, respingere e sanzionare questi fatti; e siano garantiti per tutti e tutte il rispetto dei diritti alla Verità, alla Giustizia e al Risarcimento di fronte alle violenze storiche di cui sono state vittime le donne in Colombia.
Il gruppo Aquile Nere è una ri-formazione del gruppo paramilitare Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), suppostamente smobilitato nell'amnistia scandalosa goduta da gruppi paramilitari, a sostegno della legge chiamato erroneamente "Giustizia e Pace", adottata nel 2005.
Si deve prendere sul serio minacce da un tale gruppo e chiediamo ai nostri rappresentanti diplomatici in Colombia di attivarsi immediatamente perché le autorità Colombiane agiscano con determinazione contro le sedicenti “Aquile Nere”, non solo per evitare che quanto minacciato accada, come si è già verificato molte volte con le donne leader dei movimenti sociali, ma per far sì che si perseguano con verità, giustizia e riparazione questi crimini inaccettabili.
Non rinunciamo alla nostra aspirazione a vivere in un mondo libero dalla guerra, la paura e la violenza
Clicca qui per leggere le lettere mandate dalle Donne in Nero Italiane all'ambasciatore italiano in Colombia e all'ambasciatore colombiano in Italia
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