Questa giornata ricorda il 27 gennaio 1945, data in cui venne liberato il campo di sterminio di Auschwitz, uno dei luoghi più tragici dell'olocausto nazista. Il termine olocausto viene usato per descrivere il genocidio sistematico che portò alla deportazione e allo sterminio di 6 milioni di ebrei, 500.000 rom e sinti, oltre a migliaia di comunisti, lesbiche, gay e transessuali, malati di mente, pentecostali, testimoni di Geova, sovietici, polacchi e altre popolazioni slave.
La pratica della deportazione è stata applicata anche in una delle pagine più vergognose del colonialismo italiano: dal 1911 al 1934 furono deportati a Ustica migliaia di libici come ritorsione ad azioni di resistenza all'invasione italiana del loro paese. Centinaia di loro morirono di stenti e furono sepolti in una parte del cimitero locale, il cosiddetto Cimitero degli arabi.
Nel suo libro I sommersi e i salvati Primo Levi, sopravvissuto al lager di Auschwitz, riflette sul dovere e sulla difficoltà del portare testimonianza di eventi tanto terribili e scrive: È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere, e dappertutto”.
Questi orrori sono stati realizzati dalla ferocia di governi ed apparati militari, ma non sarebbero stati possibili senza il consenso, la complicità o l'indifferenza di gran parte delle popolazioni. Sono questi atteggiamenti che ci sgomentano, le troppe volte che li troviamo riproposti nelle vicende di quotidiano razzismo che si manifesta con insopportabile violenza: l'incendio del campo rom della Continassa di Torino, nello scorso dicembre, o l'uccisione di due senegalesi a Firenze, negli stessi giorni, sono il frutto di una intolleranza diffusa nei confronti di chi appare diversa/o e solo per questo considerata/o un pericolo.
In molti paesi milioni di persone si sono opposte e si oppongono alle violenze del razzismo e delle discriminazioni, consapevoli che “Neppure è accettabile la teoria della violenza preventiva: dalla violenza non nasce che violenza, in una pendolarità che si esalta nel tempo invece di smorzarsi.” (Primo Levi, I sommersi e i salvati).
Non ci limitiamo alla semplice commemorazione:
ricordare è necessario e giusto, ma è altrettanto necessario assumersi la responsabilità di impegnarsi contro ogni forma di discriminazione di carattere etnico, religioso, politico e di orientamento sessuale.
ricordare è necessario e giusto, ma è altrettanto necessario assumersi la responsabilità di impegnarsi contro ogni forma di discriminazione di carattere etnico, religioso, politico e di orientamento sessuale.
Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando e distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti sottili modi la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine.
(Primo Levi, I sommersi e i salvati).
(Primo Levi, I sommersi e i salvati).
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