La manifestazione per la libertà di informazione e' stata rinviata per non sovraporre alla giornata di lutto nazionale per i soldati italiani uccisi a Kabul. Per noi questa decisione e' stata sbagliata e disonesta. Abbiamo dato la nostra adesione alla manifestazione perche' riteniamo la liberta' d'informazione un fattore importantissimo nella lotta contra le guerre e la violenza e nella lotta per i diritti delle donne - lotte che non si puo' separare. | Mi dispiace molto vedere i governi mettere a rischio le vite dei soldati in nome della democrazia. Il fatto e' che i soldati servono gli interessi della Casa Bianca e le conseguenze della loro occupazione sono devastanti per il mio popolo. Malalai Joya |
Se crediamo davvero nell'importanza della liberta' d'informazione, dovrebbe essere chiaro che la mancanza d'informazione seria sui motivi e le consequenze della missione militare in Afganistan ha giocato un ruolo importante nell'uccisione dei 6 solidati italiani.
Ritirarci e restare in silenzio mentre la tragedia che ha colpito questi uomini e i loro cari viene strumentalizzata proprio da quelli che li hanno mandati a morire non e' segno di rispetto - anzi.
Percio nonostante la pioggia e la decisione di molti di rimandare la manifestazione, a Bergamo le Donne in Nero hanno mantenuto l'appuntamento, vestite in nero per il lutto che portiamo per le guerre, per ogni guerra.
Estendiamo anche la nostra solidarieta' a Simonetta Salacone, dirigente scolastica della scuola Iqbal Massih di Roma, che ha rifiutato di participare in ancora una strumentalizzazione - il minuto di silenzio per i caduti in Afghanistan. Simonetta Salacone ha spiegato la sua decisione con chiarezza e eloquenza:
Clicca il testo per leggere la lettera intera.
Percio nonostante la pioggia e la decisione di molti di rimandare la manifestazione, a Bergamo le Donne in Nero hanno mantenuto l'appuntamento, vestite in nero per il lutto che portiamo per le guerre, per ogni guerra.
Se l'informazione desse le giuste notizie e documentazioni sui motivi di ogni guerra forse ci sarebbe più pace.
Estendiamo anche la nostra solidarieta' a Simonetta Salacone, dirigente scolastica della scuola Iqbal Massih di Roma, che ha rifiutato di participare in ancora una strumentalizzazione - il minuto di silenzio per i caduti in Afghanistan. Simonetta Salacone ha spiegato la sua decisione con chiarezza e eloquenza:
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