Europea] mantiene relazioni militari, commerciali, culturali e politiche con Israele, politiche che in pratica sostengono la politica israeliana di occupazione e colonizzazione nei confronti dei palestinesi, e di conseguenza delle violazioni del diritto internazionale commesse da Israele ai danni della Palestina […così] si rende essa stessa colpevole di fatti internazionalmente illegittimi che coinvolgono la sua responsabilità internazionale.
Tribunale Russell sulla Palestina: Dalle conclusioni adottate nella sessione finale tenutasi a Bruxelles il 16 e 17 marzo 2013
L'Italia è il quarto partner commerciale nel mondo di Israele, il secondo in Europa, col quale ha stretto numerosi accordi di cooperazione, commercio e ricerca in vari campi tra cui esportazioni di gas israeliano, produzione di energie rinnovabili, comparto aereospaziale, sicurezza informatica, Expo 2015 di Milano, agricoltura innovativa, ricerca biomedica e compravendita di sistemi di sorveglianza di produzione israeliana (usati nella costruzione del muro dell'Apartheid e destinati ad essere installati sulle coste delle grandi isole e del meridione italiano contro i migranti).
Il 2 dicembre si è tenuto il Vertice intergovernativo tra Italia e Israele, quarto incontro bilaterale di una serie iniziata nel 2010 per rafforzare le relazioni in campo militare, economico e culturale. Dodici accordi sono stati firmati. Fra gli accordi c'è un memorandum sull'acqua tra l'Acea e Mekorot, la compagnia israeliana che porta avanti il furto delle risorsi idriche palestinesi.
La cooperazione militare in corso tra i due paesi riguarda la compravendita di armi, di sistemi d'arma, di sistemi di controllo e comunicazione, l'addestramento e la formazione di personale militare, e le esercitazioni congiunte: due si sono svolte a fine 2011 in Sardegna (nome in codice Vega) e nel deserto del Negev (Desert Dusk); l'ultima, (Blue Flag), si è svolta alla fine del scorso novembre vicino a Eilat nel sud di Israele. Quest'ultima esercitazione è considerata particolarmente importante da Israele per rafforzare la cooperazione con la NATO, avviata con un accordo del dicembre 2008.
Come esempio di quanto la cooperazione scientifica abbia a che fare col militare, citiamo la 4ª “Conferenza Annuale sulla Cyber Warfare - Protezione Cibernetica delle Infrastrutture Nazionali” che si è tenuta a Roma il 19 giugno 2013 presso l'Università la Sapienza. Spesso le collaborazioni tra università italiane e israeliane si risolvono in un sostegno reciproco alla ricerca in campo bellico o della sicurezza, tenuto conto che le istituzioni accademiche israeliane contribuiscono a sviluppare strumenti per il controllo dei Territori Palestinesi occupati.
Il governo italiano è quindi complice: mantiene e rafforza le sue relazioni con il governo israeliano, non tiene per niente in conto i diritti e le ragioni del popolo palestinese, e lo fa malgrado le stragi impunite come l'operazione “Piombo fuso” del 2008-2009. Così come vengono lasciate impunite le minacce alla possibilità di sopravvivenza delle donne e degli uomini palestinesi, sottoposte/i al continuo rischio di uccisione, di cattura e detenzione, di demolizione delle case, di ulteriore sottrazione di territori per espandere le colonie, di perdita delle risorse come l’acqua e gli ulivi, di trasferimento forzato, di espulsione.
Infatti, proprio nei giorni precedenti al vertice, migliaia hanno protestato in Palestina, Israele, e in molti altri paesi (anche Italia) contro Piano Prawer. Secondo il piano, le comunità beduine che vivono nel deserto del Negev (che sono cittadini israeliani) sarebbero stati forzatamente trasferiti e le loro terre sarebbero state espropriate. In preparazione per il piano, lo stato israeliano ha creato severi requisiti per il riconoscimento di villaggi beduini e per consentire la costruzione. In base a questi requisiti 35 villaggi, con alcune 70.000 persone, non vengono riconosciuti da Israele. Il fornitore di acqua israeliano israeliana non fornisce connessioni dirette per coloro che vivono in questi villaggi. Le famiglie che vivono in queste zone devono pagare per i loro tubi di acqua o di avere l'acqua consegnata in autocisterne. Essi pagano tariffe molto più elevate rispetto ebrei israeliani che vivono nelle vicinanze. Anche se il piano è stato poi sospeso, i requisiti per il riconoscimento rimangono e così fanno le difficoltà delle comunità beduine per ottenere i loro diritti fondamentali come cittadini.
Questo è un caso palese di discriminazione razziale e di pulizia etnica, ma sembra di significare poco al nostro governo. Occorre mettere fine all'impunità di Israele che continua a operare come uno Stato al di sopra di ogni legge, in violazione del diritto internazionale, dei diritti umani, delle Risoluzioni ONU.
Collaborare vuol dire diventare complice e corresponsabile dei crimini di Israele e perciò essere a propria volta colpevole.
Non è questa la politica che noi crediamo giusta, come cittadine italiane la rifiutiamo e ancora una volta diciamo
NON IN NOSTRO NOME
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