domenica 2 maggio 2010

Mercato Libero?



Nel maggio del 2007, Israele e' stato invitato ad accedere all'Organizazzione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Suppostamente, le norme dell'OCSE richiedono alcune condizioni per l'accessione di uno stato - il rispetto ai diritti umani, un impegno per la democrazia e per il mercato libero.

Nel fratempo, Israele e' stato credibilmente accusato (nel Goldstone Report, ma non solo) di crimini di guerra durante l'attacco su Gaza e di violazione della legge umanitaria internazionale non solo in Gaza ma anche nella Cisgiordania.

Tanto per il rispetto ai diritti umani. E la democrazia? Può un governo che controlla la vita di milioni di persone che non hanno preso parte alle elezioni, essere chiamato “una democrazia”? Può il governare militarmente una popolazione civile esser considerato qualcosa di diverso da una dittatura?

Per quanto riguarda il mercato libero, non siamo cosi' convinte della realta' di questo concetto nel nostro paese o nei altri paesei gia' membri dell'OCSE - ma usare la parole "libero" in un contesto che include i territori palestinesi occupati, e' semplicemente assurdo.

Israele dirige un'economia d'occupazione militare. Le statistiche presentate all'OCSE da Israele includono la Cisgiordania - o meglio includono l'economia dei coloni. Ma nei calcoli di reditto medio non vengono inclusi neanche i palestinesi che lavorano negli insediamenti - a reditto bassissimo - e nel resoconto dei servizi sociali, non si parla dell'esclusione da tali servizi degli operai palestinesi che hanno pagato i contributi.

Dell'economia, schiacciata e soffocata, dei palestinesi sotto occupazione non si parla affatto. E l'OCSE l'accetta. Il problema dell'inclusione di insediamenti illegali nelle statistiche e' risolto come problema tecnico, invece di problema politico, e i palestinesi diventano di nuovo invisibili. Nelle parole di economista israeliano Shir Hever

"L'OCSE tratta Israele come un paese con 7 millioni di cittadini, invece di uno stato che ha 11 milioni di soggetti di cui 4 millioni palestinesi che vivono sotto occupazione."

Mancano ormai pochi giorni all'11 maggio, data in cui si prevede la decisione dell'OCSE sull'adesione di Israele come stato membro. A meno che non ci sia una forte mobilitazione per fargli cambiare idea!

Per bloccare l'ingresso di un nuovo stato membro è sufficiente un solo voto contrario!

Si è saputo che l'Unione europea adotterà una posizione comune, perciò i paesi che hanno qualche dubbio come la Norvegia e la Turchia hanno tuttavia paura di esprimere dissenso per conto proprio. Belgio e Irlanda si sono mostrati aperti alle nostre ragioni, ma hanno bisogno di essere "spinti" per essere in grado di contestare il processo decisionale burocratico a livello UE.

Facciamo sì che sappiano di non essere soli, e che dovrebbero opporsi all'adesione di Israele senza paura. L'Israele non va premiato con la legittimazione per crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale. L'OCSE sarebbe in contraddizione con i propri principi se dovesse accettare l'adesione di Israele. Chiediamo coerenza!

Firma la lettera al Segretaria Generale dell'OCSE e a tutti i stati membri, chiedendogli di votare contro l'adesione di Israele all'OCSE.

Versione italiana della lettera.


Premiare Israele per le sue violazioni di diritti umani non portera' ne' pace ne' giustizia

Ulteriori informazione sull'economia dell'occupazione

Gli Aspetti Economici dell'Occupazione dal '67 a Oggi
Disoccupazione alle Stelle in Cisgiordania e Gaza
Aiuti umanitari per la Palestina: vaccino contro un’economia moderna
Economy of the Occupation (inglese)



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