lunedì 9 marzo 2009

L’ANTIDOTO ALLA VIOLENZA NON È IL CONTROLLO MA IL RISPETTO

La violenza contro le donne ha le sue radici in una cultura che considera i corpi delle donne oggetti di proprietà degli uomini. È una cultura che disprezza e considera esseri inferiori le donne, negando loro libertà e autodeterminazione.
Scendiamo di nuovo in piazza perché lo stupro è una forma orribile di violenza e perché il clamore sollevato dagli ultimi terribili episodi ha deliberatamente spostato l’attenzione pubblica dalle vere radici della violenza sulle donne a un problema di sicurezza.

Tutti i dati statistici confermano che la maggioranza delle violenze, anche quelle sessuali, così come le uccisioni di donne (una ogni due giorni) vengono perpetrate tra le pareti domestiche da uomini “noti”, cioè vicini alle vittime: mariti, conviventi, fidanzati, parenti, amici…

È ipocrita e strumentale addossare agli immigrati la responsabilità principale. In questo modo non si fa altro che alimentare l’intolleranza e il razzismo.

Televisioni, giornali e pubblicità usano spesso il corpo femminile in maniera offensiva e degradante. Purtroppo l’attuale primo ministro non fa che confermare questa cultura sessista quando si riferisce alle donne - spesso e volentieri - con apprezzamenti triviali e umilianti.

La cultura sessista che considera e rappresenta le donne come esseri inferiori è la principale responsabile delle violenze!

Per affrontare il dramma la violenza contro le donne non servono decreti d’urgenza sulla sicurezza i quali, fra l’altro, prevedono ronde come se le donne fossero “proprietà” da presidiare.

Scendiamo di nuovo in piazza anche per riaffermare a gran voce che il corpo delle donne non può e non deve essere utilizzato in modo strumentale da nessuno e che vogliamo vivere in uno stato laico, nel quale la disposizione del proprio corpo, la vita e la morte sono diritti individuali indisponibili, come chiaramente prescrive la nostra Costituzione.

La vergogna della violenza sessista, in tutti i suoi aspetti, non può essere risolta esclusivamente attraverso la repressione o l’aggravamento delle pene.
E’ necessario ri-finanziare e potenziare i centri anti-violenza e le case protette per le donne maltrattate.

Ma soprattutto occorre un cambiamento profondo nella cultura e nelle relazioni tra donne e uomini.
Tutte e tutti siamo chiamate/i ad impegnarci in prima persona.
Occorrono un progetto e un lavoro di approfondimento e di sensibilizzazione fin dall’infanzia, nelle scuole, per affermare la cultura del rispetto tra i generi.



Via Vanchiglia 3 – 10124 Torino Tel. 011 8122519 e-mail casadelledonne@tin.it www.casadelledonnetorino.it

f.i.p. 3 marzo 2009

dalle donne in nero di Torino

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