Apparteniamo alla rete internazionale delle Donne in Nero, la nostra azione nel mondo è quella di opporci alle guerre, a ogni tipo di violenza, nella convinzione che ogni conflitto possa essere agito con il confronto, il dialogo nel rispetto dei diritti umani, sociali, politici.
Siamo da più di venti anni impegnate per una pace giusta in Medio Oriente, una pace che applichi il diritto e la legalità internazionale, mettendo fine alla politica coloniale israeliana e alle continue violenze, sofferenze e punizioni collettive subite dalla popolazione palestinese, messe in atto dal governo, dai coloni e dall’esercito israeliano, causate dall’occupazione illegale dei territori palestinesi, dalla politica di apartheid e dall’assedio della Striscia di Gaza.
Ci siamo recate più volte in quelle terre, abbiamo ascoltato le donne israeliane e palestinesi, abbiamo lavorato con loro cercando di creare o rafforzare relazioni. Le Donne in Nero israeliane si sono formate immediatamente all’inizio della prima Intifadah opponendosi all’occupazione voluta dal loro governo e dando vita allo stesso tempo al nostro movimento. Abbiamo sostenuto in Italia e nel mondo la loro lotta e quella delle donne palestinesi.
Siamo andate ai check point a protestare con loro, abbiamo fatto parte di
delegazioni internazionali in appoggio ai movimenti pacifisti e alle lotte nonviolente della popolazione palestinese; dopo il massacro di Gaza del 2008/09, in cui l’esercito israeliano si è macchiato di gravissimi crimini di guerra (1.400 morti fra cui 400 bambine/i) la situazione si è fatta molto più grave.
Per questo noi Donne in Nero della rete italiana, dopo meditata e spesso sofferta discussione, abbiamo deciso di aderire alla campagna mondiale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) lanciata nel 2005 dalla società civile palestinese, il Boycott National Committee (BNC), formato da oltre 170 organizzazioni, comitati, partiti e sindacati palestinesi, campagna sostenuta da associazioni, movimenti e anche istituzioni governative in Europa e nel mondo.
Appoggiamo inoltre la campagna dell’Autorità Palestinese per il boicottaggio dei prodotti nei Territori occupati, “La tua coscienza, la tua scelta”, attuata attraverso la legge che proibisce la distribuzione e il consumo dei prodotti delle colonie illegali israeliane e la mobilitazione di migliaia di giovani donne e uomini con cui il BNC collabora e l’appello a fare altrettanto negli altri paesi del mondo. Sosteniamo infine la campagna “Boycott from Within”, lanciata a sostegno del BDS da un vasto arco di associazioni nonviolente israeliane, fra tutte vogliamo citare la Coalition of Women for Peace e la WILPF israeliana.
- Il boicottaggio è una pratica nonviolenta di non-collaborazione all’ingiustizia
- Il boicottaggio economico si pratica sulle merci prodotte nelle colonie israeliane illegali perché costruite nei Territori Occupati e sulle merci prodotte da ditte o da multinazionali che sostengono l’occupazione. Cittadine/i, consumatrici/ori rifiutano di acquistare determinate merci prodotte senza rispettare i diritti umani, i diritti del lavoro e le norme ambientali ed esigono l’applicazione integrale degli accordi commerciali fra UE e Israele e il rispetto della legalità internazionale.
- Il boicottaggio culturale denuncia gli accordi stipulati da Università, Enti locali e altre Istituzioni italiane per collaborazioni tecnologiche, scientifiche e culturali con Istituzioni israeliane compromesse con l’occupazione. Il Governo israeliano infatti utilizza il mondo universitario, i film, le opere letterarie, il turismo ecc. per promuovere l’immagine di un paese normale, in pace, felice, democratico che cancelli quella di una potenza occupante che opprime e viola sistematicamente i diritti del popolo palestinese. Naturalmente il boicottaggio culturale non intende essere applicato a chi sostiene la lotta nonviolenta contro l’occupazione militare e l’applicazione del diritto internazionale
- Come cittadine italiane chiediamo l’abrogazione degli accordi militari con lo Stato d’Israele. La collaborazione attuale dello Stato italiano con un regime oppressivo come quello israeliano è una luce verde all'attuazione di altri crimini e alla violazione di altri diritti del popolo palestinese.
Il boicottaggio non è contro la popolazione israeliana e meno che meno contro gli ebrei, ma contro il governo israeliano, contro l’occupazione militare dei Territori Palestinesi e gli insediamenti di coloni sempre in aumento, contro l’economia di guerra. Ad esso associamo iniziative per il diritto allo studio delle/dei giovani palestinesi e ci impegniamo a mantenere contatti con donne israeliane e palestinesi che sostengono la campagna BDS e a promuovere loro interventi in Italia.
Crediamo che il BDS sia uno strumento necessario per fermare la politica di espansione coloniale israeliana, uno strumento per rendere Israele e la Comunità Internazionale responsabili delle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani; crediamo sia anche uno strumento di comunicazione per far conoscere la reale situazione della Cisgiordania e di Gaza.