lunedì 11 novembre 2013

Con la forza della nonviolenza


A Renato Accorinti, Sindaco di Messina 

Desideriamo ringraziarla di cuore per il suo comportamento durante la celebrazione ufficiale del 4 novembre nella sua Città. 

Quel gesto di semplice e disarmante umanità, compiuto in veste di Sindaco, ci ha aperto uno spiraglio di speranza e rafforza il nostro quotidiano impegno per la pace, il disarmo, la nonviolenza; impegno che troppo spesso si scontra con la sordità della politica istituzionale. 

Le auguriamo e ci auguriamo che lei possa proseguire nel suo lavoro come Sindaco con la collaborazione e il sostegno delle sue concittadine e dei suoi concittadini; non solo per la pace e il disarmo, ma per l’ambiente e il benessere di tutte e tutti, contro le prevaricazioni e le mafie, per la formazione dei giovani e dei meno giovani verso un cambiamento profondo di mentalità e di vita. 

Con grande stima e riconoscenza, 

le “Donne in nero contro la guerra” di tutti i gruppi della rete italiana

domenica 10 novembre 2013

La Siria è anche Qui


Ho portato con me in Italia una zolletta di terra, per aver qualcosa del mio paese d’origine, ma ho portato soprattutto le storie di tante persone, che nonostante tutto non si arrendono alla logica della violenza, che sognano di tornare nelle loro case, di ricostruire una Siria senza più violenze e soprusi. 
Asmae Dachan giornalista siriana

Chiediamo degna accoglienza per profughe/i che fuggono da una guerra che è un massacro di civili. 

Sempre più arrivano nel nostro paese, bambine, bambini, donne e uomini, provenienti dall’inferno siriano, senza trovare una degna accoglienza, considerando che stanno fuggendo da una guerra interna e quindi hanno lo status di profughi con diritto di asilo e di assistenza umanitaria. 

In Siria, da uno scenario iniziale, in cui si individuava un movimento laico fatto di donne e uomini che chiedevano al regime autoritario e brutale di Assad il riconoscimento dei diritti civili e maggiore libertà, si è passati ad un altro scenario che vede quasi esclusivamente la contrapposizione dei soggetti armati, i loro coinvolgimenti nei massacri con armi chimiche senza nessuna considerazione per le sofferenze della popolazione civile. Nel frattempo sono trascorsi due anni che hanno portato all’uccisione di quasi 100.000 persone e alla fuga di più di 4.000.000 di Siriane e Siriani e 2 milioni di sfollati.

Nella nostra ricerca di contatti e relazioni significative, abbiamo ascoltato testimonianze che ci hanno fatto capire quanto sia diventata grave e senza via d’uscita la situazione in Siria. Su quel movimento laico e pacifico che manifestava nelle piazze e per le strade delle belle città della Siria si è scatenata la repressione feroce da parte del regime che ha fatto 3.000 morti in poco tempo, si è poi innestata una reazione, presto diventata armata, da parte di vari soggetti anche islamisti con apporti di Al Queda provenienti da altri paesi.

Il rumore delle armi ha coperto ogni voce di aspirazione a libertà e democrazia, mentre i giochi politici internazionali e dei paesi confinanti hanno contribuito a fomentare il conflitto armato con le loro scelte in campo, l’aiuto scellerato in armi ai contendenti e l’uso del dramma siriano per equilibri strategici e geopolitici. Intanto ad Aleppo come fu a Sarajevo la popolazione si reca al mercato malgrado i cecchini, per affermare il valore della vita e della sopravvivenza nonostante le vittime quotidiane. Anche le maestre, fra molti pericoli aprono ogni mattina la scuola, non negli edifici scolastici, ma in luoghi di fortuna, per dare una parvenza di normalità alle bambine e ai bambini traumatizzati. In realtà ci sono molte zone prive dei generi di prima necessità a partire dall’acqua, latte per i bambini, corrente elettrica. La vita degli sfollati nei campi profughi è terribile e, senza aiuti, si prevede un disastro umanitario già in parte avviato. Come in tutti i conflitti armati, l'arma dello stupro è già largamente in uso.
 
Il corpo delle donne è ancora una volta campo di battagli e bottino di guerra per infliggere castigo e offesa al nemico.

  • E’ necessaria la creazione di corridoi umanitari per portare aiuti di prima necessità in un paese dove manca tutto, dove si muore di assedio, si muore di fame sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale.
  • E’ necessario l’impegno dell'ONU e degli organismi internazionali, anche UE, per una soluzione negoziata del conflitto, e la cessazione della fornitura di armi ai contendenti.
  • Intanto, qui da noi, è urgente l’abolizione della famigerata legge BOSSI-FINI.

 


Esprimiamo solidarietà con la Sindaca di Lampedusa per il suo impegno e coraggio!

Le donne in nero di Bologna bi parlano con Asmae Dachan  il 15 novembre alle 18 Sala dello Zodiaco Palazzo della Provincia via Zamboni, 13

sabato 9 novembre 2013

Nazioni Unite Risoluzione 1325: Donne, Pace e Sicurezza

 



Con la nonviolenza continueremo a lottare per la smilitarizzazione sociale e contro la guerra. 



 




Il 31 ottobre 2000 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite indicò preoccupazione per quanto riguarda il fatto che i civili, soprattutto donne e bambini, costituiscono la grande maggioranza delle vittime nei conflitti armati. 

Il carattere patriarcale e militarista della risoluzione 1325 si riflette nel fatto che si tratta quasi esclusivamente con il tema della guerra e del conflitto militare come un permanente stato di cose, naturale e inevitabile, il che è in contraddizione con il ruolo delle Nazioni Unite nel mantenere la pace e la sicurezza del mondo. 


Crediamo che con questa risoluzione, l'ONU sta cercando di glorificare la guerra e allo stesso tempo offre la guerra come alternativa per la risoluzione di conflitti e guerre, insomma, perpetuandoli. Noi affermiamo che la guerra e il militarismo che essa genera sono il principale nemico della società civile, delle donne e dei bambini. 


A seguito di cessate il fuoco in una guerra, l'ONU invia i Caschi Blu, eserciti umanitari, alle zone di conflitto. Invece di proteggere le donne, in molte parti del mondo, queste forze sottopongono le donne e le ragazze ad abusi sessuali, approfittando della prostituzione a cui si sentono condannati dalla povertà estrema in cui vivono, o approfittando della sfruttando la schiavitù sessuale di donne controllate dalle mafie, a volte violentandole. Stupri che rimangono in impunità a causa della protezione offerta ai soldati. 


La sicurezza umana va oltre l'intervento militare. Come riconosciuto dalla stessa ONU, parlando di sicurezza si deve anche parlare di sicurezza per quanto riguarda il cibo, l'ambiente, società, economia, ecc 


In ambienti familiari e di lavoro, le donne vivono anche un'esistenza condizionata dalla violenza esercitata su di loro. Una donna viene uccisa o maltrattata per non svolgere il ruolo previsto per lei. Fino a quando i governi ritengono che questo tipo di violenza appartiene al settore privato, sarà sempre presente nelle nostre società. 


La sicurezza è l'assenza di violenza contro le donne, la parità di accesso al potere (politico, economico e sociale). La lotta contro la violenza nei confronti delle donne deve essere incorporata nelle strategie di sicurezza nazionale. 

Nel 13 anniversario della Risoluzione dell'ONU 1325 riteniamo che tutte le guerre sono illegali e illeggit­time e chiedono all'ONU:

  • di considerare le guerre come una zavorra per tutto l'ecosistema e di sollecitare i governi a smilitarizzare i loro pae­si. 
  • di abolire l'immunità dei membri delle missioni di pace delle Nazioni Unite, e­ di sanzionare i crimini sessuali e di altro genere, per porre fine all'impunità.
  • di destinare le spese militari a fini sociali, all'educazione, alla sanità, alla cultura,alla cooperazione e alla sicurezza delle donne.
  • di considerare la responsabilità morale, civile e penale di chi ordina azioni militari che ottengano come risultato vittime fra i civili.
Nella legge di stabilità sono 23,6 i miliardi di euro stanziati per l’acquisto di sistemi di difesa e armamenti. Oltre a questo, la stessa legge prevede che i ricavi dalla vendita di caserme o poligoni siano utilizzati per l’acquisto di ulteriori sistemi militari. Non si potrebbe pensare di mettere a disposizione il patrimonio immobiliare militare in disuso per affrontare l'assoluta mancanza di sicurezza di coloro che non hanno casa?
 


Fuori la guerra e la violenza dalla storia e dalle nostre vite

venerdì 1 novembre 2013

Smilitarizzare la politica e le menti

In Africa, le risorse e la terra sono prese, le persone sono sfollate e migliaia lasciano la loro terra per attraversare il Mediterraneo. Invece di considerare gli sfollamenti e le spoliazioni conseguenze della guerra economica contro la terra, questi rifugiati vengono criminalizzati
Da Fare Pace con La Terra di Vandana Shiva
 


LAMPEDUSA: un mare di morti


Dal 18 ottobre è operativa la missione militare-umanitaria Mare nostrum in risposta ai naufragi di migranti nel Canale di Sicilia.

Navi da guerra, elicotteri e persino droni per “evitare nuove tragedie” secondo il governo Letta. Lo scopo della missione è ambiguo, le regole di ingaggio non sono note. 


Certo sarebbero molto più adatte le vedette della Guardia Costiera per avvistare i barconi. Questa nuova missione militare si aggiunge all'azione di Frontex, l'Agenzia europea per il controllo delle frontiere che dal 2006 quando è stata istituita al 2012 è costata 518 milioni di euro e almeno 2000 morti ogni anno, oltre ai rimpatrii forzati di migranti nell”inferno” libico.

Si aggiunge inoltre alle altre 25 missioni militari “di pace” italiane all'estero con 9153 soldati impegnati per un costo di 1,4 miliardi di euro all'anno.



La nostra esperienza ci mostra che sotto la copertura di missioni militari “umanitarie” o “di pace” si nascondono le moderne guerre (Somalia, ex Jugoslavia, Afghanistan, Libia, ecc..)che causano morte, distruzione, povertà, profughi e maggiori investimenti nel settore militare, a scapito della spesa sociale in generale (scuola, cultura, sanità..) 

 Nessuna guerra è umanitaria

 Non in nostro nome:

  • la farsa dei funerali ad Agrigento delle vittime di Lampedusa e la cinica passerella governativa con le bare vuote e senza i superstiti, lasciati nel CIE senza poter nemmeno piangere i loro familiari, in totale disprezzo dei più elementari valori umani. 
  • la riduzione a problema di sicurezza e di emergenza del fenomeno immigrazione ormai diventato strutturale, alimentato da gravi responsabilità politiche dei paesi occidentali
La stessa logica porta anche alla criminalizzazione del disagio sociale , del dissenso politico e ogni forma di protesta. Persino il recente decreto contro il femminicidio approvato in tempi record è stato usato come copertura e ricatto per introdurre leggi speciali “anti NO TAV” sempre nell' ottica della sicurezza, dopo che per l'ennesima volta non è stata ascoltata la richiesta e la competenza femminile sul tema della violenza maschile sulle donne. 

Siamo con la Sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini che con chiarezza e dignità da tempo chiede risposte diverse per:

  • cancellare il reato di immigrazione clandestina
    cambiare la legge Bossi-Fini
    cambiare la politica d' asilo in Europa
    aprire a livello europeo un canale umanitario affinchè chi fugge da guerre e persecuzioni possa chiedere asilo senza rischiare la vita in mare. 

Firma l'Appello a questo link:
http://www.meltingpot.org/Appello-per-l-apertura-di-un-canale-umanitario-fino-all.html#.Umqqs3NH4pE ‎ 


Ogni numero delle statistiche è una persona e una vita. 
Ogni guerra e diffusione di armi lascia conseguenze tragiche. 
Non vogliamo restare indifferenti .