Negli ultimi giorni siamo stati testimoni del grande corraggio della societa' civile egiziona, che isprirata dalla rivoluzione in Tunisia ha lottato - e continua a lottare - per liberarsi da una dittatura durata piu' di 30 anni.
Per esprimere la nostra ammirazione e solidarieta', usiamo le parole delle Donne in Nero di Siviglia.
Dalla società civile tunisina ed egiziana, onde enormi , tenaci, forti e decisi a volere giustizia sociale e libertà fanno della zona mediterranea una grande dama della rivoluzione dei diritti umani. Una rivoluzione della resistenza non-violenta attiva che rivela una tremenda realtà quotidiana il vivere sotto regimi sostenuti e supportati sia dalle autorità statunitensi che dai grandi dell'UE. Regimi che traducono le forme di neo-colonialismo, che perpetuano il disprezzo per la società civile, sia a favore degli interessi geo-strategici che socio-economici. Tutta una doppia morale, di cui il nostro mondo occidentale si serve come caratteristica del potere patriarcale. Cosi' la società civile egiziana, grazie al regime di Sadat e dopo di Mubarak vive da decenni come prigioniera politica sotto il controllo degli interessi espliciti dei sionisti nel quadro degli interessi occidentali.
Poi di colpo, il nostro universo occidentale scopre che nel mondo mediterraneo "dell'altra sponda" ci sono societa' vive, piene d'aspirazioni. Quasi sempre hanno prevalso le informazioni che favoriscono un'immagine di stagnazione e tradizionalismo reazionario, aggrappandosi a tutto quello che potrebbe alimentare l'islamofobia, la paura del "terrorismo" tra i nostri popoli, quasi non parlando di ribellioni riuscite nel corso degli anni, tacendo sulle violazioni sistematiche dei diritti umani.
Questo velo che ha coperto, cioè ha protetto, i regimi burattini della UE e degli USA, con misure che vanno dagli aiuti economici oltraggiosi a vendite di armi destinati alla repressione. Un velo sulle violazioni dei diritti umani che solo si solleva per alcuni paesi, quando i loro governi si trovano in conflitto con gli interessi dei paesi occidentali. Paesi, che poi l'Occidente non esita a minacciare e occupare, creando un disastro per la vita di milioni di donne e uomini (Iraq, Afghanistan), o istigando guerre civili (Rwanda e altri paesi africani come la Costa d'Avorio).
E mentre siamo consapevoli che questa politica fa parte della destra occidentale, la cui identità e' con la cultura della morte implicita nella difesa dell'economia capitalista e del liberalismo, ci scandalizza il fatto che fra settori cosidetti progressisti, si favorisce, in una maniera o nell'altra, la manutenzione di questi regimi corrotti e dittatoriali (un esempio fra i tanti: il partito di Mubarak come quello di Ali Ben fino ad oggi fanno parte dell'Internazionale socialista), in cui l'argomento di "male minore" e la lotta contro "gli islamisti radicali" contribuiscono a creare un "demonio" che facilita la militarizzazione del mondo e della nostra menti, rafforzando le strutture di potere patriarcale basate sulla violenza e sull'esclusione di tutte le società.
Dal nostro rifiuto profondo e radicale di qualsiasi regime che impedisce lo sviluppo libero della sovranità popolare e dei diritti delle donne, e anche dalla nostra convinzione che ogni forma di violenza - includendo ovviamente la disuguaglianza sociale ed economica, l'esclusione sessista, razzista e culturale-religioso - genera l'oppressione e la violenza in tutti i settori della società e in particolare verso noi, le donne esigono che:
Tutti i governi dell'UE devono decidere subito
- Per una condanna esplicita di questi regimi e le loro violazioni dei diritti umani
- Di fermare tutte le esportazioni di armi
- Di manifestare tutto l'appoggio senza interferire con le iniziative della società civile per la loro rispettiva sovranità.
Esprimiamo la nostra solidarietà totale con:
Gran parte della popolazione civile da Tunisia, Egitto, Yemen, Giordania ... e con l'opposizione pacifista in Israele che si mobilitano per condannare i loro attuali regimi politici.
Popolazioni civili, donne e uomini, che potranno intraprendere in liberta' il passaggio alla realizzazione delle loro rivendicazioni di emancipazione politica, sociale e culturale.
Popoli che oggi nella loro rivoluzione per i diritti umani mostrano i molti aspetti inquietanti delle nostre democrazie, e ci chiedono di rafforzare i nostri legami e la solidarietà per cacciare dal mondo mediterraneo gli interessi che impediscono la convivenza interculturale, senza esclusione, a favore della pace, la giustizia sociale e l'emancipazione delle donne e degli uomini da tutti i tipi di oppressione.