Samia Walid, membro di RAWA (Revolutionary Association of Women of Afghanistan
Il 18 maggio scorso, a Taloquan nel Nord d'Afghanistan, 12 civili sono stati uccisi e almeno 80 feriti durante una protesta provocata dall’ennesima uccisione di civili –due donne e due uomini – in un raid notturno delle forze speciali americane.
Si tratta del quarto ‘incidente’ del genere nel giro di una settimana.
Il 16 maggio le forze Nato hanno ucciso una bambina di dieci anni e ferito altri quattro bambini nella provincia orientale di Kunar. Il 14 hanno ammazzato un ragazzino di quindici anni durante un raid notturno nella provincia di Nangarhar. Il 12, nella stessa zona, un altro raid notturno aveva causato la morte di una bambina di 12 anni e di suo zio, poliziotto.
Le forze della NATO sono ora effettuando circa 600 raid ogni mese. I raid hanno prodotto crimini orribili , tra cui l'uccisione dei bambini. In un caso l'anno scorso, i soldati hanno scavato proiettili dai corpi di due donne incinte per coprire la loro responsabilità per le uccisioni.
Quando non è possibile nascondere le loro responsabilità, la leadership della NATO offre scuse. Ma queste scuse sono troppo facili. Il messaggio amaro alle famiglie delle vittime è che i loro cari sono danni collaterali - un prezzo da pagare.
Chiediamo a coloro che ancora credono che la NATO ha un ruolo positivo da svolgere in Afghanistan - per impedire una guerra civile o per migliorare la situazione delle donne - a riflettere su come si sentirebbero se fossero i loro cari a essere uccisi così sconsideratamente.
Noi non siamo ingenue. Non crediamo che il ritiro delle truppe straniere portera' subito la pace in Afghanistan. Ma crediamo che la presenza delle truppe della NATO è parte del problema, non della soluzione. A parte le violenze commesse dai soldati della NATO, la politica di creare alleanze con gruppi fondamentalisti e con i signori della guerra favorisce l'uso della forza delle armi come strategia politica e rende più difficile la lotta della società civile.
Alcuni alzano le spalle per dire che i signori della guerra sono una parte della realtà afghana, un problema della cultura afgana. Noi rispondiamo che i signori della guerra sono una parte della realtà afghana, perché è una terra che è stata in guerra per decenni. Signori della guerra non sono una parte della cultura afghana, sono una parte della cultura di militarizzazione, eredita' di decenni di guerra -che la presenza delle forze della NATO non può che rafforzare.
Infine, ci rivolgiamo alle parole di Samia Walid in un'intervista durante la sua visita in corso in Italia:
Le forze straniere devono lasciare il Paese, una guerra civile non può essere peggio di quello che c’è ora. Sarà il popolo a decidere le sue sorti e se rinascerà la resistenza contro i fondamentalisti noi saremo con le donne e gli uomini che vorranno costruire il proprio Paese.
Interviste con Samia Walid:
Intervista (audio) a cura di Patricia Tough, Donne in Nero Bologna.
Una clandestinità democratica per rifondare l’Afghanistan contro talebani, Karzai e Nato
Afghanistan: i frutti di una Missione di Guerra