- Il contratto nazionale
- La libertà di scioperare
- La libertà di iscriversi al sindacato
- Il diritto di esprimersi senza ricatti
Questo serve alla vita di oggi e per un futuro più degno per tutte e tutti.
Il 28 gennaio, è stato indetto dalla Fiom uno sciopero nazionale della categoria dei lavoratori e delle lavoratrici metalmeccaniche. A questo sciopero hanno aderito molte altre realtà e altre categorie in tutta Italia, dalla scuola all’università, dagli studenti ad altre categorie operaie e dei servizi.
Queste adesioni allo sciopero non sono per niente rituali. Non è semplice solidarietà verso “altri”, ma è una mobilitazione per difendere i diritti e il futuro di tutte e di tutti. Si tratta di questioni di portata generale, che riguardano la mancanza di prospettive, la precarietà, la perdita di diritti sindacali e sociali. La rilevanza del conflitto in corso è già apparsa in tutta la sua evidenza in occasione del referendum tenuto a Mirafiori il 13 e 14 gennaio.
La straordinaria risposta operaia (superiore a qualsiasi previsione!) al ricatto/referendum è stato un atto di resistenza e dignità per niente scontato che dice a tutti e tutte che ci si può opporre alla volontà di comando assoluto dell'impresa e alla cancellazione dei diritti collettivi.
Come scrivono le delegate Fiom della Fiat di Mirafiori e le donne Fiom di Torino, di Napoli e della Fiom nazionale:
“in fabbrica e sulle linee di produzione ci sono molte operaie che già oggi denunciano condizioni di lavoro al limite della tollerabilità. Intensificare i ritmi, spostare la mensa a fine turno, tagliare le pause, imporre 120 ore di straordinario obbligatorio, penalizzare le assenze per malattia, significa […] la logica del super sfruttamento imposta col ricatto e l’autoritarismo, [che] spezza i corpi e le menti, spinge alla disperazione e all’umiliazione.”
Giustamente le donne della Fiom rivendicano il diritto a una vita che non si esaurisca nello spazio del lavoro, e sostengono che:
“lavoro con diritti e scelta della maternità e di una vita familiare non possono essere contrapposti: il tempo di lavoro che mangia il resto della vita, la produttività a qualunque costo non sono bandiere di modernità.”