mercoledì 7 gennaio 2015

Noi insegniamo la vita, signore


 

Oggi, il mio corpo era un massacro trasmesso in tv da ritagliare in frasi a effetto e parole contate che contenessero abbastanza dati statistici per controbattere a reazioni misurate.

 


E io ho perfezionato il mio inglese e mi sono studiata le risoluzioni dell’ONU.

Eppure lui mi ha chiesto: Signora Ziadah, non pensa che tutto andrebbe a posto se solo smetteste di insegnare ai vostri figli tutto questo odio?
Pausa.
Cerco dentro di me la forza per avere pazienza, ma non è la pazienza che ho sulla punta della lingua mentre le bombe cadono su Gaza.

La pazienza mi è appena scappata.
Pausa. Sorridi.
Noi insegniamo la vita, Signore.
 

 Rafeef, ricordati di sorridere.
Pausa.


 

Noi insegniamo la vita, Signore.
 

Noi palestinesi insegniamo la vita dopo che ci hanno occupato l’ultimo cielo.
Insegniamo la vita dopo che hanno costruito i loro insediamenti e i muri dell’apartheid,
dopo gli ultimi cieli, noi insegniamo la vita, Signore.
 Ma oggi il mio corpo era un massacro trasmesso in tv ritagliato in frasi ad effetto e parole contate.
 

Ci dia solo una storia, una storia umana.
Vede, questa non è politica.
Noi vogliamo solo raccontare alla gente di voi e del vostro popolo, per cui ci dia una storia umana.
Lasci perdere parole come “apartheid” o “occupazione”.
Questa non è politica.
Lei deve aiutarmi come giornalista ad aiutare lei a raccontare la sua storia, che non è una storia politica.
 

Oggi il mio corpo era un massacro trasmesso in tv.
Perché non ci parla di qualche donna di Gaza che ha bisogno di cure mediche?
Perché non di lei?
Avete abbastanza arti spezzati da coprire il sole?
Mi consegni i vostri morti e mi dia l’elenco dei nomi, in un massimo di milleduecento parole.
 

Oggi il mio corpo era un massacro trasmesso in tv ritagliato in frasi a effetto e parole contate per commuovere le persone ormai insensibili al sangue dei terroristi.
Ma a loro dispiaceva.
Gli dispiaceva per il bestiame di Gaza.
Così, gli ho dato le risoluzioni ONU e le statistiche e i “condanniamo” i “deploriamo” i “respingiamo”.
E occupanti e occupati non sono sullo stesso piano.
E cento morti, duecento morti, mille morti.
E tra crimini di guerra e massacri, io butto fuori parole e sorrido, “non esotici”, sorrido, “non terroristi”.
 

E racconto, racconto cento morti, duecento morti, mille morti.
C’è nessuno là fuori?
Mi ascolterà qualcuno?
Vorrei poter piangere sui loro corpi.
Vorrei poter semplicemente correre a piedi nudi in ogni campo profughi e abbracciare tutti i bambini, coprir loro le orecchie così che non debbano sentire il suono dei bombardamenti per il resto della loro vita, come succede a me.
 

Oggi il mio corpo era un massacro trasmesso in televisione.
E lasciatemi solo dire che non c’è niente a cui siano servite le vostre risoluzioni ONU.
E nessuna frase a effetto, nessuna frase a effetto che io riesca a formulare, non importa quanto buono possa diventare il mio inglese, nessuna frase a effetto, nessuna frase a effetto, nessuna frase a effetto li riporterà in vita.
Nessuna frase a effetto aggiusterà tutto questo.


Noi insegniamo la vita, Signore.
Noi insegniamo la vita, Signore.
Noi palestinesi ci svegliamo ogni mattina per insegnare al resto del mondo la vita … Signore.


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