Nessun essere umano, in nessun caso, può essere privato della libertà personale, e quindi confinato o detenuto, per il fatto di esercitare la libertà di muoversi dal luogo di nascita e/o di cittadinanza, o la libertà di vivere e di restare nel luogo in cui ha scelto di stabilirsi.
Posta al centro del Mediterraneo, l’isola di Lampedusa è da anni la meta di decine di migliaia di persone che passando il mare cercano prospettive di sopravvivenza e di una vita degna. Troppe però sono quelle ormai sparite sui fondali, forse 20.000, forse di più, negli ultimi decenni. Nei naufragi del 3 e dell'11 ottobre 2013 più di 600 donne, uomini e bambini scomparvero in quel cimitero marino, uccise dalle politiche dei governi per il controllo delle migrazioni.
In quei giorni tragici la popolazione di Lampedusa – con la sindaca Giusi Nicolini – ha saputo dare prova di una solidarietà straordinaria: ha soccorso i sopravvissuti, ne ha condiviso e confortato il dolore, soprattutto ha riconosciuto in loro degli esseri umani simili a sé e li ha accolti e rispettati.
Lampedusa ha rifiutato negli anni il ruolo di controllo e di confine da cui respingere migranti e profughe/i e ha scelto invece di essere luogo di condivisione. Così molteplici gruppi, associazioni e persone si sono ritrovate proprio su quell'isola della solidarietà e il 1 febbraio 2014 hanno approvato la “Carta di Lampedusa”.
Quali i principi affermati dalla Carta? Ne citiamo alcuni:
“La Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una ricchezza e una fonte di nuove possibilità e mai strumentalizzate per costruire delle barriere”.
“La Carta di Lampedusa afferma la libertà di movimento di tutte e tutti” e la analizza come libertà di spostarsi, libertà di scelta, libertà di restare, “libertà di costruzione e realizzazione del proprio progetto di vita in caso di necessità di movimento”, libertà personale, libertà di resistenza e dovere di disobbedire a ordini ingiusti.
E' perciò fondamentale la “smilitarizzazione dei confini”. Infatti “La Carta di Lampedusa afferma la necessità dell’immediata abolizione di tutte le operazioni legate alla militarizzazione dei territori e alla gestione dei dispositivi di controllo dei confini, sia militari che civili, incluso l’addestramento militare ai respingimenti” in territorio internazionale.
“La Carta di Lampedusa afferma quindi la necessità della completa riconversione delle risorse sino ad oggi investite e stanziate in tal campo per assicurare percorsi di arrivo garantito delle persone che migrano”.
E poi:
“La Carta di Lampedusa afferma l’immediata necessità di svincolare definitivamente il diritto di ingresso, di soggiorno e di permanenza sui territori degli stati membri [dell’Unione Europea] al possesso di un rapporto di lavoro”; la libertà di scelta va invece garantita.
Ribadisce il diritto al rispetto e alla non-discriminazione fuori da ogni pregiudizio e razzismo.
In una parola, la Carta di Lampedusa vuole e può essere alla base di nuove forme di cittadinanza, che ci riguardano tutte e tutti e che sta a noi costruire, sulle macerie delle guerre nazionaliste e delle guerre economiche. Nel 1948 la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani proclamata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si apriva con le parole “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Dignità e diritti che debbono trovare >riconoscimento ovunque e per tutta la vita.
Il testo completo: http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.Uwr4cfl5PzM
Nessun Essere Umano E' Illegale
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