mercoledì 10 ottobre 2012

La Forza della Nonviolenza

Al momento della votazione per l'art. 11, cioè quello contro la guerra - "L'Italia ripudia la guerra”, è stato scelto il termine più deciso e forte - tutte le donne che erano lì, 21, siamo scese nell'emiciclo e ci siamo strette la mano tutte insieme, eravamo una catena, e gli uomini hanno applaudito. E per questo, quando ora vedo tutti questi mezzucci per giustificare i nostri interventi italiani nelle varie guerre che aborriamo, io mi sento sconvolta perché penso a quel momento, penso a quelle parole e penso che se non sono le donne che difendono la pace prima di tutto non ci sarà un avvenire per il nostro paese e per tutti i paesi del mondo.
Da un'intervista a Teresa Mattei a Radio3 Mondo, 2 giugno 2006


La prima settimana di ottobre è aperta con la giornata internazionale della nonviolenza- 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi. Ha chiuso con il triste anniversario di 11 anni di guerra e occupazione militare in Afghanistan.


Una guerra che non ha raggiunto ne uno dei suoi obiettivi dichiarati (lotta al terrorismo, portare democrazia e sicurezza, liberare le donne).

Una guerra in cui sono stati uccisi oltre 40.000 civili, in cui i talebani hanno ripreso il controllo dei due terzi del paese, e che si è estesa al Pakistan.

Una guerra e occupazione in cui i signori della guerra e dell’oppio comandano e la povertà colpisce ormai l’80% della popolazione, in cui l’aumento della produzione di oppio è arrivato ormai al 93% di tutto quello prodotto nel mondo, in cui dilaga la corruzione.

Una guerra e occupazione in cui la vita delle donne è peggiorata al punto che i suicidi sono aumentati a livelli senza precedenti (donne fra i 18 e i 35 anni si danno fuoco per sottrarsi alla violenza insopportabile del loro destino).

Una guerra e occupazione che costa 50.000 Euro al minuto.

Una guerra e occupazione le cui consequenze ci confirmano nel nostro impegno per la nonviolenza.

Nonviolenza significa resistenza attiva ad ogni forma di violenza e, innanzitutto, alla guerra, espressione massima della violenza umana.

Nonviolenza vuol dire RIPUDIO DELLA GUERRA: oggi in Italia ciò significa uscire dalle guerrefatte in nome nostro contro il dettato costituzionale (art.11).

Senza armi e strutture militari non ci sarebbero guerre.

Il nostro governo, anche in questo momento di grave crisi economica, continua a sperperare risorse in spese militari. Solo qualche dato:
Il bilancio 2011 delle forze armate è stato di 23 miliardi di euro: con questi soldi si sarebbe coperta la spesa sanitaria della Regione Veneto per due anni e mezzo.
Per la missione in Afghanistan si spengono più di 2 milioni di euro al giorno: 500 giorni di missione costano come un anno di spesa sociale della Regione Veneto.
La Difesa spende 10 miliardi di euro per l’acquisto di 90 cacciabombardieri F35: con il costo di un solo aereo si potrebbe pagare l’indennità di disoccupazione mensile a 150.000 lavoratori.

Senza la diffusione di una cultura militarista che crea continuamente un nemico da temere e che ritiene normale, anzi giusto, il ricorso alle armi, non ci sarebbero guerre.

Noi pensiamo che l’uso della violenza e la cultura delle armi siano le più assurde, le più stupide, le più crudeli attività che l’uomo abbia messo in campo nel corso della storia. Ci chiediamo: perché nessuno descrive lo scenario provocato dalle guerre da noi supportate? Lutti, terrore, disperazione, stragi di civili, tabula rasa dei diritti costituzionali e internazionali, accaparramento da parte delle potenze occidentali di risorse per mantenere il loro modello di sviluppo. L’unica cosa certa è che le numerose guerre degli ultimi 20 anni non hanno risolto alcun conflitto, anzi spesso hanno lasciato una situazione peggiore.

Nel ricordo di Gandhi che ha insegnato e praticato la lotta nonviolenta contro l’ingiustizia e l’occupazione straniera rifuggendo dal ricorso alle armi, invitiamo a riflettere sullo sperpero di risorse per perpetuare la logica della guerra che produce solo morte odio e altra violenza.

Nonviolenza significa opporsi a ogni pratica di guerra con pratiche di pace.
 
 

Nella prima settimana di ottobre abbiamo anche vissuto due esempi di pratiche di pace: La permanenza della nave Estelle in acque italiane prima di salpare per Gaza portando solidarietà a gente che vive sotto un assedio crudele,

e la manifestazione a Niscemi, Sicilia contro il MUOS (Mobile User Objective System), un sistema di comunicazione satellitare che attraverso enormi parabole permetterà il flusso planetario di comandi militari bellici ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi. 

 


NON PIÙ TERRA, NON PIÙ SOLDI, NON PIÙ FABBRICHE PER LA GUERRA!

Nessun commento:

Posta un commento