domenica 13 maggio 2012

La loro libertà ....il nostro dovere


Lettera mandata alle donne in nero di Bologna da Amal Khreisheh, coordinatrice della Palestinian Working Women's Society in cui ci chiede di mostrare solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame chiamando il nostro governo per fare pressione su Israele perché venga rispettata la legge internazionale umanitaria nel trattamento dei prigionieri palestinesi. 

Partecipiamo attualmente alla mobilitazione nazionale in supporto dei prigionieri che sono in sciopero della fame da 23 giorni. Questo è il più grande sciopero della fame della storia con oltre 2.500 prigionieri/e palestinesi che lottano per migliorare le loro condizioni in carcere e il mondo non batte ciglio.

Chiedono soltanto che venga posto fine al loro isolamento costantemente rinnovato e alla detenzione amministrativa che è considerata illegale dalla Legge Umanitaria Internazionale. Chiedono di avere accesso ai canali televisivi di intrattenimento, di avere spazi per incontrare le loro famiglie, in particolare i prigionieri provenienti da Gaza che non hanno visto per anni le loro famiglie. 

Mahmoud Issa si sta lasciando morire di fame perché è stato in isolamento per ben 10 anni. Altri due, Bilal Diab e Thaer Halahleh hanno iniziato il loro 72° giorno questa mattina perché si trovano in stato di detenzione senza accusa o processo. 

Bobby Sands è morto nel 66° giorno di sciopero della fame. 

Le autorità israeliane stanno multando gli scioperanti fino a 100 euro al giorno. Molti sono stati posti in isolamento. A molti di loro è stata tagliata la fornitura di acqua e di elettricità. A molti di loro è stato negata la possibilità di incontrare i loro avvocati. 

Questo è sicuramente la forma di protesta più non violenta immaginabile. Quante vite dovremo perdere perché ci si metta in azione? 

Vi chiediamo di dare sostegno ai prigionieri/e, di inviare una lettera al governo perché faccia pressione su Israele perché ponga fine alle atrocità contro i prigionieri palestinesi che dovrebbero essere protetti dalla Legge Umanitaria Internazionale. 

Per la libertà e la giustizia.
Rispondendo all'appello di Amal, le donne in nero hanno scritto al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio. Clicca qui per vedere la lettera.

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