martedì 24 marzo 2015

Libia-Medioriente: Fermare l'escalation militare è possibile?

Noi crediamo di si!

Riteniamo che si debba escludere l’intervento armato in LIBIA dove la situazione è, veramente, drammatica. La guerra non è “La” soluzione ma “Una” risposta obbligata per alcuni. Noi, Donne in Nero, siamo sicure che si possa scegliere la nonviolenza, anche in Libia. E VOI?

Non dimentichiamo ciò che ha portato alla violenza e all'estremismo nella Libia e il contributo del nostro governo alle sofferenze del popolo libico.

Il 19 marzo 2011 iniziava il bombardamento della Libia: in sette mesi, l’aviazione Usa/Nato effettuava 10mila missioni di attacco, con oltre 40mila bombe e missili. Contemporaneamente, venivano finanziati e armati i settori tribali ostili al governo di Tripoli e anche gruppi islamici fino a pochi mesi prima definiti terroristi. Venivano infiltrate in Libia anche forze speciali, tra cui migliaia di commandos qatariani. A questa guerra, sotto comando Usa tramite la Nato, partecipava l’Italia con le sue basi e forze militari. Sono stati gli alleati Nato, come già ampiamente documentato, a finanziare, armare e addestrare in Libia nel 2011 gruppi islamici, tra cui i primi nuclei del futuro Isis, e a rifornirli di armi. 




Bombardare la Libia ha portato alla situazione tragica di oggi, ha fomentato l'estremismo criminale dell'ISIS e delle sue milizie. Facciamo in modo di spegnere l'incendio?

Noi proponiamo di scegliere altre strade per contribuire a ricomporre e riconciliare le diverse comunità di quella regione.

Che fare?

  • Bloccare le fonti di finanziamento del terrorismo, la vendita delle armi e del petrolio, la complicità con i diversi gruppi di miliziani armati che imperversano nella regione.
  • Inviare Corpi Civili di Pace a sostegno della società civile libica, delle comunità di donne e degli operatori di pace locali.
  • Utilizzare tutte le forme della diplomazia e della politica perché si arrivi ad un accordo tra le parti in conflitto, che coinvolge i rappresentanti delle comunità locali e affronta i temi della militarizzazione della politica libica e i diritti delle donne a partecipare alla vita politica del paese.



La questione della rappresentanza femminile in una democrazia che non ha alcun controllo di armi è un'ipocrisia. Le elezioni da solo non aiutano a raggiungere l'empowerment delle donne. Ci vuole di più. Ci vuole affrontare i problemi reali - militarizzazione, disarmo, smobilitazione, reinserimento dei rivoluzionari armati e nessun impunità per i signori della guerra.
Zahra Langhi, Piattaforma libica delle donne per la pace

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