lunedì 7 gennaio 2013

Anche noi donne abbiamo raccolto terra per la pace


Non ci può essere pace finché non tutti possono esprimere e realizzare le proprie aspirazioni in una società giusta, libera e uguale. Non ci può essere pace, mentre si oprime e si impedisce il pieno sviluppo della metà dell'umanità, le donne.

Dal 17 al 19 dicembre di 2012, 1.200 rappresentanti della società civile Colombiana hanno participato al "Foro globale di sviluppo agrario" organizzato dall'Università Nazionale e le Nazioni Unite in Colombia. Le proposte sono raccolte in questi tre giorni saranno consegnate al tavolo di colloqui fra il governo e le FARC-EP, a L'Avana.

Tra i gruppi partecipanti è stato Mujeres por la Paz - un coordinamento che nasce dalla volontà politica di organizzazioni e gruppi di donne, organizzazioni di base, organizzazioni sociali e donne di partito, di divenire soggetti nell’attuale processo di dialogo e non oggetti di patti, di essere interlocutrici, dialoganti, con voce propria e che questa voce sia presa in considerazione; cioè essere donne che trattano per un nuovo ordine, essere soggetti politici, per decostruire il patto patriarcale, per lottare per ottenere giustizia sociale per tutte e tutti le escluse e gli esclusi.

Hanno presentato al foro un un documento, “Politiche di sviluppo agrario integrale con prospettiva territoriale”, che nel contesto degli accordi tra il Governo e le FARC, raccoglie i progetti che le organizzazioni e le donne partecipanti all’Encuentro Nacional de Mujeres, hanno presentato il 3 e 4 dicembre 2012, di cui i punti principali sono:

  • Accesso alla terra.


Forse la proposta principale ha a che vedere con lo sviluppo di una riforma agraria integrale che tenga conto delle necessità delle/dei contadine/i, specialmente delle donne. Ciò significa che, per essere effettiva, questa riforma dovrà tener conto della necessità di occuparsi dei problemi dei contadini e delle contadine e specialmente impegnarsi per rompere gli squilibri di questa popolazione, delle donne in quanto lavoratrici rurali ed evitare che siano vittimizzate all’interno degli scontri tra i diversi attori armati.
 Si devono superare le barriere che impediscono alle donne di accedere alla restituzione effettiva di beni e terra, come pure la mancanza di regole e le condizioni giuridiche avverse. Si dovrebbero promuovere norme generali e transnazionali di protezione e promozione dell’accesso delle donne all’uso, la proprietà e la restituzione della terra.
E’ necessario includere l’attenzione ai diritti delle donne: riconoscere il maltrattamento e la mancanza di sicurezza e la violenza dovute alle conseguenze del conflitto armato sulle loro vite.
  • Sovranità alimentare.


E’ necessario garantire l’autonomia e sovranità alimentare delle comunità contadine, indigene e afrocolombiane; nessuna trasformazione delle campagne può avere successo se non si interviene in modo deciso sulle condizioni di vita della popolazione contadina. Ed una delle più grandi aspirazioni delle donne che vivono in ambiente rurale riguarda la stimolazione dei processi che generano capacità di autonomia e sovranità alimentare. Ciò permetterebbe modificazioni sostanziali nei loro attuali contesti e avrebbe come effetto collaterale miglioramenti negli indicatori della qualità della vita.
Per questo, più che realizzare l’inclusione nell’apparato produttivo del mercato, risulta indispensabile configurare strategie di produzione agricola su piccola scala che, oltre a garantire alle donne delle campagne i mezzi per la loro sussistenza, servano come riserva di risparmio e margine di manovra di fronte alle crisi periodiche dell’economia agro-industriale. Gli orti familiari, le fattorie, la piccola coltivazione (la cui condizione è quella di avere accesso alla terra) non solo contribuiscono al benessere delle famiglie contadine, ma anche permettono ai contadini di resistere alle crisi.
  • Rafforzamento istituzionale.

Per realizzare questo obiettivo è necessario che lo Stato colombiano implementi delle politiche sociali di rafforzamento e sostegno alle campagne. Il sostegno dello Stato non può consistere nella militarizzazione dei territori. Inoltre è fondamentale che anche il resto delle istituzioni pubbliche – nei loro diversi livelli: municipale e dipartimentale - siano presenti sul territorio e contribuiscano ai processi di normalizzazione che derivano dalla effettiva ed efficiente prestazione dei servizi sociali dello Stato e dei servizi pubblici; perciò bisogna rompere i vincoli con le elite politiche locali e gli attori armati del conflitto.
La costruzione di scuole, ospedali, spazi per la cura dei bambini e delle bambine e altre istituzioni, implica un avvicinamento del settore rurale al paese e permette l’accesso alla condizione di piena cittadinanza. Acquedotti e processi di elettrificazione devono costituire uno sforzo concreto dello Stato per modificare le condizioni di vita di contadini/e. La costruzione di strade e lo sviluppo di infrastrutture adeguate permetteranno alla popolazione contadina di comunicare con il paese e di ampliare i mercati per il commercio su piccola scala.
  • Sostegno alla campagna.

Senza dubbio, un intervento di questo tipo richiede anche di sostenere economicamente le contadine (sussidi, crediti e condono dei loro debiti), con una prospettiva di costruzione democratica e non secondo una visione assistenzialista che le converta in esercito di riserva dei gruppi armati o della forza lavoro.
Il sostegno alle campagne attraverso questi strumenti deve ripensare il modello stesso di sviluppo rurale affinché si favorisca non solo la grande agroindustria, ma anche perché si rendano possibili economie su piccola e media scala che contribuiscano agli sforzi di migliorare le condizioni di vita della popolazione rurale.
In questo senso le donne segnalano la necessità di implementare politiche di imprenditorialità e produttività che le favoriscano assegnando loro prelazione nell’accesso ai capitali, promozione di imprese e protezione di fronte alla concorrenza, come pure garanzie di sostenibilità finanziaria e tecnica di programmi che contribuiscano a questi obiettivi.
E’ anche importante garantire loro l’accesso a sussidi per la produzione e crediti volti a stabilire l’autonomia finanziaria delle donne e delle loro imprese. Soprattutto è necessario che le donne, come forza lavoro, non siano sottomesse al vergognoso disconoscimento delle loro capacità, e quindi ottenere che i loro salari siano giusti e il loro lavoro sia riconosciuto.
  •  Nuova visione del territorio.

Scommettere su un nuovo ordinamento del territorio che permetta di stabilire con chiarezza chi sono i/le proprietari/e della terra, cosa si produce, e come ciò contribuisca all’obiettivo generale del benessere dei colombiani e delle colombiane. In questo senso si tratta – attraverso strumenti catastali e censimenti con la partecipazione delle comunità e delle donne - di avanzare nella costruzione di strategie che privilegino e, in questo senso, modifichino il modello per il benessere dei cittadini e delle cittadine, e abbandonino l’impersonale criterio di ricchezza. E quindi risulti necessario stabilire chiaramente il ruolo dei terreni dello stato, delle zone di riserva e dei territori delle comunità indigenas e afro, tra le altre.
  • Partecipazione sociale e politica.

E’ specialmente necessario che socialmente si riconosca il ruolo delle donne come soggetti di diritti, che siano prese in considerazione le loro proposte e che si favorisca la loro partecipazione.
 Perciò si devono realizzare processi di rafforzamento e capacitazione che sviluppino attitudini partecipative nelle donne e nei loro gruppi, e anche costruire strategie che diffondano e permettano l’accesso ai vari strumenti giuridici costruiti per garantire i loro processi di rivendicazione della terra e di una vita degna.
Ciò non è possibile se non si inseriscono strumenti che permettano loro di verificare e vigilare sulle diverse azioni intraprese, ma nemmeno se non si stimola la loro partecipazione effettiva nei processi di formulazione di politiche attente ai loro problemi. Tutto ciò dovrà mettersi in moto per garantire che le donne possano far parte degli ambiti di partecipazione politica a livello locale e territoriale.
 In questo senso, non solo si tratta di permettere e contribuire affinché le donne controllino la gestione pubblica, ma soprattutto che abbiano accesso alle quote di partecipazione politica istituzionale sufficienti a permettere loro di portare la loro voce dalla loro pluralità, e che possano così contribuire con le loro proposte nei processi decisionali relativi a come si governano municipalità e dipartimenti.  
Solo attraverso politiche che individuino e trasformino le strutture che sono alla base delle ingiustizie e che ostacolano lo sviluppo, sarà possibile conquistare una modernità più umana, e una cittadinanza piena, nella quale i colombiani e le colombiane – specialmente nella campagna – possano finalmente vivere in pace e benessere, invece di dover soffrire.
 

La pace non è il silenzio delle armi in pubblico e in privato.
Pace significa realizzare la giustizia sociale per tutti, senza distinzione di razza, genere, religione, posizione politica o economica.
 
Significa garantire i diritti alla verità, giustizia e riparazione per tutte le vittime, sradicare la violenza come esercizio politica e la negazione dell'altro e l'altro come una pratica quotidiana.

Pace significa smilitarizzare i territori, le menti e le parole.

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